Negli ultimi anni sono stati otto in città i chioschi adibiti alla rivendita di giornali e pubblicazioni che hanno abbassato per sempre la serranda. La particolare crisi attraversata dal settore (il crollo delle vendite della stampa cartacea e altri fattori) ha fatto sì che un po’ ovunque molti operatori abbiamo scelto di gettare la spugna. Il risultato, sotto gli occhi un po’ di tutti, è anche la presenza di questi particolari manufatti abbandonati (se non già smantellati), con le aree che chiedono una riqualificazione. E proprio questa è la strada che intende percorrere l’amministrazione comunale. Lo ha detto, ieri mattina, giovedì 13 luglio, a Palazzo Cabrino, il vicesindaco e assessore al Commercio Marina Chiarelli rispondendo a una interrogazione sull’argomento presentata dalla consigliera del Gruppo misto Francesca Ricca.
«Nello scorso mese di febbraio – ha ricordato Chiarelli – dopo un incontro con alcuni operatori del settore, avevamo annunciato un bando per la riqualificazione dei chioschi delle edicole ormai in disuso e abbandonati da anni, con la possibilità di convertirli in altre attività commerciali». Una premessa: quello dell’editoria è un problema che interessa tutto il territorio nazionale: «I dati del sindacato autonomo dei giornalai evidenziano una crisi del settore che vede ormai qualcosa come il 25% dei comuni italiani rimasti senza neppure un’edicola aperta; e la maggior parte delle chiusure riguarda proprio i chioschi».
A Novara le zone precedentemente occupate da queste attività sono otto (corso Risorgimento 26/D, via Beltrami 2, corso Milano 2, via Balossini 15, via Monterosa 30, corso Vercelli 84, via Biglieri 9 e corso XXIII Marzo 285/A) e tutti i titolari della concessione di queste aree hanno comunicato la cessazione nel corso degli ultimi anni e con decorrenze diverse. Essendo, ha precisato Chiarelli, «aree di suolo pubblico dismesse precedentemente ritenute idonee al posizionamento di chioschi, sono libere da qualsiasi manufatto ad accezione di quello di via Biglieri, dove il prefabbricato è stato venduto a un altro privato, e quello di corso XXIII Marzo, dove è in atto un contenzioso sulla proprietà». Altre tre strutture (corso Cavour 4, corso Italia angolo via Ravizza e via dei Tigli 54/B) sono al momento “sospese”, ma il periodo di chiusura non dovrà superare i dodici mesi pena la decadenza della licenza e la chiusura definitiva da parte dell’amministrazione.
Sei ex chioschi sono già stati rimossi e il bando annunciato da Chiarelli, che sarà pubblicato a breve, prevederà l’assegnazione delle aree divenute libere, consentendo la possibilità di diversificare i prodotti in vendita: «I concessionari sono stati infatti invitati a presentare proposte riqualificative, ampliando l’offerta merceologica. Al momento non sono previsti contributi a fondo perduto, mentre una scontistica non farebbe che posticipare il problema. La volontà dell’amministrazione è quella di consentire a edicolanti e concessionari di continuare a lavorare». E dove non si riuscirà a collocare una nuova concessione il Comune provvederà, magari con elementi di decoro urbano.