Il rap si può fare ovunque e lo può fare chiunque. Questa sua forza è un’eredità diretta della cultura hip-hop e oggi è a disposizione delle ragazze e dei ragazzi che prendono parola nelle strade, nelle scuole, nelle comunità educative. Per questo a Nòva, lo spazio aperto alla ex caserma Passalacqua, si usa la cultura hip hop (rap, MC, writing e graffiti, break dance) come cornice pedagogica per mettere al centro i giovani, le loro parole e le loro emozioni.
Cinquanta ragazzi tra i 16 e i 30 anni hanno seguito un laboratorio, dal titolo Rap-Up, suddiviso in tre fasi e coordinato da Giuseppe Passalacqua che ha permesso loro di conoscere la storia dell’hip-hop, seguito da un intenso periodo di formazione sulla scrittura creativa, e una fase finale incentrata sulla realizzazione di brani originali e sull’organizzazione di un concerto pubblico.
Nel percorso i ragazzi hanno avuto l’occasione di confrontarsi non solo con artisti provenienti dalla scena novarese, ma anche con figure di spicco del panorama hip-hop nazionale e dell’educazione, quali Paola Zukar, manager di artisti del calibro di Marracash e Fabri Fibra, e Don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria e fondatore della comunità “Kayros”, che ha accolto e supportato alcuni tra gli artisti dominanti della scena trap come Baby Gang, Sacky e Simba La Rue.
«Il rap è profondamente educativo – afferma Passalacqua – quasi moralistico nella sua apparente brutalità di linguaggio. È pedagogico quando affronta le difficoltà della vita, quelle di cui è più difficile parlare. Ha un’essenza quasi terapeutica: permette di rielaborare le emozioni e i propri pensieri, sia per chi lo fa che per chi lo ascolta».
Il percorso è stato raccontato nel documentario Zero Storia, un racconto corale sui momenti più significativi del progetto. Gli studenti, coordinati da Serena Checcucci, insegnante dell’istituto per geometri Nervi, si sono messi in gioco come una troupe cinematografica professionale: hanno intervistato gli artisti, fotografato e filmato il percorso, scritto il soggetto, montato e prodotto oltre 150 ore di materiale audiovisivo.
«Grazie a questa esperienza, gli studenti hanno imparato a lavorare insieme, come una vera squadra di produzione, sviluppando competenze tecniche e umane che difficilmente dimenticheranno – spiega Checcucci a cui si aggiunge Pietro Favaretto, presidente di SerMais che si dice «contento che attraverso Rap -Up sempre più ragazzi abbiamo occasione di fare non solo un percorso di aggregazione ma un vero e proprio percorso educativo che dia loro la possibilità di riflettere e rielaborare passaggi delle proprie vite ma anche bisogni e desideri».
«C’è poi l’aspetto collettivo della gestione del progetto che vede contributi di diverse realtà» aggiunge Favaretto specificando che il lavoro è stato realizzato grazie al regista e sound designer Luca Bojeri, alle fotografe Annasofia Mocerino, Giorgia Cerruto e Andrea Muscio, e ai docenti che hanno supervisionato il progetto: Marcello Zampogna, Clara Ruspa, Sarah Verzì e Letizia Budano.
Il documentario sarà presentato insieme al nuovo mixtape della Supernòva Crew, intitolato “Workin”, una raccolta di 10 tracce prodotte dai ragazzi di Rap-Up in collaborazione con artisti della scena di Verbania. Sarà un’occasione per celebrare il percorso fatto e guardare al futuro con la speranza di far crescere questa comunità di giovani talenti.
“Rap up” è un progetto realizzato grazie ai contributi di SerMais e Orientamente ops con il supporto tecnico di Nòva.