A Novara il 25 Aprile non è stato sobrio, è stato giusto. E ha fatto rumore. VIDEO

Contestazioni al consigliere provinciale Gigantino. Parole importanti da Cattaneo, ma sarebbero serviti toni più coraggiosi. Il sindaco ha sorpreso ancora una volta. E ora deve decidere da che parte stare

Contro ogni invito alla sobrietà arrivato dal governo, Novara ha scelto di fare da sé. E ha fatto bene. Altro che tono basso e commemorazioni ovattate: il 25 Aprile di quest’anno è stato tra i più partecipati e sentiti degli ultimi anni. E ha fatto rumore, come deve fare la memoria viva.

Lo hanno dimostrato le contestazioni forti e convinte al consigliere provinciale Mauro Gigantino, responsabile di un intervento fuori luogo e fuori tempo. Le sue parole, offensive nei confronti della Memoria e dei caduti, sono state accolte da fischi e indignazione. Nessuna indulgenza, nessun silenzio educato: numerosi cittadini presenti hanno risposto con fermezza. (LEGGI QUI L’ARTICOLO)

Ma la giornata non è stata solo protesta. È stata anche occasione di riflessione, e soprattutto di sorprese. Perché se da un lato l’Istituto Storico della Resistenza Piero Fornara, rappresentato come quasi ogni anno dal suo presidente Paolo Cattaneo (in foto), ha tenuto un’orazione corretta ma altrettanto poco incisiva, dall’altro il sindaco Alessandro Canelli, figura di riferimento della destra novarese (e non solo), ha pronunciato un discorso lucido e orientato.

Cattaneo ha aperto il suo intervento con parole importanti: «Siamo qui per ringraziare chi ha dato la vita. Qui ci sono 1259 nomi di caduti che ci hanno regalato 80 anni di libertà, democrazia e pace». E ha ricordato come la Resistenza non sia stata appannaggio di una sola parte politica: «C’erano comunisti, socialisti, repubblicani, cattolici, liberali, monarchici, militari, preti, industriali. E c’erano le donne, le staffette, come Rina Musso, indispensabili per la Resistenza».

Il presidente dell’Istituto ha toccato anche il tema della partecipazione civica, invitando tutti a «fare politica», cioè occuparsi della propria comunità, e a non rinunciare al voto, «anche se ci possono essere ragioni per contestare il potere». Ha poi ricordato la difesa del sacerdote don Enrico Rossi da parte di Cino Moscatelli, primo sindaco comunista di Novara, nel suo primo discorso in piazza Martiri.

Sul finale, Cattaneo ha portato il discorso sull’attualità, citando papa Francesco come «unico statista seminatore di pace« e auspicando una «difesa giusta europea, oltre i nazionalismi armati».

Un intervento ricco di spunti, ma che ha lasciato addosso una sensazione di occasione mancata. L’80° della Liberazione non può essere trattato come una commemorazione qualsiasi. E da chi rappresenta la memoria storica ci si aspettava un tono più netto, più politico nel senso alto del termine. Più coraggio, insomma.

Al contrario, Canelli ha sorpreso ancora una volta. E forse anche più di quanto aveva già fatto lo scorso anno, il suo discorso è stato incisivo e profondamente ancorato ai valori della Liberazione. Ha esordito con un appello forte: la liberazione di Ahmad Djalali, detenuto in Iran da nove anni. E poi ha affermato con chiarezza che il 25 Aprile «serve a ricordare fatti tragici e il sacrificio di donne e uomini che hanno ridato all’Italia la libertà». Ma soprattutto ha aggiunto un elemento essenziale: «Il 25 Aprile ha un orizzonte prospettico. I suoi valori devono guidare l’azione individuale e collettiva anche oggi, per difenderci dalle minacce vecchie e nuove».

Canelli ha parlato di povertà economica «nemica della reale libertà delle persone», e di povertà educativa, che impedisce la crescita, la scelta, la consapevolezza. «Senza cultura e istruzione – ha detto – non c’è vera libertà. Solo così si costruisce benessere».

E ha affrontato anche un tema spinoso: le piattaforme digitali e i loro effetti sulla libertà individuale. Non solo privacy: «Le nuove tecnologie, comunque preziose, influenzano i comportamenti, plasmano le menti. C’è una nuova frontiera di lotta contro l’impoverimento intellettuale, che rischia di minare il futuro delle nuove generazioni».

Un intervento solido, lungimirante, con una visione chiara e sociale della libertà. Il tutto, però, pronunciato da un uomo che resta dirigente di un partito – la Lega – che spesso sembra distante anni luce da questi valori. Canelli parla da progressista, amministra con toni e priorità da riformista, ma milita in un partito che su scuola, diritti, immigrazione e giustizia sociale si muove su binari opposti. Il suo doppio volto politico è ormai evidente, ma quanto potrà durare? È tempo che il sindaco decida con quale delle due parti che convivono in lui vuole stare. Perché no, non sono due parti che si conciliano. E prima o poi, la scelta diventa necessaria.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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A Novara il 25 Aprile non è stato sobrio, è stato giusto. E ha fatto rumore. VIDEO

Contestazioni al consigliere provinciale Gigantino. Parole importanti da Cattaneo, ma sarebbero serviti toni più coraggiosi. Il sindaco ha sorpreso ancora una volta. E ora deve decidere da che parte stare

Contro ogni invito alla sobrietà arrivato dal governo, Novara ha scelto di fare da sé. E ha fatto bene. Altro che tono basso e commemorazioni ovattate: il 25 Aprile di quest’anno è stato tra i più partecipati e sentiti degli ultimi anni. E ha fatto rumore, come deve fare la memoria viva.

Lo hanno dimostrato le contestazioni forti e convinte al consigliere provinciale Mauro Gigantino, responsabile di un intervento fuori luogo e fuori tempo. Le sue parole, offensive nei confronti della Memoria e dei caduti, sono state accolte da fischi e indignazione. Nessuna indulgenza, nessun silenzio educato: numerosi cittadini presenti hanno risposto con fermezza. (LEGGI QUI L’ARTICOLO)

Ma la giornata non è stata solo protesta. È stata anche occasione di riflessione, e soprattutto di sorprese. Perché se da un lato l’Istituto Storico della Resistenza Piero Fornara, rappresentato come quasi ogni anno dal suo presidente Paolo Cattaneo (in foto), ha tenuto un’orazione corretta ma altrettanto poco incisiva, dall’altro il sindaco Alessandro Canelli, figura di riferimento della destra novarese (e non solo), ha pronunciato un discorso lucido e orientato.

Cattaneo ha aperto il suo intervento con parole importanti: «Siamo qui per ringraziare chi ha dato la vita. Qui ci sono 1259 nomi di caduti che ci hanno regalato 80 anni di libertà, democrazia e pace». E ha ricordato come la Resistenza non sia stata appannaggio di una sola parte politica: «C’erano comunisti, socialisti, repubblicani, cattolici, liberali, monarchici, militari, preti, industriali. E c’erano le donne, le staffette, come Rina Musso, indispensabili per la Resistenza».

Il presidente dell’Istituto ha toccato anche il tema della partecipazione civica, invitando tutti a «fare politica», cioè occuparsi della propria comunità, e a non rinunciare al voto, «anche se ci possono essere ragioni per contestare il potere». Ha poi ricordato la difesa del sacerdote don Enrico Rossi da parte di Cino Moscatelli, primo sindaco comunista di Novara, nel suo primo discorso in piazza Martiri.

Sul finale, Cattaneo ha portato il discorso sull’attualità, citando papa Francesco come «unico statista seminatore di pace« e auspicando una «difesa giusta europea, oltre i nazionalismi armati».

Un intervento ricco di spunti, ma che ha lasciato addosso una sensazione di occasione mancata. L’80° della Liberazione non può essere trattato come una commemorazione qualsiasi. E da chi rappresenta la memoria storica ci si aspettava un tono più netto, più politico nel senso alto del termine. Più coraggio, insomma.

Al contrario, Canelli ha sorpreso ancora una volta. E forse anche più di quanto aveva già fatto lo scorso anno, il suo discorso è stato incisivo e profondamente ancorato ai valori della Liberazione. Ha esordito con un appello forte: la liberazione di Ahmad Djalali, detenuto in Iran da nove anni. E poi ha affermato con chiarezza che il 25 Aprile «serve a ricordare fatti tragici e il sacrificio di donne e uomini che hanno ridato all’Italia la libertà». Ma soprattutto ha aggiunto un elemento essenziale: «Il 25 Aprile ha un orizzonte prospettico. I suoi valori devono guidare l’azione individuale e collettiva anche oggi, per difenderci dalle minacce vecchie e nuove».

Canelli ha parlato di povertà economica «nemica della reale libertà delle persone», e di povertà educativa, che impedisce la crescita, la scelta, la consapevolezza. «Senza cultura e istruzione – ha detto – non c’è vera libertà. Solo così si costruisce benessere».

E ha affrontato anche un tema spinoso: le piattaforme digitali e i loro effetti sulla libertà individuale. Non solo privacy: «Le nuove tecnologie, comunque preziose, influenzano i comportamenti, plasmano le menti. C’è una nuova frontiera di lotta contro l’impoverimento intellettuale, che rischia di minare il futuro delle nuove generazioni».

Un intervento solido, lungimirante, con una visione chiara e sociale della libertà. Il tutto, però, pronunciato da un uomo che resta dirigente di un partito – la Lega – che spesso sembra distante anni luce da questi valori. Canelli parla da progressista, amministra con toni e priorità da riformista, ma milita in un partito che su scuola, diritti, immigrazione e giustizia sociale si muove su binari opposti. Il suo doppio volto politico è ormai evidente, ma quanto potrà durare? È tempo che il sindaco decida con quale delle due parti che convivono in lui vuole stare. Perché no, non sono due parti che si conciliano. E prima o poi, la scelta diventa necessaria.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore