A Vignale l’80° anniversario dei “Tredici Martiri, «giovani che avevano scelto la parte da non stare»

Questa mattina nella frazione alle porte del capoluogo la tradizionale cerimonia commemorativa con la partecipazione delle autorità civili e militari. L'importanza del ricordo nelle parole dell'assessore Rocco Zoccali e di Angela Maria Moretto, nipote di uno degli uccisi

Sono trascorsi 80 anni. Una vita, se si vuole prendere in considerazione il traguardo delle moderne speranze di sopravvivenza, ma il ricordo deve restare immutato da parte di tutti. Stamattina, domenica 25 agosto, l’anniversario dei “Tedici Martiri” di Vignale è stato ricordato con le consuete cerimonie, fra i ponti della Statale e quello della ferrovia, dove nell’agosto del 1944 vennero fucilati Renato Crestanini, Giovanni e Natale Diotti, Fausto Gatti, Igino Mancini, Secondo Passera, Erminio Sara, Orione e Spartaco Berto, Antonio Denti, Pietro Molinari, Giuseppe Schiorlini e Angelo Saini, tutti all’epoca minorenni, per essersi rifiutati di arruolarsi tra le forze della repubblica di Salò.


«Un tragico episodio che colpì il quartiere della nostra città – ha detto l’assessore Rocco Zoccali, intervenuto a rappresentare l’amministrazione cittadina – che celebriamo ogni anno per tenere vivo il ricordo della nostra storia. Una pagina di dolore e di sacrificio di giovani che credevano nella libertà e nei diritti fino all’estremo sacrificio. Un fatto terribile e inaccettabile, che ancora oggi ci porta a una riflessione su quello che ci circonda, sulle battaglie di civiltà che stiamo combattendo ancora oggi quotidianamente».


Non con le armi, ha aggiunto, «ma con la forza dei nostri pensieri e valori. Quel gesto estremo deve essere un esempio per noi e per i nostri giovani, per le future generazioni, quelli che questo episodio dovranno conoscerlo e ricordarlo e mantenerlo. Perché il prezzo della libertà è stato altissimo e non si può dimenticare. Tutto quello che possediamo oggi è stato frutto di sacrifici estremi da parte di molti. Un passato che deve rimanere nella nostra testa. Dalla storia e dalla memoria possiamo imparare molto, sacrifici che ci hanno portato la libertà e la democrazia, concetti mai scontati».


Significativo poi il fatto che l’orazione ufficiale sia stata tenuta da Angela Maria Moretto, socia Anpi e nipote di uno dei “martiri”, Angelo Saini: «Io sono nata nell’agosto di dieci anni dopo quel 1944 – ha detto – ma è come se fossi presente a quanto accadde. Il fratello di mia madre doveva essere mio zio e in un certo senso lo è stato comunque. Ho conosciuto episodi della sua vita che me lo hanno reso presente come un congiunto lontano. Ho vissuto la sua presenza come un esempio da seguire, un monito per fare il meglio. I miei nonni, suoi genitori, si sono portati questo dolore sino alla fine dei loro giorni; mia madre, allora tredicenne e ancora oggi vivente, ricorda quella vicenda come se fosse successa ieri. Io stessa, fin da bambina, ho partecipato a questa commemorazione. Per me l’arrivo ogni anno della fine di agosto è stata a volte una sofferenza, ma continuerà a esserci finché potrò. Sarà il mio modo di essere “resistente”. Onoriamo i renitenti alla leva fascista di Salò con questo termine».


Per Angela Maria Moretto «oggi non commemoriamo semplicemente dei morti innocenti, ma un vero e proprio atto di “resistenza”. Se fosse stato un atto neutro, insignificante, non sarebbe costato così tanto. I rischi erano ben chiari nella mente di tutti. Non so se mio zio e gli altri avessero chiaramente scelto di non agire e se stessero aspettando di seguire i partigiani. Di sicuro sapevano la parte da non stare».

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Luca Mattioli

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