Era arrivato a casa, aveva spinto la moglie sul divano e poi l’aveva costretta a subire un rapporto. Era successo almeno un’altra volta. Ma la loro burrascosa relazione, durata un paio d’anni, era stata costellata anche di ingiurie, minacce (anche di morte), percosse. Lei aveva sopportato tutto – anche la violenza non era stata subito denunciata – ma un giorno, quando lui le aveva aggiunto problemi a problemi guidando la sua macchina e facendosi bloccare senza patente, allora aveva deciso di recarsi in caserma. Una storia di vessazioni che si è chiusa ieri (martedì) con la condanna a 9 anni e 2 mesi di carcere per un quarantenne residente a Castelletto Ticino, processato per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. I giudici hanno inflitto una pena di gran lunga superiore ai 5 anni e 8 mesi chiesti dal pubblico ministero. La difesa dell’imputato, invece, aveva chiesto l’assoluzione ritenendo contraddittorio il racconto della donna, e non provati i fatti.
I due si erano conosciuti nel 2018 e poco dopo erano andati a convivere e poi si erano sposati. Come in tante storie simili, all’inizio erano rose e fiori. Col passare dei mesi, invece, la situazione in casa era diventata pesante, complice anche l’uso di sostanze alcoliche. Secondo quanto ha denunciato la moglie dell’imputato, lui la strattonava, la spingeva contro il muro, le diceva spesso: «Sei una prostituta», o la minacciava: «Se mi lasci, ti uccido». L’abuso sarebbe avvenuto nel settembre di sei anni fa, quando lei era stata costretta a subire un rapporto e poi era scappata in strada. I vicini l’avevano trovata sotto choc. Era stata anche portata al pronto soccorso ma in quel momento lei non aveva detto nulla di quanto era accaduto, parlando solamente di violenze verbali.
Solo successivamente, dopo qualche confidenza alla madre, aveva deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine.