Addio a Ugo Paffoni, imprenditore e uomo di basket

Addio a Ugo Paffoni, imprenditore e uomo di basket. Ugo Paffoni è morto nella serata di ieri, mercoledì 11 novembre, a Pettenasco nella sua abitazione; aveva 75 anni e stava combattendo una battaglia.

Paffoni, un cognome legato al mondo dell’imprenditoria, con l’azienda di famiglia produttrice di rubinetti esportati a livello internazionale. Ma per gli appassionati di sport e di basket, il rimando immediato è quello alla palla a spicchi: Ugo Paffoni è stato accanto alla Fulgor Basket per 14 anni, ricoprendo per più di dieci la carica di presidente ed è anche stato fra i principali sostenitori. Era un uomo di sport, pronto a gioire davanti alle vittorie, a quella in Coppa Italia per esempio (nella foto. Foto Fulgor Basket), ad essere triste di fronte alle sconfitte, come la retrocessione in B. Con lui il basket ha toccato i massimi vertici con gli anni in A2.

 

 

«E’ un giorno triste. Nero, come l’umore di tutti. E’ il giorno più cupo della storia della Fulgor. Se n’è andato il nostro presidente, Ugo Paffoni. Vinto da un male incurabile che lo ha portato via in poche settimane. Non ci sono parole per esprimere quello che sentiamo tutti. Tifosi, dirigenti, allenatori, giocatori, vecchi e nuovi.
Oggi c’è un vuoto enorme, in ognuno di noi», scrive la società del Vco sul proprio profilo Facebook. «In questi 14 anni, il mondo della pallacanestro ha scoperto un uomo straordinario. Entrato in punta di piedi, Ugo Paffoni è diventato un punto di riferimento, un simbolo, un’icona. Ha legato in maniera indissolubile il suo nome a quello della nostra società. E’ stato un padre buono, comprensivo, innamoratissimo della Fulgor. Una passione sconfinata la sua, cresciuta giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Ha vinto, forse meno di quello che avrebbe meritato. La sua gioia da bambino a Castellanza, con il giro di campo insieme al suo amatissimo Matteo Bertolazzi, la sua felicità a Jesi e Porto San Giorgio, la sua delusione dopo la retrocessione e le finali perse, sono istantanee che rimarranno nei nostri ricordi. La Fulgor è cresciuta con lui, è cresciuta grazie a lui, è diventata quello che è grazie a lui».

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Addio a Ugo Paffoni, imprenditore e uomo di basket

Addio a Ugo Paffoni, imprenditore e uomo di basket. Ugo Paffoni è morto nella serata di ieri, mercoledì 11 novembre, a Pettenasco nella sua abitazione; aveva 75 anni e stava combattendo una battaglia.

Paffoni, un cognome legato al mondo dell’imprenditoria, con l’azienda di famiglia produttrice di rubinetti esportati a livello internazionale. Ma per gli appassionati di sport e di basket, il rimando immediato è quello alla palla a spicchi: Ugo Paffoni è stato accanto alla Fulgor Basket per 14 anni, ricoprendo per più di dieci la carica di presidente ed è anche stato fra i principali sostenitori. Era un uomo di sport, pronto a gioire davanti alle vittorie, a quella in Coppa Italia per esempio (nella foto. Foto Fulgor Basket), ad essere triste di fronte alle sconfitte, come la retrocessione in B. Con lui il basket ha toccato i massimi vertici con gli anni in A2.

 

 

«E’ un giorno triste. Nero, come l’umore di tutti. E’ il giorno più cupo della storia della Fulgor. Se n’è andato il nostro presidente, Ugo Paffoni. Vinto da un male incurabile che lo ha portato via in poche settimane. Non ci sono parole per esprimere quello che sentiamo tutti. Tifosi, dirigenti, allenatori, giocatori, vecchi e nuovi.
Oggi c’è un vuoto enorme, in ognuno di noi», scrive la società del Vco sul proprio profilo Facebook. «In questi 14 anni, il mondo della pallacanestro ha scoperto un uomo straordinario. Entrato in punta di piedi, Ugo Paffoni è diventato un punto di riferimento, un simbolo, un’icona. Ha legato in maniera indissolubile il suo nome a quello della nostra società. E’ stato un padre buono, comprensivo, innamoratissimo della Fulgor. Una passione sconfinata la sua, cresciuta giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Ha vinto, forse meno di quello che avrebbe meritato. La sua gioia da bambino a Castellanza, con il giro di campo insieme al suo amatissimo Matteo Bertolazzi, la sua felicità a Jesi e Porto San Giorgio, la sua delusione dopo la retrocessione e le finali perse, sono istantanee che rimarranno nei nostri ricordi. La Fulgor è cresciuta con lui, è cresciuta grazie a lui, è diventata quello che è grazie a lui».

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