Addio al test d’ingresso per la facoltà di Medicina. Cirio esulta, Rossi: «Il numero chiuso resta»

Stop al test di ingresso per la Facoltà di Medicina: si entrerà dopo un semestre ad accesso libero, al termine del quale verrà stabilita una graduatoria nazionale, tenendo in considerazione gli esami fatti che saranno uniformi per tutti. La novità è stata presentata in Senato dal presidente della commissione Istruzione e il governo spera di introdurrla già dall’anno accademico 2025-2026. I posti arriveranno a 25 mila, oggi sono circa 20mila.

Il proseguimento degli studi al secondo semestre sarà, però, condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo semestre e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale. Per gli studenti che non superano la selezione per il secondo semestre, sarà possibile utilizzare i crediti formativi acquisiti nei primi sei mesi per iscriversi ad altri corsi di laurea, offrendo così una seconda chance senza la perdita dell’anno accademico.

La proposta riguarda anche i corsi di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina veterinaria. Il testo è stato approvato dalla Commissione Istruzione del Senato poi dovrà in aula e in seguito alla Camera.

«L’abolizione del numero chiuso a medicina è un grande risultato, frutto della battaglia che anche il Piemonte ha portato avanti in Conferenza delle Regioni perché abbiamo urgente bisogno di medici e non ha senso imporre lo sbarramento a chi vuole provare a diventarlo – afferma il governatore Alberto Cirio -. Ringrazio il governo e in particolare il ministro Anna Maria berini perché finalmente siamo nelle condizioni di affrontare la grave carenza di questi professionisti e rispondere ai bisogni di cura delle nostre comunità».

Replica il consigliere novarese del Pd, Domenico Rossi: «Il presidente Cirio si è precipitato a giubilare la riforma, ma lo ha fatto così in fretta che non si è preso il tempo di leggerla. Ci troviamo, in realtà, di fronte all’inizio di un percorso lungo, che prevede diversi passaggi, ma una cosa pare certa: non c’è alcuna abolizione del numero chiuso, ma solo una modifica delle modalità di selezione. Scelta condivisibile, ma che non ha nulla a che vedere con i posti disponibili. Ci saranno 25mila posti contro i 20mila dell’anno precedente, ma il numero chiuso rimane». Secondo Rossi questa «è una riforma che, al contrario di quanto dichiarato da Cirio, non ha nulla a che vedere con la crisi di vocazione che colpisce alcune specializzazioni. Quest’ultima è, infatti, una scelta che viene fatta dopo la laurea in medicina e l’abolizione del test di ingresso non garantisce che più persone sceglieranno le specialità oggi maggiormente disertate, come ad esempio quella di medicina d’urgenza, ma non solo».

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Stop al test di ingresso per la Facoltà di Medicina: si entrerà dopo un semestre ad accesso libero, al termine del quale verrà stabilita una graduatoria nazionale, tenendo in considerazione gli esami fatti che saranno uniformi per tutti. La novità è stata presentata in Senato dal presidente della commissione Istruzione e il governo spera di introdurrla già dall'anno accademico 2025-2026. I posti arriveranno a 25 mila, oggi sono circa 20mila.

Il proseguimento degli studi al secondo semestre sarà, però, condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo semestre e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale. Per gli studenti che non superano la selezione per il secondo semestre, sarà possibile utilizzare i crediti formativi acquisiti nei primi sei mesi per iscriversi ad altri corsi di laurea, offrendo così una seconda chance senza la perdita dell'anno accademico.

La proposta riguarda anche i corsi di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina veterinaria. Il testo è stato approvato dalla Commissione Istruzione del Senato poi dovrà in aula e in seguito alla Camera.

«L'abolizione del numero chiuso a medicina è un grande risultato, frutto della battaglia che anche il Piemonte ha portato avanti in Conferenza delle Regioni perché abbiamo urgente bisogno di medici e non ha senso imporre lo sbarramento a chi vuole provare a diventarlo - afferma il governatore Alberto Cirio -. Ringrazio il governo e in particolare il ministro Anna Maria berini perché finalmente siamo nelle condizioni di affrontare la grave carenza di questi professionisti e rispondere ai bisogni di cura delle nostre comunità».

Replica il consigliere novarese del Pd, Domenico Rossi: «Il presidente Cirio si è precipitato a giubilare la riforma, ma lo ha fatto così in fretta che non si è preso il tempo di leggerla. Ci troviamo, in realtà, di fronte all'inizio di un percorso lungo, che prevede diversi passaggi, ma una cosa pare certa: non c'è alcuna abolizione del numero chiuso, ma solo una modifica delle modalità di selezione. Scelta condivisibile, ma che non ha nulla a che vedere con i posti disponibili. Ci saranno 25mila posti contro i 20mila dell'anno precedente, ma il numero chiuso rimane». Secondo Rossi questa «è una riforma che, al contrario di quanto dichiarato da Cirio, non ha nulla a che vedere con la crisi di vocazione che colpisce alcune specializzazioni. Quest'ultima è, infatti, una scelta che viene fatta dopo la laurea in medicina e l'abolizione del test di ingresso non garantisce che più persone sceglieranno le specialità oggi maggiormente disertate, come ad esempio quella di medicina d'urgenza, ma non solo».

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