Domani, giovedì 24 aprile, a mezzogiorno, davanti all’ingresso di Palazzo Cabrino, il sindaco Alessandro Canelli e la responsabile del Gruppo Italia 046 di Novara di Amnesty International, Franca Di Franco, ricorderanno i 9 anni trascorsi dall’arresto di Ahmadreza Djalali, di fronte allo striscione appeso sulla parete del Comune alcuni giorni fa. Il ricercatore iraniano, che ha lavorato anche per l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, si trova nel carcere di Evin dal 2016, dopo essere stato arrestato e condannato a morte per spionaggio attraverso un processo fazioso.
Nel mese di gennaio, il consiglio comunale di Novara aveva approvato all’unanimità una mozione presentata dalle minoranze per chiedere di mettere in atto tutte le possibili iniziative per la scarcerazione di Djalali e garantire migliori condizioni di detenzione anche attraverso contatti con le autorità italiane e iraniane.
Già diversi enti, istituzioni e personalità ne hanno chiesto il rilascio ritenendo le accuse infondate e sono già state raccolte 311.596 firme per la sua liberazione e 134 premi Nobel hanno scritto alla guida suprema Ali Khamenei. Nel messaggio diffuso da Amnesty International lo scorso 14 gennaio, giorno del suo 53esimo compleanno, il ricercatore affermava: «Sono Ahmadreza Djalali, oggi è il 14 gennaio 2025, il mio 53esimo compleanno. Sono passati otto anni e nove mesi da quando sono detenuto nel carcere di Evin, in Iran. 3.185 giorni senza interruzioni, dentro una cella orribile. Recentemente la mia famiglia ha passato il suo nono Natale e inizio dell’anno senza di me. Mio figlio aveva solo 4 anni quando sono entrato in carcere e ora ne ha 13».