Al sacrario si commemora il 175° anniversario della Bicocca. «Salviamo i siti della battaglia»

L'evento bellico che concluse la Prima guerra d'indipendenza ricordato dal sindaco Canelli e dal prefetto Garsia. Dallo storico Cirri un grido d'allarme per la situazione in cui versano diversi siti e per le infiltrazioni d'acqua che potrebbero danneggiare lo stesso monumento simbolo

Novara ha commemorato ancora una volta la “sua” battaglia. Nel 175° anniversario dello sfortunato evento bellico che pose fine alla Prima guerra d’indipendenza italiana, autorità civili e militari si sono ritrovate ancora una volta questa mattina all’Ossario di corso XXIII Marzo per commemorare i caduti di entrambi gli schieramenti. Una cerimonia semplice, nel solco di una sobria ma sempre partecipata tradizione, impreziosita quest’anno dalla presenza per la prima volta di un picchetto di Lancieri del Reggimento Nizza Cavalleria, oggi inquadrati nella Brigata Taurinense, reparto dell’allora Armata Sarda che nel 1849 venne impiegato nel fatto d’arme svoltosi alla periferia sud-orientale della città.

Dopo la deposizione di una corona d’alloro all’interno del munumento, il parroco del quartiere, don Andrea Mancin, ha celebrato la funzione eucaristica in ricordo dei caduti, Nell’omelia ha inizialmente commentato la prima lettura dell’Antico Testamento, una pagina del profeta Isaia, invocando la giustizia, incentrata non più nella condizione in cui stava vivendo in quel momento il popolo ebraico schiavo a Babilonia, quanto sul ritorno in patria, ricostruire la propria identità, la memoria, le relazioni. Il centro d’interesse «non è più quello della sofferenza, della persecuzione, dell’esilio, ma il ristabilimento delle istituzioni, religiose, sociali e civili». Quella della ricostruzione del proprio Paese è un’esperienza nota a tanti popoli nella storia, anche il nostro attraverso l’epopea risorgimentale, e di stratta attualità ancora oggi.


Nel suo intervento il sindaco Alessandro Canelli si è rivolto in particolare a una rappresentanza dei ragazzi della scuola Fornara – Ossola, ricordando l’importanza della battaglia nella storia di Novara: «Qui, anche se ci fu una sconfitta, iniziò il periodo, si posero le basi per iniziare quel percorso che avrebbe portato all’Unità d’Italia. Una sconfitta che si è trasformata in una vittoria per tutti». Alle sue parole si sono unite quelle del prefetto Francesco Garsia, che ha sottolineato come, proprio per il suo esito, negli anni immediatamente successivi la battaglia del 23 marzo 1849 non fu ricordata molto volentieri: «Prevaleva una sorta di fallimento, però per fortuna il tempo passa e il processo di storicizzazione dei fatti aiuta, finendo per assumere quei connotati di opportunità che questo evento bellico ha rappresentato. Le intenzioni erano buone ma i tempi non ancora maturi».


Le conclusioni sono state ancora una volta affidate a Paolo Cirri, presidente dell’associazione Amici del Parco della Battaglia, nonché massimo esperto di storia risorgimentale che, oltre a narrare alcuni episodi militari dell’epoca (compreso l’impiego operativo del Nizza Cavalleria), ha posto l’accento sulla difficile situazione in cui si trovano alcuni siti storici della battaglia: «Un allarme – ha detto – nei confronti di alcune cascine prossime al crollo. Purtroppo il Comune non può intervenire essendo proprietà private; un errore fu quello di non vincolarle quanto si poteva farlo. Però bisogna fare qualcosa per salvare questi edifici, vere testimonianze storiche. Lo stesso Ossario necessita di diversi interventi, però una sollecitazione la faccio; e riguarda le infiltrazioni d’acqua dovute a un terreno non in grado di assorbire adeguatamente le forti precipitazioni e che danneggia le strutture dello stesso monumento».

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Al sacrario si commemora il 175° anniversario della Bicocca. «Salviamo i siti della battaglia»

L’evento bellico che concluse la Prima guerra d’indipendenza ricordato dal sindaco Canelli e dal prefetto Garsia. Dallo storico Cirri un grido d’allarme per la situazione in cui versano diversi siti e per le infiltrazioni d’acqua che potrebbero danneggiare lo stesso monumento simbolo

Novara ha commemorato ancora una volta la “sua” battaglia. Nel 175° anniversario dello sfortunato evento bellico che pose fine alla Prima guerra d’indipendenza italiana, autorità civili e militari si sono ritrovate ancora una volta questa mattina all’Ossario di corso XXIII Marzo per commemorare i caduti di entrambi gli schieramenti. Una cerimonia semplice, nel solco di una sobria ma sempre partecipata tradizione, impreziosita quest’anno dalla presenza per la prima volta di un picchetto di Lancieri del Reggimento Nizza Cavalleria, oggi inquadrati nella Brigata Taurinense, reparto dell’allora Armata Sarda che nel 1849 venne impiegato nel fatto d’arme svoltosi alla periferia sud-orientale della città.

Dopo la deposizione di una corona d’alloro all’interno del munumento, il parroco del quartiere, don Andrea Mancin, ha celebrato la funzione eucaristica in ricordo dei caduti, Nell’omelia ha inizialmente commentato la prima lettura dell’Antico Testamento, una pagina del profeta Isaia, invocando la giustizia, incentrata non più nella condizione in cui stava vivendo in quel momento il popolo ebraico schiavo a Babilonia, quanto sul ritorno in patria, ricostruire la propria identità, la memoria, le relazioni. Il centro d’interesse «non è più quello della sofferenza, della persecuzione, dell’esilio, ma il ristabilimento delle istituzioni, religiose, sociali e civili». Quella della ricostruzione del proprio Paese è un’esperienza nota a tanti popoli nella storia, anche il nostro attraverso l’epopea risorgimentale, e di stratta attualità ancora oggi.


Nel suo intervento il sindaco Alessandro Canelli si è rivolto in particolare a una rappresentanza dei ragazzi della scuola Fornara – Ossola, ricordando l’importanza della battaglia nella storia di Novara: «Qui, anche se ci fu una sconfitta, iniziò il periodo, si posero le basi per iniziare quel percorso che avrebbe portato all’Unità d’Italia. Una sconfitta che si è trasformata in una vittoria per tutti». Alle sue parole si sono unite quelle del prefetto Francesco Garsia, che ha sottolineato come, proprio per il suo esito, negli anni immediatamente successivi la battaglia del 23 marzo 1849 non fu ricordata molto volentieri: «Prevaleva una sorta di fallimento, però per fortuna il tempo passa e il processo di storicizzazione dei fatti aiuta, finendo per assumere quei connotati di opportunità che questo evento bellico ha rappresentato. Le intenzioni erano buone ma i tempi non ancora maturi».


Le conclusioni sono state ancora una volta affidate a Paolo Cirri, presidente dell’associazione Amici del Parco della Battaglia, nonché massimo esperto di storia risorgimentale che, oltre a narrare alcuni episodi militari dell’epoca (compreso l’impiego operativo del Nizza Cavalleria), ha posto l’accento sulla difficile situazione in cui si trovano alcuni siti storici della battaglia: «Un allarme – ha detto – nei confronti di alcune cascine prossime al crollo. Purtroppo il Comune non può intervenire essendo proprietà private; un errore fu quello di non vincolarle quanto si poteva farlo. Però bisogna fare qualcosa per salvare questi edifici, vere testimonianze storiche. Lo stesso Ossario necessita di diversi interventi, però una sollecitazione la faccio; e riguarda le infiltrazioni d’acqua dovute a un terreno non in grado di assorbire adeguatamente le forti precipitazioni e che danneggia le strutture dello stesso monumento».

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