Ampliamento del Cim, i pernatesi insorgono: «Pressati dallo sviluppatore, vogliamo risposte dal Comune»

Cittadini e referenti del Comitato per Pernate sono stati ascoltati durante la commissione consigliare

L’ampliamento del Cim (il centro intermodale merci situato tra Sant’Agabio e Pernate, ben visibile dalla tangenziale) è un dato di fatto e lo sviluppo guarda verso gli 850 mila metri quadrati di terreno a nord dell’abitato di Pernate. Da quasi vent’anni l’omonimo Comitato si occupa della tutela e della salvaguardia ambientale di quell’area.

Nella commissione consiliare di ieri, 16 marzo, i referenti del Comitato sono tornati a chiedere al Comune «la revisione del Piano regolatore affinché la zona denominata T3B torni a essere a destinazione agricola così da non poter essere autorizzata alcuna costruzione. Chiediamo di attuare una moratoria sulle nuove realizzazioni, che vanno ad alterare il profilo idrogeologico, fino alla effettiva messa in sicurezza dell’intero areale, e di tutelare le falde acquifere che hanno perso più del 40% della portata a causa delle impermeabilizzazioni del Cim». Nella stessa seduta i referenti hanno anche chiesto a che punto si trovi il progetto di allargamento del polo logistico e quali siano le intenzioni dell’amministrazione comunale ricordando che «dall’estate del 2020 e per tutto il 2021 il Comitato per Pernate ha raccolto, tra cartacee e on line, 745 firme di cittadini. La campagna si è conclusa con un convegno lo scorso novembre che ha portato alla stesura di un manifesto».

Tra i presenti, un cittadino in particolare, Fabrizio Fregonara, ha punto il dito sia contro Cim: «Lo sviluppatore ha chiesto a noi proprietari dei terreni di vendere (i proprietari sono circa un centinaio, ndr) dichiarando di poter espropriare nel caso in cui non dovessimo accettare: ho una coda di persone che possono testimoniare quello che dico. Senza dimenticare che il 70% dei pernatesi i propri terreni li ha venduti proprio a Cim». E poi rivolgendosi direttamente ai consiglieri: «Voi non garantite un corretto processo, non c’è un interlocutore serio che dà garanzie: se davvero Cim assicurasse 1500 posti di lavoroveri, io il terreno lo regalerei. Vi manca coraggio e una visione del futuro».

Un’altra residente, Sandra Curini, ha fatto sentire la propria voce: «Speravo di arrivare qui e poter vedere un piano stilato dal Comune, invece nulla – ha affermato -. Al sindaco, che mi ha invitata a presenziare alla commissione, ho scritto nei giorni scorsi rimarcando la mia preoccupazione: ho appreso delle intenzione dell’ampliamento della zona logistica: vent’anni fa ho acquistato la mia casa anche per la vista sul Monte Rosa, ora cosa succederà? Lui ha risposto che l’interesse dell’azienda è ormai noto e il compito dell’amministrazione è di verificare che tutto avvenga nel rispetto delle regole del Prg, rendendo l’insediamento il più indolore possibile per la cittadinanza. Ha anche scritto che il Comune sta lavorando per le compensazioni ambientali, ma anche per migliorare la qualità della vita dei residenti».

A rispondere è stato l’assessore all’Urbanistica Walter Mattiuz: «Nel nostro programma elettorale abbiamo indicato quattro punti di sviluppo della logistica tra cui quello del Cim anche alla luce del fatto che nel 2004 è stato deciso che quell’area doveva essere destinata alla sola logistica. Un sondaggio recente ha verificato che solamente il 35% dei pernatesi vogliono che i terreni in questione rimangano agricoli. Abbiamo contattato la Regione per capire i termini per la salvaguardia ambientale e ne è scaturito uno studio dell’università di Pavia che dà indicazione di tutela idrogeologica sia in caso di sviluppo industriale sia per il mantenimento agricolo. Terremo conto degli appelli dei cittadini, ma il nostro unico compito è quello di far rispettare il Prg. Oltre al fatto che la nostra volontà politica è sempre stata rivolta a uno sviluppo logistico e non l’abbiamo mai negato».

«Questo tema non riguarda solo Pernate ma tutta la città – ha commentato il consigliere del Pd, Rossano Pirovano -. Anch’io oggi mi sarei aspettato una presa di posizione di posizione da parte dell’amministrazione comunale».

«Questa situazione rivendica più trasparenza – ha detto il capogruppo dei 5 Stelle, Mario Iacopino -. Se il Comune ha voluto puntare sulla logistica, adesso deve monitorare l’impatto ambientale. Il Comune ha guadagnato 6 milioni di euro dalla vendita delle quote del Cim: abbiamo terreni agricoli di pregio, pensiamo al futuro in modo sostenibile».

[In foto Paolo Manenti, reerente del Comitato per Pernate, durante la commissione]

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Ampliamento del Cim, i pernatesi insorgono: «Pressati dallo sviluppatore, vogliamo risposte dal Comune»

Cittadini e referenti del Comitato per Pernate sono stati ascoltati durante la commissione consigliare

L’ampliamento del Cim (il centro intermodale merci situato tra Sant’Agabio e Pernate, ben visibile dalla tangenziale) è un dato di fatto e lo sviluppo guarda verso gli 850 mila metri quadrati di terreno a nord dell’abitato di Pernate. Da quasi vent’anni l’omonimo Comitato si occupa della tutela e della salvaguardia ambientale di quell’area.

Nella commissione consiliare di ieri, 16 marzo, i referenti del Comitato sono tornati a chiedere al Comune «la revisione del Piano regolatore affinché la zona denominata T3B torni a essere a destinazione agricola così da non poter essere autorizzata alcuna costruzione. Chiediamo di attuare una moratoria sulle nuove realizzazioni, che vanno ad alterare il profilo idrogeologico, fino alla effettiva messa in sicurezza dell’intero areale, e di tutelare le falde acquifere che hanno perso più del 40% della portata a causa delle impermeabilizzazioni del Cim». Nella stessa seduta i referenti hanno anche chiesto a che punto si trovi il progetto di allargamento del polo logistico e quali siano le intenzioni dell’amministrazione comunale ricordando che «dall’estate del 2020 e per tutto il 2021 il Comitato per Pernate ha raccolto, tra cartacee e on line, 745 firme di cittadini. La campagna si è conclusa con un convegno lo scorso novembre che ha portato alla stesura di un manifesto».

Tra i presenti, un cittadino in particolare, Fabrizio Fregonara, ha punto il dito sia contro Cim: «Lo sviluppatore ha chiesto a noi proprietari dei terreni di vendere (i proprietari sono circa un centinaio, ndr) dichiarando di poter espropriare nel caso in cui non dovessimo accettare: ho una coda di persone che possono testimoniare quello che dico. Senza dimenticare che il 70% dei pernatesi i propri terreni li ha venduti proprio a Cim». E poi rivolgendosi direttamente ai consiglieri: «Voi non garantite un corretto processo, non c’è un interlocutore serio che dà garanzie: se davvero Cim assicurasse 1500 posti di lavoroveri, io il terreno lo regalerei. Vi manca coraggio e una visione del futuro».

Un’altra residente, Sandra Curini, ha fatto sentire la propria voce: «Speravo di arrivare qui e poter vedere un piano stilato dal Comune, invece nulla – ha affermato -. Al sindaco, che mi ha invitata a presenziare alla commissione, ho scritto nei giorni scorsi rimarcando la mia preoccupazione: ho appreso delle intenzione dell’ampliamento della zona logistica: vent’anni fa ho acquistato la mia casa anche per la vista sul Monte Rosa, ora cosa succederà? Lui ha risposto che l’interesse dell’azienda è ormai noto e il compito dell’amministrazione è di verificare che tutto avvenga nel rispetto delle regole del Prg, rendendo l’insediamento il più indolore possibile per la cittadinanza. Ha anche scritto che il Comune sta lavorando per le compensazioni ambientali, ma anche per migliorare la qualità della vita dei residenti».

A rispondere è stato l’assessore all’Urbanistica Walter Mattiuz: «Nel nostro programma elettorale abbiamo indicato quattro punti di sviluppo della logistica tra cui quello del Cim anche alla luce del fatto che nel 2004 è stato deciso che quell’area doveva essere destinata alla sola logistica. Un sondaggio recente ha verificato che solamente il 35% dei pernatesi vogliono che i terreni in questione rimangano agricoli. Abbiamo contattato la Regione per capire i termini per la salvaguardia ambientale e ne è scaturito uno studio dell’università di Pavia che dà indicazione di tutela idrogeologica sia in caso di sviluppo industriale sia per il mantenimento agricolo. Terremo conto degli appelli dei cittadini, ma il nostro unico compito è quello di far rispettare il Prg. Oltre al fatto che la nostra volontà politica è sempre stata rivolta a uno sviluppo logistico e non l’abbiamo mai negato».

«Questo tema non riguarda solo Pernate ma tutta la città – ha commentato il consigliere del Pd, Rossano Pirovano -. Anch’io oggi mi sarei aspettato una presa di posizione di posizione da parte dell’amministrazione comunale».

«Questa situazione rivendica più trasparenza – ha detto il capogruppo dei 5 Stelle, Mario Iacopino -. Se il Comune ha voluto puntare sulla logistica, adesso deve monitorare l’impatto ambientale. Il Comune ha guadagnato 6 milioni di euro dalla vendita delle quote del Cim: abbiamo terreni agricoli di pregio, pensiamo al futuro in modo sostenibile».

[In foto Paolo Manenti, reerente del Comitato per Pernate, durante la commissione]

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore