Appalto pulizie aziende sanitarie, il Consiglio di Stato stoppa la gara. L’ultimo sciopero risale allo scorso 26 aprile quando gli addetti hanno ricordato di avere un contratto scaduto da ormai 7 anni e che guadagnano 7 euro lorde all’ora. Lo stato d’agitazione era stato aperto a fine marzo da Fisascat Cisl e a inizi aprile aveva aderito anche il personale Usb. Al centro della protesta dei sindacati c’era proprio la recente aggiudicazione della gara di appalto bandita da Scr Piemonte e riguardante le pulizie e sanificazione nelle strutture sanitarie territorio piemontese ad esclusione di Alessandria e Asti ed è suddivisa in 5 lotti.
Il 7 maggio il Consiglio di Stato ha bloccato la gara che ammonta economicamente a circa 315 milioni di euro con un affidamento di cinque anni (3+2) e il coinvolgimento di circa 3000 lavoratrici e lavoratori. Nata nel 2018, prima della pandemia, è stata aggiudicata in tempo di Covid a 3 società: Markas srl per i lotti 2/4/5; Samsic Italia per Città della salute di Torino – lotto 1; Cm Service oer il lotto 3.
«I rilievi del Consiglio di Stato e la sua ordinanza paiono in particolare cogliere un aspetto per noi fondamentale e che stiamo sostenendo con forza in tutte le sedi – dicono i referenti di Filcams Piemonte -. Su questi servizi e sulla difesa della salute pubblica non si può perseguire la logica del contenimento dei costi alla luce anche del contesto pandemico e dell’emergenza sanitaria legata al Covid19, che è destinata a persistere nel tempo. Un principio di garanzia e di tutela irrinunciabile e sacrosanto, che non può che andare nella direzione del potenziamento di tutti i servizi e le prestazioni che garantiscano la salute dei cittadini. La condizione di ridurre servizi e prestazioni negli ospedali, nei distretti sanitari, nei luoghi di cura ci preoccupa non poco e ci batteremo per vederla scongiurata. Di fronte al persistere nel tempo del rischio di contagio non è possibile e non può essere consentito abbassare la guardia».
Il sindacato prosegue ricordando che «va tutelata la salute dei lavoratori, unitamente alla lotta per la salvaguardia di migliaia di posti di lavoro e di intere famiglie che, diversamente, rischierebbero di cadere in condizioni di povertà. Aspettiamo ora le decisioni, che auspichiamo tempestive, affidate al Tar in merito ai ricorsi presentati. Contestualmente continueremo a promuovere assemblee, incontri con le lavoratrici e i lavoratori e a chiedere alle ASL quanto accaduto in questi mesi di emergenza e pandemia, rispetto ai servizi e alle prestazioni necessarie per assicurare la salute pubblica e la tutela integrale dell’occupazione, dei diritti dei lavoratori e dei loro contratti».
Sulla vicenda è intervenuto anche il consigliere regionale del Pd e vice presidente della Commissione Sanità Domenico Rossi che nelle scorse settimane aveva ascoltato i rappresentanti dei lavoratori coinvolti: «Mi aspetto una reazione repentina anche da parte della Regione. Il presidente, insieme agli assessori alla Sanità e al Lavoro, può intervenire e valutare di rivedere completamente la gara. La questione riguarda la salute dei cittadini e i diritti dei lavoratori e non può essere delegata solo alla magistratura. La Giunta purtroppo tace e ancora non ha risposto a una mia interrogazione del 24 marzo scorso su questo tema. Atteggiamento che mi ha spinto a chiedere un’informativa urgente ai presidenti delle commissioni legalità, lavoro e sanità proprio nei giorni scorsi. Ma dopo la sentenza del Consiglio di Stato credo sia doveroso che la giunta intervenga durante il consiglio regionale di martedì (11 maggio). Parliamo di una gara di livello regionale, dal valore di centinaia di milioni di euro, da cui dipendono anche la salute dei piemontesi e il lavoro di migliaia di persone. Le istituzioni regionali si sono già espresse su questi temi con un protocollo d’intesa sottoscritto dalla giunta regionale con le organizzazioni sindacali nel maggio del 2016 e con una delibera del Consiglio regionale nell’ottobre 2017. E’ stato detto con chiarezza che le clausole sociali per la tutela dei lavoratori dovevano diventare un obiettivo per i direttori di enti strumentali e partecipate della Regione nel predisporre gli appalti. Queste linee di indirizzo vanno rispettate. Non è, infatti, accettabile che lavoratori e lavoratrici impegnati nei nostri appalti guadagnino salari al di sotto della soglia di povertà e di dignità. La pandemia ha reso ancora più necessario un cambio di rotta per queste gare che non possono essere orientate solo al contenimento dei costi, ma devono preservare salute e diritti».