Ancora un’aggressione ai danni di un medico in servizio alla ex guardia medica. E’ accaduto il 15 gennaio quando una dottoressa in servizio ad Arona è stata oggetto di un’aggressione “verbale”, da parte di un utente, che non è sfociata in un’aggressione fisica solo perché il medico si è barricata in ambulatorio e grazie all’intervento delle forze dell’ordine. Un fatto che riporta alla ribalta la questione della sicurezza del personale sanitario.
Già nel 2018 l’Ordine dei Medici si era fatto promotore di un questionario sul tema delle violenze di cui gli operatori della continuità assistenziale (ex guardia medica) erano vittime; lo scorso anno era poi stato organizzato un incontro sul tema con rappresentanti dell’Ordine, dell’Asl Novara, dell’azienda ospedaliera e dei sindacati.
«La mancanza di sicurezza – dice il dottor Federico D’Andrea, presidente provinciale dell’Ordine – è dovuta al fatto che la guardia giurata incaricata non è presente per tutta la durata del servizio. E quando i medici sono chiamati a visite domiciliari, nessuna guardia di sicurezza li accompagna. Inoltre, il servizio di Continuità assistenziale ha ormai ha perso il suo ruolo istituzionale di organo che deve intervenire in casi di “urgenza indifferibile” per diventare una sorta di ambulatorio al quale in molti si rivolgono in modo inappropriato o un luogo dove i senza tetto possano passare la notte».
«La situazione – conclude D’Andrea – è grave in tutta Italia, tant’è che nel recente incontro tra la Federazione nazionale degli ordini e il Ministro della salute il tema delle violenze è stato uno dei principali. Il risultato dell’incontro è stato positivo, è stata infatti condivisa la necessità di ripensare i modelli di continuità assistenziale e di potenziare le difese passive negli ambulatori di guardia medica e le tutele per le visite domiciliari. Va fatta una battaglia culturale, tramite la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la formazione dei professionisti».