Una nuova ricerca portata avanti dall’Ente nazionale risi potrebbe dare un po’ di speranza al settore risicolo, tra quelli particolarmente colpiti dal cambiamento climatico. La scorsa stagione estiva, caratterizzate da siccità e caldo record, hanno messo in ginocchio l’intero comparto, in particolare sul territorio novarese dove sono andati persi circa 3mila ettari di risaia.
Lo studio, sviluppato dal Centro ricerche dell’ente, che ha sede a Castello d’Agogna (Pavia), ha permesso di sviluppare una linea resistente alla siccità, la PRM81. Non si tratta di una nuova varietà, ma di una già esistente che, a differenza della pianta madre, si sviluppa in profondità fino a 20 centimetri, riuscendo ad attingere più umidità ed elementi nutritivi».
A illustrare lo studio è stato Filip Haxhari, direttore del Centro, in una video intervista rilasciata a risoitaliano.eu. «La ricerca dei risi resistenti alla siccità è diventata una priorità dell’ente – ha detto -. Stiamo lavorando in modo accelerato per produrre varietà che abbiano caratteri interessanti e poi per valutare il germoplasma esistente. Nello studio siamo partiti da una varietà esistente che hanno nel loro background queste caratteristiche. La varietà sottoposta agli studi è il Prometeo, nata negli anni Novanta per dare una risposta all’irrigazione turnata; da qui abbiamo individuato una linea molto interessante che ha due caratteristiche fondamentali: avere una massa radicale molto sviluppata e un sistema di tipo verticale. Normalmente il riso ha un sistema di tipo orizzontale perché viene coltivato in presenza dell’acqua. Questa ricerca sta cercando di cambiare l’angolo di radicamento in modo da essere in grado di cercare l’umidità in profondità nel momento in cui dovesse venie a mancare l’acqua».
«Affinché questa linea possa essere iscritta al registro varietale, deve avere delle caratteristico morfologiche distintive – ha continuato Haxhari -. Il sistema radicale non è previsto nelle 38 distintive per cui la valutazione dovrà essere fatta insieme al ministero dell’Agricoltura. Se non si potesse farlo rientrare, verrà presentato con il nome di Nuovo Prometeo».
«Lo studio sta andando molto bene e ha dato risultati soddisfacenti – commenta il delegato dell’Ente Risi di Novara, Umberto Rolla – ma, come ogni ricerca, richiede molto tempo e il seme potrà essere in commercio solo dal 2024. La sperimentazione è in corso nella nostra sede di Castello d’Agogna dove sono conservate 1800 varietà di riso, ma è stato possibile effettuare una prova anche nel campo dell’istituto agrario Bonfantini dimostrando che il PRM81 supera di gran lunga la produzione di altre varietà tra cui il Centauro».