Una stagione estiva “lunga” con temperature elevate che stanno investendo tutta l’Italia. Un caldo anomalo che sta avendo un impatto significativo anche sulle colture del territorio novarese. Abbiamo fatto il punto della situazione con due rappresentanti di categoria.
Salvadori (Coldiretti): «Il clima ha colpito la cerealicoltura. Bene il settore vitivinicolo»
«Per la cerealicoltura, come il mais, questo è stato un anno favorevole in termini numerici – dichiara Luciano Salvadori, direttore di Coldiretti Novara Vco -. Tuttavia, anche se le precipitazioni sono arrivate nei momenti migliori della pianta, le due grandinate e la tromba d’aria dei mesi scorsi hanno creato un danno esorbitante, con un 7% del raccolto distrutto. Alcune aziende e strutture in prefabbricato sono state divelte, con lastre per terra ed ingenti danni».
Non mancano però risultati positivi: «Il settore migliore è risultato essere quello vitivinicolo. Le colline novaresi non hanno avuto danni significativi dal clima come accaduto per la cerealicoltura. Un’ottima annata sia in termini di quantità che di qualità. Anche chi, tra i nostri associati, si è dedicato alla coltura di ortaggi ha avuto soddisfazioni: le calamità hanno creato comunque dei danni che sono stati però assorbiti con il reimpianto».
Chiò (Confagricolutra): «Sulla risicoltura peggiore l’impatto del 2022 ma abbiamo bisogno di misure alternative»
Tuttavia, il territorio novarese è indubbiamente uno dei principali punti di forza a livello nazionale in termini di produzione del riso. Ci sono state delle ripercussioni climatiche anche per la risicoltura? Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura, sottolinea come «il 2022 ha presentato il conto delle conseguenze della siccità in maniera molto più evidente rispetto a quest’anno. Già l’anno scorso, infatti, in molti hanno fatto la scelta di seminare orzo e frumento: questo ha comportato un ciclo di maturazione lungo che non ha permesso la semina del riso, nemmeno per la campagna successiva, ovvero quella del 2023».
Chiò rimarca comunque la necessità di misure alternative: «Abbiamo chiesto alla Provincia il minimo deflusso vitale (quantitativo di acqua per garantire l’integrità ecologica e la tutela della fauna acquatica, ndr) perché ci sono cambiamenti climatici che oggettivamente ci impongono misure e strategie alternative per la salvaguardia delle colture sommerse come, per esempio, il riso. E’ necessario che le aziende si attrezzino con tutte le tecnologie per la pesta del terreno per evitare un eccessivo assorbimento d’acqua».
In conclusione, a che punto è ora il raccolto del riso e quali sono i risultati ottenuti? «Ora abbiamo oltrepassato metà del raccolto: possiamo dire che, nonostante tutto, è stata un’annata normale, senza ovviamente delle produzioni record, ma ne abbiamo registrate altre in passato con numeri più bassi».