«Avevo perso il lavoro, sono andato anche all’estero e non mi vergogno a dire che ho dormito anche per strada perché lo stipendio era basso ed erano tutti lavoretti; in certi momenti non avevo neanche i soldi per pagarmi un affitto». A parlare, davanti al giudice un padre quarantenne chiamato dalla Procura a rispondere dell’accusa di mancato versamento dell’assegno a favore della figlia minorenne, dopo la separazione e il divorzio avvenuto nel 2011.
Sono molti i procedimenti che passano nelle aule del tribunale di Novara a carico di padri che non ottemperano a quanto stabilito dal giudice. Ma in qualche caso si tratta di un’impossibilità oggettiva e temporanea, conseguenza della crisi economica che ha falcidiato numerosi posti di lavoro.
«Fino al 2012 ho lavorato in un’azienda – ha raccontato l’uomo – Poi è fallita e sono andato in mobilità» ma l’assegno, di 150 euro, l’ha sempre versato fino al 2014. Poi, complici i problemi lavorativi – tutt’ora l’uomo è disoccupato, dopo aver perso anche un altro posto di lavoro per chiusura della ditta – per tre anni non è riuscito a far fronte all’impegno.
«Era anche una questione di sopravvivenza mia; sapevo che mia figlia comunque non era in una situazione precaria».
Certo sapeva che quello era un suo obbligo e infatti, dal 2017 ha ripreso i pagamenti saldando anche qualche arretrato e in un paio di occasioni erano intervenuti anche i suoi genitori che, come ha detto il padre dell’uomo davanti al giudice, avevano fatto due versamenti.
«In quegli anni avevo anch’io qualche problema con il lavoro – ha detto il padre – ma quando abbiamo potuto abbiamo saldato qualche arretrato. Non so se provvedesse all’acquisto del materiale per la scuola ma i vestiti sì, so che glieli comprava».
All’appello ora mancherebbe all’incirca un anno di versamenti. La ex moglie, parte offesa, non si è costituita parte civile.
Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 2 mesi, il giudice lo ha condannato a 20 giorni di reclusione e 70 euro di multa.