Da ieri, 7 febbraio, e fino a domani, gli avvocati penalisti di tutta Italia stanno osservando l’astensione dall’attività giurisdizionale per protestare contro un modello che viene definito di «populismo giustizialista» a causa dell’aumento delle delle norme penali, dell’inasprimento delle pene, dei limiti all’Appello introdotti dalla legge Cartabia e del sistema di governo considerato carcerocentrico.
«Il ministro Nordio ha ostentato un atteggiamento garantista che però non si è tradotto in un’azione di governo – ha affermato il presidente della Camera penale di Novara, Alessandro Brustia -. Anzi, abbiamo assistito a un record di introduzione di 15 nuove fattispecie penali in un anno. Il Paese non ha certamente bisogno di leggi che introducano nuovi reati che vengono già puniti. Si tratta di nuove denominazioni che vanno ben oltre il limite del ridicolo come l’omicidio nautico e o quello dell’orso marsicano. È solo un modo del governo di rispondere alla pancia e all’emotività della gene, invece avremmo bisogno di una guida. Per non parlare dell’innalzamento delle pene per condotte già punite, solo per dare ascolto al consenso».
«La certezza della pena non significa certezza del carcere – ha proseguito l’avvocato -. Le statistiche parlano chiaro: la reiterazione del reato è più marcata quando la detenzione viene fatta in carcere piuttosto che con una pena alternativa. Su questo lo Stato deve investire. A ciò si aggiunge il tragico bilancio dei suicidi nelle carceri, già 15 in poco più di un mese del 2024. Lo slogan “costruire più carceri” è populista: i detenuti non si tolgono la vita perchè stanno stretti negli spazi, ma perchè non hanno prospettive anche una volta che escono. Per non parlare della carenza di personale: basti pensare al carcere di Novara dove ci sono 170 detenuti e due soli educatori».
«La nostra categoria è l’unica che protesta non per se stessa ma per i diritti dei cittadini» ha concluso Brustia.
«L’astensione arriva dopo un massiccio lavoro di proposte – ha aggiunto il tesoriere della Camera penale, Giovanni Porzio -. Lavoriamo nella linea di una giustizia garantista e liberale e questo non è il nostro punto di vista, ma quello che prevede la Costituzione».