La piccola, di appena un anno, era morta annegata mentre faceva il bagnetto. Inutile il disperato tentativo di soccorrerla. Una vera e propria tragedia domestica quella avvenuta due anni fa nell’abitazione di una famiglia di origine egiziana residente in un quartiere periferico di Novara. Un incidente confermato anche dall’esame medico legale: nessun segno di violenza o di intervento da parte di terze persone. Ma, nonostante due richieste di archiviazione presentate dalla procura, il gip di Novara aveva ordinato l’imputazione coatta nei confronti della madre della piccola, una donna di 27 anni che il giorno dei fatti era in casa con la vittima e l’altro figlioletto.
Si trovava in cucina e, secondo il giudice che l’ha mandata a giudizio per omicidio colposo, si era distratta per alcuni istanti, mentre la figlioletta era finita sott’acqua senza più riemergere. Al dramma della perdita della figlia si è unito il dramma di dover rispondere in aula di quella morte. La donna ne è uscita assolta: processata con rito abbreviato, secondo il tribunale non ci sono prove per sostenere la sua colpa nell’accaduto.
Si era allontanata solo pochi istanti, troppo poco per poter parlare di «abbandono» in senso giuridico. Questo tenendo anche presente che la madre si trovava nella stanza vicina, in una casa di dimensioni particolarmente ridotte. Pochi elementi, quindi, per dire che ci sia stata qualche omissione e che l’annegamento sia da ricollegare a una distrazione o a una perdita di vista da parte dei genitori. Inizialmente era stato indagato anche il padre della bambina, ma, raccolte le prime testimonianze, era subito emerso come l’uomo fosse fuori casa al momento dell’incidente domestico.