Durante il lockdown in Italia si è verificato un vero e proprio boom di adozioni di cani, oltre che di gatti. Tuttavia, quando le restrizioni si sono allentate e la normalità ha fatto il suo ritorno, le priorità sono cambiate nuovamente. Il lavoro da remoto è terminato, il tempo a disposizione si è ridotto e le preoccupazioni economiche sono aumentate. La conseguenza è stata che in molti hanno scoperto di non poter più sostenere l’impegno, prendendo la decisione di restituire il proprio animale domestico al canile.
Un fenomeno che trova conferme anche a Novara. «La gente che abbandona i cani c’è sempre stata ma sono cambiate le modalità – spiega Marco Negrini, presidente della sezione Enpa (Ente nazionale protezione animali) di Novara -. Soprattutto dopo l’introduzione del microchip, le persone, anziché lasciarli sulla strada, si rivolgono al canile per la cessione. Questa piaga si è però azzerata durante il lockdown quando, prima del Covid, la media era di 4-5 a settimana. In quel periodo il cane era anzi uno strumento per uscire di casa. In tanti hanno preso un cucciolo, in alcuni casi ci siamo dovuti anche opporre perché abbiamo capito che non ci sarebbe stato alcun interesse a tenere il cane dopo la fine della pandemia».
Puntualmente però, dopo il “libera tutti”, si è registrata una controtendenza. «In realtà a Novara il fenomeno inverso si è registrato più tardi, nell’estate 2021 – aggiunge Negrini -. Da quel momento in poi i numeri di riconsegne sono tornati elevati. Non siamo ai livelli pre Covid, ma tuttora al canile registriamo una media di 2-3 a settimana».
«Ad oggi sono diversi i casi di adozione e nuova cessione al canile la settima successiva – spiega Elisabetta Albera, volontaria al canile-gattile di Galliate -. Questo fa parecchio male. Siamo nel 2023, per me ancora in periodo post Covid, ed è altissima la probabilità di persone che hanno adottato un amico a quattro zampe durante i periodi più duri della pandemia. Ora si sono stancati e lo restituiscono, come se fosse un pupazzo».
Il supporto di Anpana e Lida a tutela dei cani domestici
L’altro lato della medaglia sono però le associazioni cittadine impegnate nella tutela dei nostri amici a quattro zampe. Tra queste Anpana (Associazione nazionale protezioni animali natura e ambiente), la quale è a supporto di enti pubblici e privati per tutto ciò che riguarda la nuova legislazione e le informative ai cittadini. «Durante la pandemia ci siamo uniti con i nostri volontari alle associazioni di protezione civile – continua Zonca -. Avendo fatto attività con gli animali, abbiamo gestito tutta la parte di dog walking. Questa consisteva nell’aiutare coloro che si trovavano in regime di isolamento, portando i relativi cani a spasso».
Anpana si è attivata anche dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. «A supporto dell’Asl, abbiamo raccolto tutti i dati dei cani degli immigrati ucraini per tutto ciò che riguardava esigenze varie come vaccinazioni e antirabbica – aggiunge Zonca -. Inoltre, tramite il servizio di cortesia, consistente in chiamate alle famiglie che ospitavano bambini ucraini, abbiamo scoperto che quest’ultimi spesso riversavano il loro amore proprio verso gli animali».
Anche Lida (Lega italiana diritti degli animali) è operativa tramite segnalazioni di maltrattamenti ma anche attraverso aiuti per il mantenimento del cane alle famiglie più bisognose, con cibo e spese veterinarie. «Purtroppo, nonostante gli aiuti, alcuni cani finiscono al canile sanitario – dice Marinella Mingozzi, social media manager di Lida Novara -. Parliamo soprattutto di cani di 2 o 3 anni, presi durante il Covid. Ce ne sono tantissimi, anche di razza. Bisognerebbe cercare di sensibilizzare le persone ad adozioni consapevoli».