Botte alla moglie e alla figlia, camionista novarese condannato a 4 anni

M.C., autotrasportatore di 52 anni, già noto alle forze dell’ordine anche per fatti analoghi, è stato condannato

«Mio padre prendeva la mamma a schiaffi e spintoni. A volte la chiudeva fuori casa, ma lei tornava sempre, sia per paura, sia perché era innamorata. Alzava le mani su di me e mia mamma già quando ero piccola». Un clima di vessazioni e violenze fra le mura di casa quello raccontato da una quindicenne novarese un paio di anni fa con un’audizione protetta. Sulla base delle sue dichiarazioni, così come di quelle della madre, M.C., autotrasportatore novarese di 52 anni, già noto alle forze dell’ordine anche per fatti analoghi, è stato condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni.

Il giudice ha stabilito una pena anche superiore a quella chiesta dal pubblico ministero, ovvero 3 anni. Contro l’uomo erano costituite parti civili madre e figlia, che saranno risarcite dei danni. Aveva chiesto l’assoluzione il difensore dell’imputato, che aveva messo in evidenza come nel periodo dei fatti oggetto del processo l’uomo e la moglie non abitassero nemmeno assieme, e che ci fosse del risentimento per vicende del passato. «Non possiamo fare un processo per episodi già giudicati. Il mio assistito non nega il passato, ma per quello ha già pagato», aveva concluso il legale. Dopo il deposito delle motivazioni è scontato l’appello.

Il camionista ha già alle spalle una vecchia condanna a 2 anni e 7 mesi per fatti simili, risalente al 2010. Al centro del nuovo giudizio una denuncia presentata nel marzo del 2019, quando l’uomo, secondo quanto denunciato dalle vittime, aveva alzato nuovamente le mani. Solo l’ultima di una serie di violenze che andavano avanti da parecchi mesi: «Botte e discussioni erano una costante: c’erano schiaffi, pugni, calci. E ci prendeva per il collo alzandoci contro il muro», ha raccontato la figlia in aula.

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Botte alla moglie e alla figlia, camionista novarese condannato a 4 anni

M.C., autotrasportatore di 52 anni, già noto alle forze dell’ordine anche per fatti analoghi, è stato condannato

«Mio padre prendeva la mamma a schiaffi e spintoni. A volte la chiudeva fuori casa, ma lei tornava sempre, sia per paura, sia perché era innamorata. Alzava le mani su di me e mia mamma già quando ero piccola». Un clima di vessazioni e violenze fra le mura di casa quello raccontato da una quindicenne novarese un paio di anni fa con un’audizione protetta. Sulla base delle sue dichiarazioni, così come di quelle della madre, M.C., autotrasportatore novarese di 52 anni, già noto alle forze dell’ordine anche per fatti analoghi, è stato condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni.

Il giudice ha stabilito una pena anche superiore a quella chiesta dal pubblico ministero, ovvero 3 anni. Contro l’uomo erano costituite parti civili madre e figlia, che saranno risarcite dei danni. Aveva chiesto l’assoluzione il difensore dell’imputato, che aveva messo in evidenza come nel periodo dei fatti oggetto del processo l’uomo e la moglie non abitassero nemmeno assieme, e che ci fosse del risentimento per vicende del passato. «Non possiamo fare un processo per episodi già giudicati. Il mio assistito non nega il passato, ma per quello ha già pagato», aveva concluso il legale. Dopo il deposito delle motivazioni è scontato l’appello.

Il camionista ha già alle spalle una vecchia condanna a 2 anni e 7 mesi per fatti simili, risalente al 2010. Al centro del nuovo giudizio una denuncia presentata nel marzo del 2019, quando l’uomo, secondo quanto denunciato dalle vittime, aveva alzato nuovamente le mani. Solo l’ultima di una serie di violenze che andavano avanti da parecchi mesi: «Botte e discussioni erano una costante: c’erano schiaffi, pugni, calci. E ci prendeva per il collo alzandoci contro il muro», ha raccontato la figlia in aula.

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