Alla rsa di Momo “Massimo Squarini” si è da poco conclusa la campagna vaccinale e la casa di riposo ha aperto le porte ai parenti. Gli ospiti possono, infatti, incontrarli attraverso una portafinestra della struttura, disponendosi ai lati opposti di un tavolo dotato di parete divisoria in plexiglass. Le visite durano in genere mezz’ora, avvengono su appuntamento e sono autorizzate dal direttore sanitario nel pieno rispetto delle linee guida emanate dalla Regione. Al visitatore, che si deve sottoporre al controllo della temperatura corporea e a un test rapido di negatività, vengono forniti i necessari dispositivi di protezione individuale. Eventuali piccoli regali vengono fatti depositare in una stanza e consegnati solo dopo la loro sanificazione mentre i doni in alimenti vengono accettati solo se preconfezionati.
«Nella nostra struttura sono da tempo ripresi anche gli ingressi di nuovi ospiti: le famiglie stanno finalmente comprendendo come le Rsa siano ormai un luogo completamente sicuro e protetto – commenta il direttore Ivano Negri. Il nuovo residente – che deve presentarsi munito di un tampone negativo effettuato non oltre le precedenti 48 ore – viene collocato per un periodo di isolamento precauzionale di due settimane in una camera singola con bagno, adiacente a una zona filtro di vestizione/svestizione per il personale (buffer zone). Superata questa fase può finalmente integrarsi con tutti gli altri ospiti, beninteso dopo essersi sottoposto a un nuovo tampone nasofaringeo di controllo».
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Una domanda:
ma se gli ospiti sono totalmete vaccinati, perché non possono non possono avere contatti diretti con i parenti?
Moriranno sole e tristi