Caporalato per volantinaggio con stranieri, pagati 2 euro l’ora: arrestato Alessandro Cavalieri

L'imprenditore finito al centro di una serie di inchieste e teste chiave dell'omicidio di Ettore Marcoli è ritenuto a capo di un giro di sfruttamento di pakistani, costretti a lavorare fino a 17 ore al giorno e a vivere in condizioni estreme, come mostra la fotogallery

Caporalato per il volantinaggio con stranieri: arrestato Alessandro Cavalieri, imprenditore 40enne di Granozzo con Monticello finito al centro di una serie di inchieste e teste chiave delll’omicidio di Ettore Marcoli. Secondo gli investigatori della squadra mobile gestiva un vasto giro di sfruttamento di cui erano vittime soprattutto uomini di origine pakistana, impiegati per la distribuzione di volantini pubblicitari a Novara, ma anche nel resto del Piemonte, in Lombardia e in Liguria.

Dalle indagini è emerso che i lavoratori venivano pagati poco più di 2 euro l’ora e arrivavano a lavorare fino a 17 ore al giorno, a volte anche senza contratto. Inoltre dovevano pagarsi il posto letto, fornito dal datore di lavoro, all’interno di alloggi sovraffollati e in condizioni igieniche molto degradate. Appartamenti, questi, ubicati principalmente nel quartiere di Sant’Agabio, che erano stati oggetto di una serie di controlli da parte della Questura nella scorsa primavera.

Proprio durante i controlli gli agenti avevano scoperto che tutti gli stranieri svolgevano lo stesso mestiere di distribuzione dei volantini: così, a marzo, è partita l’indagine portando a scoprire che i lavoratori erano alle dipendenze di diverse società, tutte riconducibili a Cavalieri, anche se non figurava come diretto intestatario.

«Nel corso dell’indagine – sottolinea il dirigente della mobile Massimo Auneddu – ci si è trovati di fronte a persone prive di mezzi alternativi di sussistenza per sé e per i propri familiari dimoranti nel Paese d’origine e, pertanto, in stato di bisogno oggettivo; reclutati dall’estero o da diverse zone d’Italia e condotti a Novara dove erano costretti a vivere in condizioni precarie. Da questo capoluogo venivano portati a lavorare in lontane località del Piemonte, della Valle D’Aosta, della Liguria e della Lombardia, a bordo di furgoni obsoleti e spesso fatiscenti, scaricati in vari punti delle città, e costretti, a piedi, distribuire migliaia di volantini, anche in presenza di avverse condizioni climatiche senza l’uso dei dispositivi di protezione individuale come le pettorine».

All’indagine ha collaborato anche la polizia locale di San Pietro Mosezzo, diretta da Natalino Griggio. Lì c’era la base operativa delle diverse società, da un capannone partivano i vari furgoni che portavano i lavoratori nelle località oggetto della distribuzione. I mezzi di trasporto sono stati tutti messi sotto sequestro.

«Nonostante il concetto di caporalato sia prevalentemente associato alle grave forme di sfruttamento diffuse nelle campagne del meridione – ha sottolineato Auneddu – l’indagine svolta dagli uomini della Questura di Novara, ha portato alla luce l’esistenza di gravissime forme di sfruttamento “in ambiente urbano” non meno rilevanti, per intensità e per dimensione, di quello delle campagne. Quella di cui parliamo, è la più importante operazione in materia di caporalato in questa provincia ed è stata adempiuta con la massima professionalità e partecipazione al fine di garantire a tutti i lavoratori, siano essi italiani o stranieri, manovali o professionisti, giovani alle prime esperienze od individui non ancora pensionabili con difficoltà di reintegrazione nel mondo del lavoro, condizioni di vita dignitose e la speranza di un futuro migliore».

Nel registro degli indagati, oltre a Cavalieri, sono finiti anche tre uomini di nazionalità pakistana fra i 35 e i 45 anni, ritenuti complici nella gestione dell’attività e nel reclutamento della manovalanza. Tutti devono rispondere a vario titolo di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato, articolo 603 bis del Codice penale, noto anche come caporalato.

Per Cavalieri sono stati disposti gli arresti domiciliari, dove già si trovava per altri reati precedentemente commessi: l’aggravamento della sua posizione ha fatto scattare la misura cautelare in carcere.

In passato l’imprenditore ha avuto guai giudiziari per reati finanziari, inoltre nel 2012 era stato arrestato in qualità di mandante degli incendi dolosi che distrussero una ventina di camion dell’imprenditore Giacomo Delprino. Roghi che erano esplosi nella notte fra il 30 e il 31 dicembre 2009, una ventina di giorni prima dell’omicidio del titolare della cava di Romentino Ettore Marcoli. A incastrarlo erano stati Giuseppe Lauretta, Vincenzo Fagone e Andrea Mattiolo, esecutori materiali sia degli incendi dei mezzi sia del delitto del cavatore; a loro volta finiti in carcere per l’omicidio in seguito alle rivelazioni fornite da Cavalieri.

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Elena Ferrara

Elena Ferrara

Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.

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Caporalato per volantinaggio con stranieri, pagati 2 euro l’ora: arrestato Alessandro Cavalieri

L’imprenditore finito al centro di una serie di inchieste e teste chiave dell’omicidio di Ettore Marcoli è ritenuto a capo di un giro di sfruttamento di pakistani, costretti a lavorare fino a 17 ore al giorno e a vivere in condizioni estreme, come mostra la fotogallery

Caporalato per il volantinaggio con stranieri: arrestato Alessandro Cavalieri, imprenditore 40enne di Granozzo con Monticello finito al centro di una serie di inchieste e teste chiave delll'omicidio di Ettore Marcoli. Secondo gli investigatori della squadra mobile gestiva un vasto giro di sfruttamento di cui erano vittime soprattutto uomini di origine pakistana, impiegati per la distribuzione di volantini pubblicitari a Novara, ma anche nel resto del Piemonte, in Lombardia e in Liguria.

Dalle indagini è emerso che i lavoratori venivano pagati poco più di 2 euro l'ora e arrivavano a lavorare fino a 17 ore al giorno, a volte anche senza contratto. Inoltre dovevano pagarsi il posto letto, fornito dal datore di lavoro, all'interno di alloggi sovraffollati e in condizioni igieniche molto degradate. Appartamenti, questi, ubicati principalmente nel quartiere di Sant'Agabio, che erano stati oggetto di una serie di controlli da parte della Questura nella scorsa primavera.

Proprio durante i controlli gli agenti avevano scoperto che tutti gli stranieri svolgevano lo stesso mestiere di distribuzione dei volantini: così, a marzo, è partita l'indagine portando a scoprire che i lavoratori erano alle dipendenze di diverse società, tutte riconducibili a Cavalieri, anche se non figurava come diretto intestatario.

«Nel corso dell’indagine – sottolinea il dirigente della mobile Massimo Auneddu - ci si è trovati di fronte a persone prive di mezzi alternativi di sussistenza per sé e per i propri familiari dimoranti nel Paese d’origine e, pertanto, in stato di bisogno oggettivo; reclutati dall’estero o da diverse zone d’Italia e condotti a Novara dove erano costretti a vivere in condizioni precarie. Da questo capoluogo venivano portati a lavorare in lontane località del Piemonte, della Valle D’Aosta, della Liguria e della Lombardia, a bordo di furgoni obsoleti e spesso fatiscenti, scaricati in vari punti delle città, e costretti, a piedi, distribuire migliaia di volantini, anche in presenza di avverse condizioni climatiche senza l’uso dei dispositivi di protezione individuale come le pettorine».

All'indagine ha collaborato anche la polizia locale di San Pietro Mosezzo, diretta da Natalino Griggio. Lì c'era la base operativa delle diverse società, da un capannone partivano i vari furgoni che portavano i lavoratori nelle località oggetto della distribuzione. I mezzi di trasporto sono stati tutti messi sotto sequestro.

«Nonostante il concetto di caporalato sia prevalentemente associato alle grave forme di sfruttamento diffuse nelle campagne del meridione – ha sottolineato Auneddu - l’indagine svolta dagli uomini della Questura di Novara, ha portato alla luce l’esistenza di gravissime forme di sfruttamento “in ambiente urbano” non meno rilevanti, per intensità e per dimensione, di quello delle campagne. Quella di cui parliamo, è la più importante operazione in materia di caporalato in questa provincia ed è stata adempiuta con la massima professionalità e partecipazione al fine di garantire a tutti i lavoratori, siano essi italiani o stranieri, manovali o professionisti, giovani alle prime esperienze od individui non ancora pensionabili con difficoltà di reintegrazione nel mondo del lavoro, condizioni di vita dignitose e la speranza di un futuro migliore».

Nel registro degli indagati, oltre a Cavalieri, sono finiti anche tre uomini di nazionalità pakistana fra i 35 e i 45 anni, ritenuti complici nella gestione dell'attività e nel reclutamento della manovalanza. Tutti devono rispondere a vario titolo di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato, articolo 603 bis del Codice penale, noto anche come caporalato.

Per Cavalieri sono stati disposti gli arresti domiciliari, dove già si trovava per altri reati precedentemente commessi: l'aggravamento della sua posizione ha fatto scattare la misura cautelare in carcere.

In passato l'imprenditore ha avuto guai giudiziari per reati finanziari, inoltre nel 2012 era stato arrestato in qualità di mandante degli incendi dolosi che distrussero una ventina di camion dell'imprenditore Giacomo Delprino. Roghi che erano esplosi nella notte fra il 30 e il 31 dicembre 2009, una ventina di giorni prima dell'omicidio del titolare della cava di Romentino Ettore Marcoli. A incastrarlo erano stati Giuseppe Lauretta, Vincenzo Fagone e Andrea Mattiolo, esecutori materiali sia degli incendi dei mezzi sia del delitto del cavatore; a loro volta finiti in carcere per l'omicidio in seguito alle rivelazioni fornite da Cavalieri.

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Elena Ferrara

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Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.