Cardiologia, all’ospedale Maggiore brevettata la tecnica “Sandokan”

L'équipe di Cardiologia Interventistica ha sperimentato con successo una nuova tecnica per il trattamento dell'insufficienza tricuspicalica

Una procedura ideata per la prima volta in Italia dall’équipe di Cardiologia Interventistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara che apre nuove strade per la cura di una malattia cardiaca denominata insufficienza tricuspidalica. È questo l’ultimo successo dell’equipe guidata dal professor Giuseppe Patti che migliora la precedente tecnica di intervento.

La patologia si verifica quando la valvola tricuspide, una delle quattro valvole del cuore, non si chiude correttamente, causando un reflusso di sangue. Questo può portare a difficoltà respiratorie, affaticamento e, nei casi più gravi, scompenso cardiaco. Fino ad ora, il trattamento standard consisteva in un intervento mini-invasivo che prevedeva l’inserimento di una graffetta per riparare la valvola. Tuttavia, alcuni pazienti presentano una rara anomalia congenita: la valvola tricuspide ha solo due lembi anziché tre, rendendo impossibile l’utilizzo della tecnica tradizionale.

L’équipe del professor Patti ha recentemente eseguito con successo l’intervento su un paziente con questa anomalia, sviluppando una nuova tecnica ribattezzata Sandokan: invece di fissare la graffetta ai tre lembi, i medici l’hanno posizionata in modo strategico sui due lembi presenti, ottenendo un risultato eccellente.

«Grazie a questa nuova tecnica, siamo stati in grado di curare un paziente che altrimenti non avrebbe avuto alternative – ha spiegato il professor Patti – il paziente è stato dimesso in sole 48 ore e le sue condizioni sono notevolmente migliorate».

Il nome Sandokan è stato scelto perché la posizione della graffetta ricorda la forma di una sciabola, simbolo del celebre personaggio letterario. Questa innovazione rappresenta un importante passo avanti nel trattamento dell’insufficienza tricuspidalica, offrendo una speranza a pazienti con anomalie anatomiche complesse.

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Cardiologia, all’ospedale Maggiore brevettata la tecnica “Sandokan”

L’équipe di Cardiologia Interventistica ha sperimentato con successo una nuova tecnica per il trattamento dell’insufficienza tricuspicalica

Una procedura ideata per la prima volta in Italia dall’équipe di Cardiologia Interventistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara che apre nuove strade per la cura di una malattia cardiaca denominata insufficienza tricuspidalica. È questo l’ultimo successo dell’equipe guidata dal professor Giuseppe Patti che migliora la precedente tecnica di intervento.

La patologia si verifica quando la valvola tricuspide, una delle quattro valvole del cuore, non si chiude correttamente, causando un reflusso di sangue. Questo può portare a difficoltà respiratorie, affaticamento e, nei casi più gravi, scompenso cardiaco. Fino ad ora, il trattamento standard consisteva in un intervento mini-invasivo che prevedeva l’inserimento di una graffetta per riparare la valvola. Tuttavia, alcuni pazienti presentano una rara anomalia congenita: la valvola tricuspide ha solo due lembi anziché tre, rendendo impossibile l’utilizzo della tecnica tradizionale.

L’équipe del professor Patti ha recentemente eseguito con successo l’intervento su un paziente con questa anomalia, sviluppando una nuova tecnica ribattezzata Sandokan: invece di fissare la graffetta ai tre lembi, i medici l’hanno posizionata in modo strategico sui due lembi presenti, ottenendo un risultato eccellente.

«Grazie a questa nuova tecnica, siamo stati in grado di curare un paziente che altrimenti non avrebbe avuto alternative – ha spiegato il professor Patti – il paziente è stato dimesso in sole 48 ore e le sue condizioni sono notevolmente migliorate».

Il nome Sandokan è stato scelto perché la posizione della graffetta ricorda la forma di una sciabola, simbolo del celebre personaggio letterario. Questa innovazione rappresenta un importante passo avanti nel trattamento dell’insufficienza tricuspidalica, offrendo una speranza a pazienti con anomalie anatomiche complesse.

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