«Casa Bossi rivivrà nel segno di Antonelli, l’edificio non sarà stravolto»

L'ha detto l'architetto Cinquetti, incaricato del recupero del palazzo antonelliano. «Un cantiere difficile, dialoghiamo con la Sovrintendenza. Progetto definitivo con l'inizio del 2025»

«Alessandro Antonelli aveva concepito Casa Bossi con dei canoni innovativi e noi vogliamo mantenere il suo stile. Fortunatamente ci sono i documenti: li stiamo analizzando proprio per non stravolgere l’edificio. Cercheremo di recuperare tutto ciò che caratterizza storicamente il palazzo, e dove non sarà possibile, eviteremo qualsiasi tipo di “falso storico”, cercando di mettere in evidenza quello che è nuovo, che comunque dovrà sposarsi con l’originale».

Così l’architetto Pier Massimo Cinquetti di Base engineering, lo studio incaricato da Ream Sgr con la società Asset, di progettare il restauro dell’edificio antonelliano. L’ha detto durante la visita guidata organizzata dal Comune in occasione di Artlab, la due giorni che si è appena conclusa a Novara dove si è parlato di rigenerazione urbana attraverso al cultura.

«Questi mesi sono serviti per eseguire i saggi compiuti dai ricercatori del centro conservazione restauro “La Venaria Reale” dai quali sono emersi interventi decorativi di epoche diverse – ha continuato Cinquetti -. Su questo, in modo particolare, si basa l’interlocuzione con la Sovrintendenza. I ponteggi ancora non ci sono e probabilmente non ci saranno ancora per qualche mese, ma questo non significa che non stiamo lavorando. Sia Ream che il Comune “mi stanno tirando per la giacchetta” affinché si possano iniziare i lavori nel più breve tempo possibile. Casa Bossi è un cantiere difficile e questa è la fase più delicata: stiamo valutando e datando ogni stratificazione per capire a quale periodo sia più giusto riportare il sito, sempre nel rispetto del progetto antonelliano. Per questo motivo l’analisi delle decorazioni è fondamentale per poter dialogare con la Soprintendenza. La nostra speranza è di ricevere entro fine anno un parere sulla nostra idea progettuale, in modo da presentare il progetto definitivo all’inizio del 2025».

Cinquetti ha poi aggiunto che «il 70% dei serramenti, realizzati in legno Douglas nel 1850, tra i primi importati in Italia, saranno recuperati attraverso un’opera di restauro. Un progetto chiesto dalla Sovrintendenza e da presentare al Ministero per cercare di ricevere un finanziamento. Due gli ascensori da posizionare vicino alle scale di servizi per non rovinare la maestosità di quella principale. È previsto anche il recupero dei balconi e delle facciate, così come le pareti esistenti: nessuna sarà abbattuta e questo renderà complicata la progettazione degli appartamenti con una concezione attuale, ma diversamente rischieremmo di cambiare modificare un equilibrio consolidato nel tempo». Su quest’ultimo punto l’architetto ha specificato: «Si tratterà di alloggi destinati a locazioni temporanee per motivi di studio e lavoro. La parte destinata agli uffici dovrà comunque essere fruibile al pubblico quando verranno organizzate giornate di visita mentre il piano terra sarà destinato alla ristorazione: non un supermercato o un fast food (ha detto sorridendo, ndr) ma spazi adeguati al contesto. Così come le stanze riservate al Centro studi antonelliani e il cortile che tornerà a essere fruibile per incontri e manifestazioni. L’idea è che il portone di Casa Bossi resti aperto da mattina a sera perchè questo è un luogo che deve continuare a essere a disposizione della città».

Alla visita era presente anche la responsabile progetti strategici e culturali del Comune, Benedetta Baraggioli, la quale ha lanciato un invito: «Lo dico soprattutto ai novaresi che hanno vissuto Casa Bossi come luogo condiviso: andate oltre l’erba alta e il fatto che ancora il cantiere non è visibile. La Sovrintendenza mette giustamente dei veti e i tempi si allungano, ma questo è il primo progetto concreto di restauro: l’unica possibilità per recuperare un bene che altrimenti sarebbe andato perduto».

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«Casa Bossi rivivrà nel segno di Antonelli, l’edificio non sarà stravolto»

L’ha detto l’architetto Cinquetti, incaricato del recupero del palazzo antonelliano. «Un cantiere difficile, dialoghiamo con la Sovrintendenza. Progetto definitivo con l’inizio del 2025»

«Alessandro Antonelli aveva concepito Casa Bossi con dei canoni innovativi e noi vogliamo mantenere il suo stile. Fortunatamente ci sono i documenti: li stiamo analizzando proprio per non stravolgere l’edificio. Cercheremo di recuperare tutto ciò che caratterizza storicamente il palazzo, e dove non sarà possibile, eviteremo qualsiasi tipo di “falso storico”, cercando di mettere in evidenza quello che è nuovo, che comunque dovrà sposarsi con l’originale».

Così l’architetto Pier Massimo Cinquetti di Base engineering, lo studio incaricato da Ream Sgr con la società Asset, di progettare il restauro dell’edificio antonelliano. L’ha detto durante la visita guidata organizzata dal Comune in occasione di Artlab, la due giorni che si è appena conclusa a Novara dove si è parlato di rigenerazione urbana attraverso al cultura.

«Questi mesi sono serviti per eseguire i saggi compiuti dai ricercatori del centro conservazione restauro “La Venaria Reale” dai quali sono emersi interventi decorativi di epoche diverse – ha continuato Cinquetti -. Su questo, in modo particolare, si basa l’interlocuzione con la Sovrintendenza. I ponteggi ancora non ci sono e probabilmente non ci saranno ancora per qualche mese, ma questo non significa che non stiamo lavorando. Sia Ream che il Comune “mi stanno tirando per la giacchetta” affinché si possano iniziare i lavori nel più breve tempo possibile. Casa Bossi è un cantiere difficile e questa è la fase più delicata: stiamo valutando e datando ogni stratificazione per capire a quale periodo sia più giusto riportare il sito, sempre nel rispetto del progetto antonelliano. Per questo motivo l’analisi delle decorazioni è fondamentale per poter dialogare con la Soprintendenza. La nostra speranza è di ricevere entro fine anno un parere sulla nostra idea progettuale, in modo da presentare il progetto definitivo all’inizio del 2025».

Cinquetti ha poi aggiunto che «il 70% dei serramenti, realizzati in legno Douglas nel 1850, tra i primi importati in Italia, saranno recuperati attraverso un’opera di restauro. Un progetto chiesto dalla Sovrintendenza e da presentare al Ministero per cercare di ricevere un finanziamento. Due gli ascensori da posizionare vicino alle scale di servizi per non rovinare la maestosità di quella principale. È previsto anche il recupero dei balconi e delle facciate, così come le pareti esistenti: nessuna sarà abbattuta e questo renderà complicata la progettazione degli appartamenti con una concezione attuale, ma diversamente rischieremmo di cambiare modificare un equilibrio consolidato nel tempo». Su quest’ultimo punto l’architetto ha specificato: «Si tratterà di alloggi destinati a locazioni temporanee per motivi di studio e lavoro. La parte destinata agli uffici dovrà comunque essere fruibile al pubblico quando verranno organizzate giornate di visita mentre il piano terra sarà destinato alla ristorazione: non un supermercato o un fast food (ha detto sorridendo, ndr) ma spazi adeguati al contesto. Così come le stanze riservate al Centro studi antonelliani e il cortile che tornerà a essere fruibile per incontri e manifestazioni. L’idea è che il portone di Casa Bossi resti aperto da mattina a sera perchè questo è un luogo che deve continuare a essere a disposizione della città».

Alla visita era presente anche la responsabile progetti strategici e culturali del Comune, Benedetta Baraggioli, la quale ha lanciato un invito: «Lo dico soprattutto ai novaresi che hanno vissuto Casa Bossi come luogo condiviso: andate oltre l’erba alta e il fatto che ancora il cantiere non è visibile. La Sovrintendenza mette giustamente dei veti e i tempi si allungano, ma questo è il primo progetto concreto di restauro: l’unica possibilità per recuperare un bene che altrimenti sarebbe andato perduto».

Cecilia Colli

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore