Cavalcavia 25 Aprile, monitoraggi costanti ma non sulle rampe di accesso

Ieri si è svolta la commissione durante la quale il sindaco ha fatto la cronistoria dell'opera dal 1969 al 2020, ribadendo più volte: «Sarà al magistratura a fare chiarezza». I consiglieri di minoranza hanno insistito sulla responsabilità politica

Dal 1990 al 2020 il cavalcavia è stato monitorato in diversi punti, numerosi gli interventi di manutenzione, ma nulla è stato fatto nell’area che domenica 9 ottobre è crollata causando la voragine in direzione Sant’Agabio. Un concetto che il sindaco Alessandro Canelli ha ribadito più volte durante la commissione di ieri, 17 ottobre, da lui stesso convocata – ci ha tenuto a sottolinearlo – «per chiarire che su questo viadotto non c’è stata disattenzione, ma una costante attività di interventi. Sarà la magistratura a stabilire se ci sono stati profili di responsabilità. Le autorità competenti stanno facendo il loro lavoro e noi abbiamo trasmesso la documentazione richiesta».

Nei giorni scorsi, infatti, la Procura di Novara ha aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di crollo colposo, al momento a carico di ignoti. «Si è trattato del cedimento della muratura di contenimento del terrapieno» ha ribadito il sindaco, che ha poi fatto tutta la cronistoria del cavalcavia dal suo anno di costruzione, il 1969, a oggi. Nel 1990 il primo intervento a seguito del cedimento sulla superficie stradale; nel 2002 un intervento di sistemazione delle travi e nel 2006 sono stati posati i nuovi guard rail. Tra il 2013 e il 2014 a seguito di un sopralluogo gli interventi hanno riguardato i muri di contenimento verso viale Curtatone, ma «nulla invece fu disposto in merito alla rampa opposta del cavalcavia, già oggetto di intervento nel 1990, utilizzandone peraltro gli studi ed i rilievi».

«A febbraio 2015 è stato constatato un repentino incremento dello spostamento dei muri interessati dal progetto originario in corrispondenza del piano stradale, si è disposto pertanto l’avvio immediato della progettazione esecutiva e si è convocata immediatamente la ditta per il giorno successivo – ha proseguito il Canelli -. Nel 2016 è stato approvato il certificato di regolare esecuzione e la relazione sul conto finale dei lavori suddetti. Dopo la caduta del ponte Morandi avvenuta nell’agosto del 2018, abbiamo richiesto immediatamente agli uffici tecnici di effettuare un monitoraggio straordinario su tutti i ponti, i viadotti e i cavalcavia e cavalca ferrovia della città. E infatti, nel periodo 2018/2019, la società 4EMME di Bolzano nell’ambito del censimento e dell’ispezione dei ponti stradali, ha condotto la verifica del ponte del XXV Aprile mediante ispezione visiva primaria su sette campate e nessun tecnico evidenzia la necessità di interventi sulle rampe del cavalcavia». Infine nel 2020 viene deciso di asfaltare e il lavoro viene effettuato nel 2022.

«Ci sono immagini fotografiche recenti che evidenziano fessurazioni longitudinali già evidenti almeno dal 2012 e le cui condizioni non paiono cambiare in modo significativo negli anni, del tutto compatibili con un normale logorio, non idoneo ad allertare ulteriori interventi» ha aggiunto il sindaco al termine della relazione. E ha poi ribadito: «Come mai il tecnico che nel 2014 ha lanciato l’alert, ha poi eseguito lavori parziali? E perchè nel 2018 non ha controllato le rampe? Posso immaginare che non lo abbia ritenuto necessario, ma non è compito nostro stabilire le motivazioni o fare il processo alle intenzioni. Non vorrei che passasse un concetto sbagliato e che io voglia puntare il dito contro contro qualcuno: nei nostri uffici ci sono persone che hanno lavorato dal ’74 al 2000 e che sapevano come fare il proprio lavoro».

I consiglieri di minoranza hanno però parlato di responsabilità politica. In particolare il capogruppo del Pd, Nicola Fonzo: «Non siamo quelli che espongono il cappio in un’aula di eletti, ma noi avevamo chiesto subito le dimissioni dell’assessore ai Lavori Pubblici Rocco Zoccali augurandoci di vederci in commissione con il nuovo assessore. Invece lui se ne sta lì seduto di fianco al sindaco e non apre bocca». Fonzo ha poi citato una relazione fatta dall’ufficio tecnico nel 2016 in cui si parla di «deformazioni incrementali che potrebbero continuare indefinitamente fino a portare il manufatto ad una condizione di perdita di equilibrio e conseguente crollo. Verosimilmente tale scenario sarebbe anticipato da più vistosi segnali di dissesto che comporterebbero le dovute opere di presidio e sgombero, ma già allo stato attuale la traslazione orizzontale è sufficientemente ampia da generare uno scivolamento verso il basso del rilevato a tergo del muro tanto che il piano carrabile laterale presenta un cedimento dell’ordine del centimetro.
Obiettivo dell’intervento è quello di fornire alla struttura esistente un adeguato apporto in termini di rigidezza e resistenza, con elementi costruttivi capaci di fronteggiare le sollecitazioni ordinarie e straordinarie a cui il manufatto è soggetto».

«Ma chi decide quali manutenzione devono essere eseguite e in quali punti?» ha chiesto la consigliera del Pd, Cinzia Spilinga. «Ogni opera è accompagnata da un piano – ha risposto il sindaco, ripetendo – perchè nel 2018 è stato deciso di non controllare le rampe? Lo decideranno le autorità competenti. Non vediamo l’ora che venga fatta chiarezza perché nel caso in cui ci siano stati errori si possano evitare in futuro».

La consigliere del Pd, Milù Allegra, ha chiesto di «ripensare alla situazione viabilistica. Possiamo cogliere questa occasione per fare in modo che le persone cambino abitudini e imparino a lasciare a casa l’auto» mentre il collega Mattia Colli Vignarelli ha dichiarato: «Mi aspettavo risposte sul problema del traffico e lo stato di salute delle infrastrutture. Le responsabilità politiche sono evidenti, le risposte sul futuro sono arrivate solo da noi».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Ieri si è svolta la commissione durante la quale il sindaco ha fatto la cronistoria dell’opera dal 1969 al 2020, ribadendo più volte: «Sarà al magistratura a fare chiarezza». I consiglieri di minoranza hanno insistito sulla responsabilità politica

Dal 1990 al 2020 il cavalcavia è stato monitorato in diversi punti, numerosi gli interventi di manutenzione, ma nulla è stato fatto nell’area che domenica 9 ottobre è crollata causando la voragine in direzione Sant’Agabio. Un concetto che il sindaco Alessandro Canelli ha ribadito più volte durante la commissione di ieri, 17 ottobre, da lui stesso convocata – ci ha tenuto a sottolinearlo – «per chiarire che su questo viadotto non c’è stata disattenzione, ma una costante attività di interventi. Sarà la magistratura a stabilire se ci sono stati profili di responsabilità. Le autorità competenti stanno facendo il loro lavoro e noi abbiamo trasmesso la documentazione richiesta».

Nei giorni scorsi, infatti, la Procura di Novara ha aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di crollo colposo, al momento a carico di ignoti. «Si è trattato del cedimento della muratura di contenimento del terrapieno» ha ribadito il sindaco, che ha poi fatto tutta la cronistoria del cavalcavia dal suo anno di costruzione, il 1969, a oggi. Nel 1990 il primo intervento a seguito del cedimento sulla superficie stradale; nel 2002 un intervento di sistemazione delle travi e nel 2006 sono stati posati i nuovi guard rail. Tra il 2013 e il 2014 a seguito di un sopralluogo gli interventi hanno riguardato i muri di contenimento verso viale Curtatone, ma «nulla invece fu disposto in merito alla rampa opposta del cavalcavia, già oggetto di intervento nel 1990, utilizzandone peraltro gli studi ed i rilievi».

«A febbraio 2015 è stato constatato un repentino incremento dello spostamento dei muri interessati dal progetto originario in corrispondenza del piano stradale, si è disposto pertanto l’avvio immediato della progettazione esecutiva e si è convocata immediatamente la ditta per il giorno successivo – ha proseguito il Canelli -. Nel 2016 è stato approvato il certificato di regolare esecuzione e la relazione sul conto finale dei lavori suddetti. Dopo la caduta del ponte Morandi avvenuta nell’agosto del 2018, abbiamo richiesto immediatamente agli uffici tecnici di effettuare un monitoraggio straordinario su tutti i ponti, i viadotti e i cavalcavia e cavalca ferrovia della città. E infatti, nel periodo 2018/2019, la società 4EMME di Bolzano nell’ambito del censimento e dell’ispezione dei ponti stradali, ha condotto la verifica del ponte del XXV Aprile mediante ispezione visiva primaria su sette campate e nessun tecnico evidenzia la necessità di interventi sulle rampe del cavalcavia». Infine nel 2020 viene deciso di asfaltare e il lavoro viene effettuato nel 2022.

«Ci sono immagini fotografiche recenti che evidenziano fessurazioni longitudinali già evidenti almeno dal 2012 e le cui condizioni non paiono cambiare in modo significativo negli anni, del tutto compatibili con un normale logorio, non idoneo ad allertare ulteriori interventi» ha aggiunto il sindaco al termine della relazione. E ha poi ribadito: «Come mai il tecnico che nel 2014 ha lanciato l’alert, ha poi eseguito lavori parziali? E perchè nel 2018 non ha controllato le rampe? Posso immaginare che non lo abbia ritenuto necessario, ma non è compito nostro stabilire le motivazioni o fare il processo alle intenzioni. Non vorrei che passasse un concetto sbagliato e che io voglia puntare il dito contro contro qualcuno: nei nostri uffici ci sono persone che hanno lavorato dal ’74 al 2000 e che sapevano come fare il proprio lavoro».

I consiglieri di minoranza hanno però parlato di responsabilità politica. In particolare il capogruppo del Pd, Nicola Fonzo: «Non siamo quelli che espongono il cappio in un’aula di eletti, ma noi avevamo chiesto subito le dimissioni dell’assessore ai Lavori Pubblici Rocco Zoccali augurandoci di vederci in commissione con il nuovo assessore. Invece lui se ne sta lì seduto di fianco al sindaco e non apre bocca». Fonzo ha poi citato una relazione fatta dall’ufficio tecnico nel 2016 in cui si parla di «deformazioni incrementali che potrebbero continuare indefinitamente fino a portare il manufatto ad una condizione di perdita di equilibrio e conseguente crollo. Verosimilmente tale scenario sarebbe anticipato da più vistosi segnali di dissesto che comporterebbero le dovute opere di presidio e sgombero, ma già allo stato attuale la traslazione orizzontale è sufficientemente ampia da generare uno scivolamento verso il basso del rilevato a tergo del muro tanto che il piano carrabile laterale presenta un cedimento dell’ordine del centimetro.
Obiettivo dell’intervento è quello di fornire alla struttura esistente un adeguato apporto in termini di rigidezza e resistenza, con elementi costruttivi capaci di fronteggiare le sollecitazioni ordinarie e straordinarie a cui il manufatto è soggetto».

«Ma chi decide quali manutenzione devono essere eseguite e in quali punti?» ha chiesto la consigliera del Pd, Cinzia Spilinga. «Ogni opera è accompagnata da un piano – ha risposto il sindaco, ripetendo – perchè nel 2018 è stato deciso di non controllare le rampe? Lo decideranno le autorità competenti. Non vediamo l’ora che venga fatta chiarezza perché nel caso in cui ci siano stati errori si possano evitare in futuro».

La consigliere del Pd, Milù Allegra, ha chiesto di «ripensare alla situazione viabilistica. Possiamo cogliere questa occasione per fare in modo che le persone cambino abitudini e imparino a lasciare a casa l’auto» mentre il collega Mattia Colli Vignarelli ha dichiarato: «Mi aspettavo risposte sul problema del traffico e lo stato di salute delle infrastrutture. Le responsabilità politiche sono evidenti, le risposte sul futuro sono arrivate solo da noi».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore