La violenta lite era avvenuta nella piazza del paese, sotto gli occhi di decine di persone. Insulti, botte, inseguimento, e alla fine le armi, un coltello e perfino un machete. Era la sera del 22 maggio 2015 in centro a Cerano, di fronte a un bar, e all’epoca si era parlato addirittura di tentato omicidio. Per quei fatti C.A., 47 anni, residente in paese (la cui imputazione iniziale era stata derubricata in lesioni), è stato condannato a 2 anni e un mese di reclusione, con sentenza definitiva. Irreperibile l’avversario, H.K., marocchino di 42 anni che nell’aggressione ebbe la peggio rimanendo ferito al torace e al braccio. Oltre che vittima era a sua volta imputato di lesioni ai danni dell’italiano, e ha rimediato 2 anni.
La ricostruzione dei fatti era avvenuta grazie alle testimonianze di alcuni ragazzi che quella sera assistettero ai fatti, ai carabinieri che sentirono i presenti alla lite e al medico legale che successivamente visitò il marocchino. Da quanto emerso la lite si era sviluppata in due momenti: prima i due vennero alle mani e furono separati da alcune persone; poi, quando C.A. era già salito in auto per andarsene a casa, H.K. lo aveva raggiunto impugnando un coltello; l’italiano era sceso dall’auto e lo avrebbe affrontato, anche lui armato. La peggio per l’extracomunitario che fu raggiunto da un fendente al torace e al bicipite e riportò anche la frattura di una caviglia. Fu trovato dai carabinieri seduto, sanguinante, su una sedia all’esterno del bar; l’avversario fu rintracciato a casa. Una ricostruzione sempre contestata dalle difese: quella del ceranese aveva invocato la legittima difesa, quella del quarantenne aveva fatto riferimento a una provocazione all’insegna della discriminazione razziale.