Cerca di investire gli amici con l’auto, condannato a 8 mesi

M.G., ventisettenne residente in città che ha già scontato tutta la pena in custodia cautelare ai domiciliari, essendo stato all’epoca arrestato e rinviato a giudizio per tentato omicidio, poi derubricato dal tribunale nell’accusa meno grave di lesioni personali

Aveva cercato di investire i due amici al culmine di una discussione, inseguendoli per strada con la sua auto. Per il fatto avvenuto la notte fra il 3 e il 4 ottobre 2017 in via Beltrami a Novara, la Corte di Cassazione ha confermato e reso definitiva la condanna a 8 mesi di reclusione per M.G., ventisettenne residente in città che ha già scontato tutta la pena in custodia cautelare ai domiciliari, essendo stato all’epoca arrestato e rinviato a giudizio per tentato omicidio, poi derubricato dal tribunale nell’accusa meno grave di lesioni personali. Il difensore aveva provato a chiedere anche l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi e il riconoscimento della provocazione, che non è stata concessa dai giudici.

La sera dei fatti tre giovani novaresi rientravano da una serata trascorsa al bar. Già li avevano discusso. Poi, andando verso casa, la situazione era degenerata: in base a quanto raccontato da uno dei trasportati, l’imputato era salito nella sua Fiat Panda cercando di investirli. I due amici erano riusciti a evitare l’impatto ma il rivale, non contento, aveva fatto inversione in mezzo alla strada ritentandoci una seconda volta. La coppia era salita sul marciapiede. L’altro si era lanciato all’inseguimento. Nel suo percorso si era messa in mezzo la vettura di un poliziotto fuori servizio, passando e vedendo la scena, gli aveva tagliato la strada, bloccandolo. «Ero arrabbiato perché il mio amico mi ha rotto il vetro del finestrino durante una discussione. Volevo solo fermarlo, non ucciderlo», si era giustificato M.G., che sui motivi del litigio era stato però vago: «Stavamo parlando di un amico comune ed eravamo in disaccordo. Ma non ricordo bene cosa dicevamo». La ragazza era intervenuta per dividerli. Anche le due vittime avevano confermato che i tentativi di investimento erano legati ai danni provocati all’auto del novarese. Arrestato per tentato omicidio l’accusa era caduta al processo dal momento che non era emersa una volontà di uccidere. La condanna è quindi arrivata per lesioni.

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M.G., ventisettenne residente in città che ha già scontato tutta la pena in custodia cautelare ai domiciliari, essendo stato all’epoca arrestato e rinviato a giudizio per tentato omicidio, poi derubricato dal tribunale nell’accusa meno grave di lesioni personali

Aveva cercato di investire i due amici al culmine di una discussione, inseguendoli per strada con la sua auto. Per il fatto avvenuto la notte fra il 3 e il 4 ottobre 2017 in via Beltrami a Novara, la Corte di Cassazione ha confermato e reso definitiva la condanna a 8 mesi di reclusione per M.G., ventisettenne residente in città che ha già scontato tutta la pena in custodia cautelare ai domiciliari, essendo stato all’epoca arrestato e rinviato a giudizio per tentato omicidio, poi derubricato dal tribunale nell’accusa meno grave di lesioni personali. Il difensore aveva provato a chiedere anche l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi e il riconoscimento della provocazione, che non è stata concessa dai giudici.

La sera dei fatti tre giovani novaresi rientravano da una serata trascorsa al bar. Già li avevano discusso. Poi, andando verso casa, la situazione era degenerata: in base a quanto raccontato da uno dei trasportati, l’imputato era salito nella sua Fiat Panda cercando di investirli. I due amici erano riusciti a evitare l’impatto ma il rivale, non contento, aveva fatto inversione in mezzo alla strada ritentandoci una seconda volta. La coppia era salita sul marciapiede. L’altro si era lanciato all’inseguimento. Nel suo percorso si era messa in mezzo la vettura di un poliziotto fuori servizio, passando e vedendo la scena, gli aveva tagliato la strada, bloccandolo. «Ero arrabbiato perché il mio amico mi ha rotto il vetro del finestrino durante una discussione. Volevo solo fermarlo, non ucciderlo», si era giustificato M.G., che sui motivi del litigio era stato però vago: «Stavamo parlando di un amico comune ed eravamo in disaccordo. Ma non ricordo bene cosa dicevamo». La ragazza era intervenuta per dividerli. Anche le due vittime avevano confermato che i tentativi di investimento erano legati ai danni provocati all’auto del novarese. Arrestato per tentato omicidio l’accusa era caduta al processo dal momento che non era emersa una volontà di uccidere. La condanna è quindi arrivata per lesioni.

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