Che ne sarà dell’anima di Casa Bossi?

Ieri pomeriggio, 13 maggio, all’Arengo del Broletto, Ream Sgr, la società torinese che si è aggiudicata il bando di gara per il recupero di Casa Bossi, ha ufficialmente presentato il progetto (leggi qui l’articolo completo). Niente di nuovo rispetto a quello che era già noto da anni, tranne la tempistica: inizio lavori autunno 2022, consegna lavori entro la fine del 2024.

Vuol dire che questa volta ci siamo davvero: tra pochi mesi si insedierà il cantiere, i lavori proseguiranno come da cronoprogramma, entro due anni il recupero sarà completato. E vuole anche dire che la prossima estate sarà l’ultima con gli spettacoli nel cortile, le visite guidate alle meraviglie delle stanze abbandonate (la stanza con la prospettiva inversa della Cupola…), gli incontri e i corsi di formazione.

Per quasi trent’anni, da quando alla fine degli anni Ottanta è stata conferita al Comune, la dimora antonelliana è stata lasciata in completo stato di abbandono e degrado; fino al 2010 quando un gruppo di zelanti volontari, carichi di idee, sudore e badili, hanno costituito il Comitato d’Amore per Casa Bossi permettendo alla dimora di riprendere vita e di diventare uno dei punti di riferimento culturali della città di Novara.

Nonostante il continuo e instancabile impegno del Comitato e di tutte le associazioni coinvolte nel corso degli anni, il lento e inesorabile declino della Casa è ormai sotto gli occhi di tutti: così non si può andare avanti ed è per questo che il recupero è diventato più che mai necessario. Chi ha “vissuto” la dimora in tutti questi anni e ha respirato la storia che ogni angolo trasuda si pone, però, una legittima domanda: che ne sarà dell’anima di Casa Bossi?

Allo stato attuale delle cose, un duplice pensiero attraversa queste persone inducendo sentimenti opposti tra loro, ma forse anche complementari: da una parte il fiato sospeso per l’attesa dell’esito del restauro di “una vecchia signora novarese”, dall’altra il dolore per la consapevolezza che quello che è stato non ci sarà più.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Che ne sarà dell’anima di Casa Bossi?

Ieri pomeriggio, 13 maggio, all’Arengo del Broletto, Ream Sgr, la società torinese che si è aggiudicata il bando di gara per il recupero di Casa Bossi, ha ufficialmente presentato il progetto (leggi qui l’articolo completo). Niente di nuovo rispetto a quello che era già noto da anni, tranne la tempistica: inizio lavori autunno 2022, consegna lavori entro la fine del 2024.

Vuol dire che questa volta ci siamo davvero: tra pochi mesi si insedierà il cantiere, i lavori proseguiranno come da cronoprogramma, entro due anni il recupero sarà completato. E vuole anche dire che la prossima estate sarà l’ultima con gli spettacoli nel cortile, le visite guidate alle meraviglie delle stanze abbandonate (la stanza con la prospettiva inversa della Cupola…), gli incontri e i corsi di formazione.

Per quasi trent’anni, da quando alla fine degli anni Ottanta è stata conferita al Comune, la dimora antonelliana è stata lasciata in completo stato di abbandono e degrado; fino al 2010 quando un gruppo di zelanti volontari, carichi di idee, sudore e badili, hanno costituito il Comitato d’Amore per Casa Bossi permettendo alla dimora di riprendere vita e di diventare uno dei punti di riferimento culturali della città di Novara.

Nonostante il continuo e instancabile impegno del Comitato e di tutte le associazioni coinvolte nel corso degli anni, il lento e inesorabile declino della Casa è ormai sotto gli occhi di tutti: così non si può andare avanti ed è per questo che il recupero è diventato più che mai necessario. Chi ha “vissuto” la dimora in tutti questi anni e ha respirato la storia che ogni angolo trasuda si pone, però, una legittima domanda: che ne sarà dell’anima di Casa Bossi?

Allo stato attuale delle cose, un duplice pensiero attraversa queste persone inducendo sentimenti opposti tra loro, ma forse anche complementari: da una parte il fiato sospeso per l’attesa dell’esito del restauro di “una vecchia signora novarese”, dall’altra il dolore per la consapevolezza che quello che è stato non ci sarà più.

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