Per l’uomo le figlie dovevano stare quasi sempre in casa: niente lavoro, niente uscite con le amiche, nessuna relazione interpersonale, soprattutto con gli uomini. Anche per questo motivo controllava di continuo i loro cellulari e, in qualche caso, alzava le mani se scopriva che avevano disubbidito. Poi, visto il suo vizio di spendere soldi alle macchinette, in qualche occasione chiedeva un sostegno economico, che immancabilmente andava a «sperperare» ai videogiochi.
Dopo la denuncia di moglie e figlie un settantenne di origine tunisina residente a Novara, M.A., già sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento alle vittime, in tribunale è stato condannato a 2 anni e mezzo di carcere per maltrattamenti in famiglia nei confronti delle ragazze e anche per il reato di «esercizio arbitrario delle proprie ragioni», visto che l’uomo pretendeva da una delle due la metà dello stipendio. Inizialmente la procura aveva contestato l’estorsione, ma i giudici hanno riqualificato l’imputazione.
Secondo quanto è stato denunciato a volte l’uomo frugava nella borsa della figlia più piccola a caccia del portafoglio, soprattutto se lei si rifiutava di dargli qualche banconota. Era andato anche oltre, con qualche minaccia di morte: «Io ti sgozzo. Vado in prigione così lì mangio e bevo gratis». Nel settembre del 2021 le aveva mostrato un coltello da cucina, dicendole che lo avrebbe usato se lei fosse uscita con gli amici; per sfuggire alla furia la giovane si era chiusa in camera. Il 10 febbraio del 2022, quando lei aveva opposto resistenza alla consegna dei soldi dello stipendio, l’aveva afferrata per i capelli e le aveva tirato degli schiaffi, fino a quando si erano messo in mezzo madre e sorella per dividerli. Anche la figlia più grande dell’uomo aveva subito minacce e percosse.