«Ci vuole concretezza. Guardiamo avanti senza dimenticarci di niente e nessuno»

Ripartire. Questa è la parola d’ordine sulla quale, è inutile negarlo, siamo tutti concentrati. Una ripartenza basata sul lavoro individuale ma che va declinata in un contesto sociale in cui tutti siamo inseriti. A questo proposito abbiamo rivolto qualche domanda al primo cittadino di Novara, Alessandro Canelli, proprio sul tema della ripresa, i sostegni economici e le prospettive future.

Sindaco Canelli, domani è il 4 maggio e le persone hanno percepito questa data come l’inizio del ritorno alla normalità. Pensando agli spostamenti delle persone, il comune di Milano ha studiato un piano strategico di mobilità. Come si sta muovendo Novara?
Bisogna fare una premessa. Siamo in una situazione sanitaria che ancora non è stata risolta, che ha bisogno di un alto livello di attenzione riguardo alle misure di distanziamento e di contenimento delle dinamiche di diffusione del virus. Contestualmente, abbiamo comunque bisogno di una graduale riapertura per ricominciare a dare un po’ di fiato a quel comparto che in questi due mesi ha sofferto di più, che poi è quello dei lavoratori autonomi. C’è una platea di persone che in questo periodo ha continuato a percepire lo stipendio ed è stata colpita “solo” dal punto di vista psicologico, ma tutta un’altra che ne ha sofferto anche e sopratutto economicamente. Rifacendomi alla domanda, dobbiamo considerare che noi non siamo Milano, non abbiamo le stesse infrastrutture ma nemmeno le stesse esigenze. Cerchiamo di calare le cose nel nostro contesto, quello di una città di medie dimensioni.

Su quali aspetti della ripartenza sta lavorando l’amministrazione?
Il documento è in fase di ultimazione e prende in considerazioni diversi settori sociali: famiglia, disabili, anziani, mobilità, lavoro, scuola, sport, cultura, sanità. Tutte le scelte dovranno essere coerenti con quello che si deciderà a livello nazionale. Uno dei grossi problemi da affrontare fin da subito, ad esempio, è quello di dove mettere i figli una volta tornati al lavoro. In questo periodo la situazione è stata attenuata da alcune misure in vigore: lo smart working, congedi parentali o misure economiche da parte della Regione e del governo per sostenere le famiglie escluse dalle prime due agevolazioni. In questo contesto il Comune ha la funzione di organizzare misure alternative.

A cosa si riferisce?
Nelle prossime settimane con le associazioni e le parrocchie porteremo avanti un progetto di organizzazione di centri estivi sulla città in un numero maggiore rispetto a quelli tradizionalmente attivati in modo da occupare più spazi come i cortili delle scuole, le parrocchie, gli spazi aperti e strutture mai considerate a questo scopo. Si avranno, così, meno bambini concentrati e più personale da impiegare. Tutto nel rispetto delle normative che speriamo ci vengano presto indicate. Poi, vista la situazione, mi verrebbe da dire a chi è a casa in smart working di non mandare i figli al centro estivo, magari di cercare di organizzarsi in altro modo.

Sempre in tema di bambini, come pensa di organizzare l’apertura degli asili nido e delle scuole dell’infanzia?
È tutto molto legato all’evoluzione epidemiologica. Mi auguro che a settembre la situazione sia migliorata: in questo momento è prematuro lanciare idee risolutive ma avremo tempo per poterlo fare.

Con l’inizio, si spera, delle scuole a settembre come saranno organizzati i mezzi pubblici?
Stiamo pensando a diverse soluzioni come quella di utilizzare autobus più grandi oppure l’aumento dei numero delle corse. Tutte decisioni che però hanno un’incidenza sui costi. Sto parlando di un’azienda che ha subito una perdita economica importantissima.

 

 

Da un punto di vista più generale, invece, come state organizzando il trasporto pubblico?
La Sun è inserita in un protocollo e sta mettendo in atto soluzioni tecniche per poter minimizzare il rischio di contagio e da diverse settimane ha attivato l’orario estivo. Faremo alcune richieste all’azienda che vada nella direzione di ridurre i costi rivendendo le corse e le linee, questo per non gravare sul personale ma lavorare sulla parte economica. Stiamo anche aspettando le decisioni del governo sui contributi al trasporto pubblico locale, La ricaduta sociale, invece, continua ad andare nella direzione di sconsigliare l’uso dei mezzi pubblico nonostante siano state messe in atto entrate contingentate, ingienizzazione costante e l’uso obbligatorio della mascherina.

In queste settimane le associazioni ambientaliste della città le hanno lanciato diversi appelli e suggerimenti per ripensare a una nuova mobilità sostenibile, cosa ne pensa?
Belle idee ma poco concretizzabili, dobbiamo viaggiare meno sulla filosofia e più sulla concretezza. La nostra è una città di medie dimensioni: va incentivato il trasporto individuale così come la bicicletta o il monopattino, quest’ultimo oggetto di uno studio da parte dell’assessorato. Ma in città ci sono già numerose persone che utilizzano la bici per spostarsi.

Un altro argomento di cui si dibatte molto è quello della cultura e degli spettacoli dal vivo. Crede che Novara sarà in grado di risollevarsi?
La situazione è in continuo divenire, dunque non si può avere un’idea precisa. Stiamo, però, ragionando con le maggiori istituzioni culturali per capire come si possa declinare la loro attività in questo contesto. Sono scenari che cambiano, si spingerà sull’on line e lo streaming ma è ovvio che non è la stessa cosa che assistere a uno spettacolo dal vivo: serve la socializzazione e la partecipazione, vedere il teatro senza poterci andare si perde tutto il fascino. Cerchiamo comunque di studiare delle soluzioni che possano coniugare l’esigenza della cultura di avere il pubblico presente in sala con la tutela della salute: se ci sarà la possibilità di avere più date invece che una sola, percorreremo anche questa strada.

Per quanto riguarda il Premio Cantelli, che sarebbe dovuto essere l’appuntamento culturale di punta del 2020, quali garanzie può dare?
Non voglio escludere alcuna possibilità, tra l’altro so che il Teatro Coccia sta lavorando con idee innovative. Piuttosto dobbiamo considerare il fatto che stiamo parlando di un teatro oggetto di ristrutturazione; sono già iniziati i lavori sull’impiantistica, a giugno quelli di ignifugazione, il palcoscenico in estate e nel frattempo sarà affidato l’incarico progettuale per l’antincendio. L’obiettivo è quello di restituire a fine ottobre un teatro che non era più agibile da anni.

Parliamo di sport. A parte il decreto nazionale in tema di allenamenti, come pensa di muoversi con le società sportive?
Vogliamo andare nella direzione di far riprendere l’attività motoria di base sopratutto per bambini e anziani e di farlo in sicurezza utilizzando spazi aperti come parchi o impianti sportivi all’aperto dove è possibile mantenere le distanze. Questo, però, non subito ma solo dopo il 20 maggio. Per il resto aspettiamo le successive direttive nazionali per la ripresa degli sport individuali e di gruppo.

Tornando un attimo al sostegno alle persone in difficoltà, come sta andando il Fondo AiutiAmo Novara attivato in collaborazione con la Fondazione comunità del novarese?
A oggi ha raccolto 286 donazione per un totale di 150000 euro con i quali abbiamo intenzione di dare continuità all’assistenza alimentare e dare più sostegno economico a una fascia di popolazione per quanto riguarda le bollette e gli affitti. Si tratta sia di persone in forti difficoltà economiche, circa 900 nuclei famigliari, che venivano già seguiti dai servizi sociali e dalla Caritas, sia di persone che prima dell’emergenza vivevano dignitosamente e che in seguito non hanno più potuto lavorare trovandosi in forte disagio perché le misure del governo centrale tardano ad arrivare o comunque no sono sufficienti. Abbiamo stimato che a Novara in totale sono coinvolti circa 1200 famiglie.

Sono fondi che avete già stanziato?
Non ancora perchè vogliamo capire quali sono le misure economiche da parte del governo in tema di supporto alimentare, alle bollette e agli affitti. Ne abbiamo parlato in Anci (Associazione nazionale comuni italiani, ndr.) e non abbiamo ancora capito se il sostegno verrà dato tramite l’Inps o i Comuni. Una volta capito, decideremo di utiizzare il fondo a integrazione anche inserendo risorse comunali sulla base di un ragionamento sul bilancio che ha registrato un calo di gettito molto forte.

Avete elaborato un piano per far fronte alla mancate entrate nelle casse comunali?
Ho avuto un’audizione mercoledì in commissione bilancio di Camera e Senato come rappresentante di Anci dove ho spiegato quali sono le nostre richieste che si badano su quattro pilastri: intanto il governo ha intenzione di dare 3 miliardi di euro ai Comuni per compensare le minori entrate. Ma secondo uno studio di Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale all’interno di Anci, ndr.) sono stati previsti tre scenari: il più ottimistico dice che i Comuni italiani avranno un buco di 3,7 miliardi di euro, quello medio 5,4 miliardi e quello peggiore 8,2. Abbiamo fatto un sondaggio tra tutti i capoluoghi, hanno risposto in 56 e lo scenario che è emerso è tra medio e peggiore con un’ipotesi che si aggira intorno ai 7 miliardi. Si costituirà, così, un tavolo di monitoraggio tecnico con il ministero che in modo scientifico monitorerà gli effettivi scostamenti dal previsionale al gettito con maggiore previsione. Il governo comincerà, speriamo, a devolvere i primi 3 miliardi e a settembre saremo in grado di capire meglio quanto manca. Inoltre abbiamo ottenuto dal governo la sospensione del pagamento della quota in conti capitale dei mutui dei Comuni che in pratica consente di avere minori uscite nel 2020. Abbiamo anche ottenuto di svincolare l’avanzo di amministrazione da utilizzare sulla spesa corrente destinata al sociale. Infine potremo abbassare al percentuale di accantonamento al fondo crediti di dubbia esegibilità per circa un milione di euro.

In particolare il comune di Novara cosa sta facendo?
Queste sono strategie concordate che consentono di raggiungere il pareggio di bilancio e avere risorse per incrementare la spesa sociale. Noi stiamo facendo un monitoraggio dei vari settori all’interno degli uffici. Ad esempio abbiamo provato che lo smart working funziona molto bene e consente di ottene aiuti economici da parte della Regione mantenendo comunque un alto livello di standard lavorativo: in questo periodo hanno lavorato da casa 250 dipendenti comunali su 650; se potremo continuare in questo modo, risparmieremo utenze e spese per il funzionamento degli uffici.

In conclusione, secondo lei quali sono gli errori che il governo centrale e quello regionale hanno commesso in questa situazione emergenziale?
Intanto bisogna considera che si è trattato di una situazione che ha messo in difficoltà il mondo intero. L’errore iniziale è stato quello di sottovalutare la portata di questo tsunami. Esemplificativo il fatto che dopo la prima settimana di chiusura delle scuole si era ancora in dubbio sul da farsi e con la Regione abbiamo insistito perché restassero chiuse. L’errore di valutazione ha creato un ritardo organizzativo e di strategie ed è emersa, in tutta la sua evidenza, la debolezza del sistema sanitario territoriale che non è ascrivibile a qualcuno se non a una serie di politiche nel corso degli anni che hanno considerato più importante il potenziamento delle reti ospedaliere indebolendo quelle territoriali. Invece dobbiamo capire che entrambe sono indispensabili.

 

 

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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2 risposte

  1. Canelli ha gestito fin dall’inizio, la pandemia, con realismo e concretezza, senza alcuna concessione a quanti ne hanno sottovalutato la gravità. Direi che, nel rigore delle misure, ha anticipato anche le incertezze iniziali della Regione Piemonte. Nell’intervista conferma di avere le idee chiare su come affrontare la Fase 2 e la ripartenza che seguirà. .Non sarà certo facile, con i bilanci comunali disastrati, il trasporto pubblico praticamente da reinventare dopo due mesi nei quali i mezzi hanno circolato senza passeggeri e che, non riprenderanno certo domani il flusso normale. Con la ripresa delle attività lavorative, scuole, asili e l’estate in arrivo i problemi delle famiglie, come ricorda giustamente Canelli, sono destinati ad aggravarsi . La gestione dei figli è un problema di non facile soluzione e, qualsiasi scelta deve sempre essere rapportata al fatto che il virus è ancora tra noi . Il Sindaco ha indicato i problemi e le soluzioni possibili. Finora ha lavorato, considerando le immense difficoltà, nel migliore dei modi. Questo gli viene riconosciuto, direi in modo quasi unanime. Ha lavorato sui problemi e non sulla ricerca del consenso. Quando fai bene i cittadini capiscono e apprezzano.

  2. Potrebbe essere l’occasione e questa volta, davvero un’occasione imperdibile, di re-inventare gli spazi urbani a vantaggio di una mobilità ciclo-pedonale. Per esempio ampliando, viste le normative sul distanziamento sociale, le aree destinate a plateatico di bar e ristoranti, garantendo maggior possibilità di lavoro ai gestori dei locali e allo stesso tempo, più spazi sottratti alla soste selvaggia e al traffico. Lo stesso discorso deve riguardare le piste ciclabili, troppo trascurate in questi anni, il verde… Non perdiamo anche questa occasione. Buon lavoro al Sindaco Canelli e grazie.

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«Ci vuole concretezza. Guardiamo avanti senza dimenticarci di niente e nessuno»

Ripartire. Questa è la parola d’ordine sulla quale, è inutile negarlo, siamo tutti concentrati. Una ripartenza basata sul lavoro individuale ma che va declinata in un contesto sociale in cui tutti siamo inseriti. A questo proposito abbiamo rivolto qualche domanda al primo cittadino di Novara, Alessandro Canelli, proprio sul tema della ripresa, i sostegni economici e le prospettive future.

Sindaco Canelli, domani è il 4 maggio e le persone hanno percepito questa data come l’inizio del ritorno alla normalità. Pensando agli spostamenti delle persone, il comune di Milano ha studiato un piano strategico di mobilità. Come si sta muovendo Novara?
Bisogna fare una premessa. Siamo in una situazione sanitaria che ancora non è stata risolta, che ha bisogno di un alto livello di attenzione riguardo alle misure di distanziamento e di contenimento delle dinamiche di diffusione del virus. Contestualmente, abbiamo comunque bisogno di una graduale riapertura per ricominciare a dare un po’ di fiato a quel comparto che in questi due mesi ha sofferto di più, che poi è quello dei lavoratori autonomi. C’è una platea di persone che in questo periodo ha continuato a percepire lo stipendio ed è stata colpita “solo” dal punto di vista psicologico, ma tutta un’altra che ne ha sofferto anche e sopratutto economicamente. Rifacendomi alla domanda, dobbiamo considerare che noi non siamo Milano, non abbiamo le stesse infrastrutture ma nemmeno le stesse esigenze. Cerchiamo di calare le cose nel nostro contesto, quello di una città di medie dimensioni.

Su quali aspetti della ripartenza sta lavorando l’amministrazione?
Il documento è in fase di ultimazione e prende in considerazioni diversi settori sociali: famiglia, disabili, anziani, mobilità, lavoro, scuola, sport, cultura, sanità. Tutte le scelte dovranno essere coerenti con quello che si deciderà a livello nazionale. Uno dei grossi problemi da affrontare fin da subito, ad esempio, è quello di dove mettere i figli una volta tornati al lavoro. In questo periodo la situazione è stata attenuata da alcune misure in vigore: lo smart working, congedi parentali o misure economiche da parte della Regione e del governo per sostenere le famiglie escluse dalle prime due agevolazioni. In questo contesto il Comune ha la funzione di organizzare misure alternative.

A cosa si riferisce?
Nelle prossime settimane con le associazioni e le parrocchie porteremo avanti un progetto di organizzazione di centri estivi sulla città in un numero maggiore rispetto a quelli tradizionalmente attivati in modo da occupare più spazi come i cortili delle scuole, le parrocchie, gli spazi aperti e strutture mai considerate a questo scopo. Si avranno, così, meno bambini concentrati e più personale da impiegare. Tutto nel rispetto delle normative che speriamo ci vengano presto indicate. Poi, vista la situazione, mi verrebbe da dire a chi è a casa in smart working di non mandare i figli al centro estivo, magari di cercare di organizzarsi in altro modo.

Sempre in tema di bambini, come pensa di organizzare l’apertura degli asili nido e delle scuole dell’infanzia?
È tutto molto legato all’evoluzione epidemiologica. Mi auguro che a settembre la situazione sia migliorata: in questo momento è prematuro lanciare idee risolutive ma avremo tempo per poterlo fare.

Con l’inizio, si spera, delle scuole a settembre come saranno organizzati i mezzi pubblici?
Stiamo pensando a diverse soluzioni come quella di utilizzare autobus più grandi oppure l’aumento dei numero delle corse. Tutte decisioni che però hanno un’incidenza sui costi. Sto parlando di un’azienda che ha subito una perdita economica importantissima.

 

 

Da un punto di vista più generale, invece, come state organizzando il trasporto pubblico?
La Sun è inserita in un protocollo e sta mettendo in atto soluzioni tecniche per poter minimizzare il rischio di contagio e da diverse settimane ha attivato l’orario estivo. Faremo alcune richieste all’azienda che vada nella direzione di ridurre i costi rivendendo le corse e le linee, questo per non gravare sul personale ma lavorare sulla parte economica. Stiamo anche aspettando le decisioni del governo sui contributi al trasporto pubblico locale, La ricaduta sociale, invece, continua ad andare nella direzione di sconsigliare l’uso dei mezzi pubblico nonostante siano state messe in atto entrate contingentate, ingienizzazione costante e l’uso obbligatorio della mascherina.

In queste settimane le associazioni ambientaliste della città le hanno lanciato diversi appelli e suggerimenti per ripensare a una nuova mobilità sostenibile, cosa ne pensa?
Belle idee ma poco concretizzabili, dobbiamo viaggiare meno sulla filosofia e più sulla concretezza. La nostra è una città di medie dimensioni: va incentivato il trasporto individuale così come la bicicletta o il monopattino, quest’ultimo oggetto di uno studio da parte dell’assessorato. Ma in città ci sono già numerose persone che utilizzano la bici per spostarsi.

Un altro argomento di cui si dibatte molto è quello della cultura e degli spettacoli dal vivo. Crede che Novara sarà in grado di risollevarsi?
La situazione è in continuo divenire, dunque non si può avere un’idea precisa. Stiamo, però, ragionando con le maggiori istituzioni culturali per capire come si possa declinare la loro attività in questo contesto. Sono scenari che cambiano, si spingerà sull’on line e lo streaming ma è ovvio che non è la stessa cosa che assistere a uno spettacolo dal vivo: serve la socializzazione e la partecipazione, vedere il teatro senza poterci andare si perde tutto il fascino. Cerchiamo comunque di studiare delle soluzioni che possano coniugare l’esigenza della cultura di avere il pubblico presente in sala con la tutela della salute: se ci sarà la possibilità di avere più date invece che una sola, percorreremo anche questa strada.

Per quanto riguarda il Premio Cantelli, che sarebbe dovuto essere l’appuntamento culturale di punta del 2020, quali garanzie può dare?
Non voglio escludere alcuna possibilità, tra l’altro so che il Teatro Coccia sta lavorando con idee innovative. Piuttosto dobbiamo considerare il fatto che stiamo parlando di un teatro oggetto di ristrutturazione; sono già iniziati i lavori sull’impiantistica, a giugno quelli di ignifugazione, il palcoscenico in estate e nel frattempo sarà affidato l’incarico progettuale per l’antincendio. L’obiettivo è quello di restituire a fine ottobre un teatro che non era più agibile da anni.

Parliamo di sport. A parte il decreto nazionale in tema di allenamenti, come pensa di muoversi con le società sportive?
Vogliamo andare nella direzione di far riprendere l’attività motoria di base sopratutto per bambini e anziani e di farlo in sicurezza utilizzando spazi aperti come parchi o impianti sportivi all’aperto dove è possibile mantenere le distanze. Questo, però, non subito ma solo dopo il 20 maggio. Per il resto aspettiamo le successive direttive nazionali per la ripresa degli sport individuali e di gruppo.

Tornando un attimo al sostegno alle persone in difficoltà, come sta andando il Fondo AiutiAmo Novara attivato in collaborazione con la Fondazione comunità del novarese?
A oggi ha raccolto 286 donazione per un totale di 150000 euro con i quali abbiamo intenzione di dare continuità all’assistenza alimentare e dare più sostegno economico a una fascia di popolazione per quanto riguarda le bollette e gli affitti. Si tratta sia di persone in forti difficoltà economiche, circa 900 nuclei famigliari, che venivano già seguiti dai servizi sociali e dalla Caritas, sia di persone che prima dell’emergenza vivevano dignitosamente e che in seguito non hanno più potuto lavorare trovandosi in forte disagio perché le misure del governo centrale tardano ad arrivare o comunque no sono sufficienti. Abbiamo stimato che a Novara in totale sono coinvolti circa 1200 famiglie.

Sono fondi che avete già stanziato?
Non ancora perchè vogliamo capire quali sono le misure economiche da parte del governo in tema di supporto alimentare, alle bollette e agli affitti. Ne abbiamo parlato in Anci (Associazione nazionale comuni italiani, ndr.) e non abbiamo ancora capito se il sostegno verrà dato tramite l’Inps o i Comuni. Una volta capito, decideremo di utiizzare il fondo a integrazione anche inserendo risorse comunali sulla base di un ragionamento sul bilancio che ha registrato un calo di gettito molto forte.

Avete elaborato un piano per far fronte alla mancate entrate nelle casse comunali?
Ho avuto un’audizione mercoledì in commissione bilancio di Camera e Senato come rappresentante di Anci dove ho spiegato quali sono le nostre richieste che si badano su quattro pilastri: intanto il governo ha intenzione di dare 3 miliardi di euro ai Comuni per compensare le minori entrate. Ma secondo uno studio di Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale all’interno di Anci, ndr.) sono stati previsti tre scenari: il più ottimistico dice che i Comuni italiani avranno un buco di 3,7 miliardi di euro, quello medio 5,4 miliardi e quello peggiore 8,2. Abbiamo fatto un sondaggio tra tutti i capoluoghi, hanno risposto in 56 e lo scenario che è emerso è tra medio e peggiore con un’ipotesi che si aggira intorno ai 7 miliardi. Si costituirà, così, un tavolo di monitoraggio tecnico con il ministero che in modo scientifico monitorerà gli effettivi scostamenti dal previsionale al gettito con maggiore previsione. Il governo comincerà, speriamo, a devolvere i primi 3 miliardi e a settembre saremo in grado di capire meglio quanto manca. Inoltre abbiamo ottenuto dal governo la sospensione del pagamento della quota in conti capitale dei mutui dei Comuni che in pratica consente di avere minori uscite nel 2020. Abbiamo anche ottenuto di svincolare l’avanzo di amministrazione da utilizzare sulla spesa corrente destinata al sociale. Infine potremo abbassare al percentuale di accantonamento al fondo crediti di dubbia esegibilità per circa un milione di euro.

In particolare il comune di Novara cosa sta facendo?
Queste sono strategie concordate che consentono di raggiungere il pareggio di bilancio e avere risorse per incrementare la spesa sociale. Noi stiamo facendo un monitoraggio dei vari settori all’interno degli uffici. Ad esempio abbiamo provato che lo smart working funziona molto bene e consente di ottene aiuti economici da parte della Regione mantenendo comunque un alto livello di standard lavorativo: in questo periodo hanno lavorato da casa 250 dipendenti comunali su 650; se potremo continuare in questo modo, risparmieremo utenze e spese per il funzionamento degli uffici.

In conclusione, secondo lei quali sono gli errori che il governo centrale e quello regionale hanno commesso in questa situazione emergenziale?
Intanto bisogna considera che si è trattato di una situazione che ha messo in difficoltà il mondo intero. L’errore iniziale è stato quello di sottovalutare la portata di questo tsunami. Esemplificativo il fatto che dopo la prima settimana di chiusura delle scuole si era ancora in dubbio sul da farsi e con la Regione abbiamo insistito perché restassero chiuse. L’errore di valutazione ha creato un ritardo organizzativo e di strategie ed è emersa, in tutta la sua evidenza, la debolezza del sistema sanitario territoriale che non è ascrivibile a qualcuno se non a una serie di politiche nel corso degli anni che hanno considerato più importante il potenziamento delle reti ospedaliere indebolendo quelle territoriali. Invece dobbiamo capire che entrambe sono indispensabili.

 

 

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