Città dalla salute, via libera del ministero. Ora si fa sul serio. In serata è arrivata la notizia del finanziamento di oltre 95 milioni di euro da parte dello Stato a cui devono essere aggiunti altri 5 milioni dalla Regione e 220 dai privati per un totale di 320 milioni di euro. La Regione Piemonte assicura che l’aggiudicazione dei lavori inerenti il progetto avverrà entro i termini previsti.
Lo scorso 11 febbraio il consiglio regionale aveva approvato la legge necessaria a sbloccare il finanziamento statale con la quale garantiva l’importo delle rate che l’azienda ospedaliera di Novara dovrà pagare ogni anno, per un ammontare di 23 milioni di euro.
Nonostante fino al mese di dicembre l’assessore regionale alla sanità, Luigi Icardi, aveva espresso non poche perplessità sulla scelta del partenariato pubblico privato, dopo l’approvazione in consiglio aveva cambiato opinione e anche oggi dichiara: «Un risultato di notevole importanza per il territorio novarese e la sanità piemontese, che attendeva da anni questa svolta decisiva. Anche la revisione del piano economico finanziario operata dall’assessorato, a parità d’intervento, ha permesso di risparmiare circa 90 milioni. Daremo immediata disposizione all’Azienda ospedaliera universitaria di Novara di avviare subito la predisposizione dei documenti per le procedure di gara».
Un percorso che porterà finalmente a Novara una struttura ospedaliera adeguata al ruolo dell’azienda, la cui mission è l’integrazione tra assistenza, didattica e ricerca – commenta il direttore generale dell’ospedale, Mario Minola -. Se ce ne fosse bisogno, un’altra dimostrazione della necessità di avere un nuovo ospedale è stata l’attuale crisi determinata dall’emergenza Covid19. Novara deve poter superare l’attuale situazione di disagio strutturale dal punto di vista sanitario. Bisogna però fare in fretta: la lezione l’abbiamo imparata sulla nostra pelle in queste ultime settimane, operatori sanitari e pazienti. La Città della salute è stata progettata proprio come un ospedale modulare per intensità di cure e con la peculiarità della prevalenza di camere singole, dotato di grande flessibilità spaziale proprio per poter adeguare continuamente e tempestivamente la struttura alle esigenze che possono presentarsi anche secondo modelli sconosciuti e di grande impatto sulla salute della popolazione».
«Una notizia che attendevamo da mesi e che arriva in un momento in cui la sanità del nostro territorio ha sempre più bisogno di innovazione, ricerca e strutture all’avanguardia – dichiara il vicepresidente della commissione Sanità, Domenico Rossi -. Si chiude un lungo percorso cominciato nella scorsa legislatura con la Giunta Chiamparino e concluso con la presente che ha coinvolto Università del Piemonte Orientale e azienda ospedaliera cui ora passa il testimone per avviare la gara necessaria a individuare il partner privato che realizzerà la Città della Salute e della Scienza. La Città della Salute migliorerà l’offerta sanitaria piemontese, e sarà anche un’opportunità di natura economica, trattandosi di una delle iniziative pubbliche più importanti degli ultimi anni. Ma gli ostacoli non sono certo terminati e dobbiamo tenere gli occhi ben aperti. Lo scorso 11 febbraio, in occasione dell’approvazione della legge regionale richiesta dal Ministero necessaria a sbloccare il finanziamento – ricorda Rossi – ho presentato un ordine del giorno con l’obiettivo di favorire la predisposizione di iniziative utili alla prevenzione dei fenomeni corruttivi e delle infiltrazioni della criminalità organizzata. Richiamo oggi quella proposta di introdurre dei “patti di integrità” (uno strumento previsto dalla legge, dall’Anac e dalla Commissione europea che garantisce la trasparenza e la correttezza delle gare d’appalto, contribuisce alla realizzazione di progetti di successo e permette di risparmiare denaro pubblico), l’estensione del protocollo Anac già siglato per Torino all’opera novarese e la stipula di un apposito protocollo con prefettura e forze dell’ordine per un controllo puntuale e costante dei cantieri, sulla scorta del protocollo cave». E poi: «Fin da ora occorre interrogarsi sul futuro dell’attuale area che ospita l’ospedale Maggiore in un percorso condiviso sulla rigenerazione urbana e il riuso degli spazi che interessa anche l’ospedale San Rocco di Galliate. Non possiamo permetterci di avere aree abbandonate e degradate nel cuore della città».
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