Dopo la chiusura del cavalcavia 25 Aprile, la zona Est di Novara è in tilt. Entrare e uscire dalla città in particolare nelle ore di punta è quasi impossibile, anche e soprattutto per i mezzi pubblici; l’unica via alternativa è la tangenziale, comunque interessata dai lavori che però dovrebbero terminare il 20 ottobre. Quello del traffico è un argomento sul quale le associazioni ambientaliste insistono da tempo.
«In questo momento cercare il colpevole è stupido e irrazionale, puntando il dito contro sindaco e assessore: chiunque fossero stati, se quel terrapieno doveva cedere, avrebbe ceduto comunque. Credo quindi che la responsabilità di questo caos del traffico non possa essere imputata alla chiusura del cavalcavia, piuttosto alla mancanza di strategia sul tema della viabilità – afferma Fabrizio Cerri, presidente di Novara Green -. Novara è una città che ha la rete stradale degli anni Ottanta, ma con le esigenze del 2022. Un problema che non è mai stato affrontato perché si ha sempre la tendenza a lasciare tutto com’è: questa è la vera responsabilità, la scarsa lungimiranza nello sviluppo della città. Perché siamo arrivati qui? Perché non è mai stato fatto nulla? Quando si è deciso di intervenire sul cavalcavia Porta Milano, considerati i costi e i tempi di chiusura, si doveva valutare un rifacimento completo, pensando a una struttura nuova adatta alle attuali esigenze di traffico, più larga, con una corsia per i bus e una ciclabile».
Con uno sguardo alla logistica legata alla viabilità: «Questa amministrazione punta tutto sulla logistica, ma non si rende che le infrastrutture non sono adeguate a sostenere il carico – prosegue il presidente di Novara Green -. Il traffico merci è in continuo aumento e si somma a quello cittadino; inoltre tutta la rete viaria adiacente alle zone logistiche è un colabrodo: via Fauser, per esempio, poteva essere usata per deviare le auto creando un’alternativa al cavalcavia, ma è talmente dissestata che si rischiano ulteriori incidenti. Non c’è una progettazione legata alla sviluppo della logistica e alle aziende che si insediano qui non si chiedono sufficienti compensazioni: non abbiamo bisogno di dieci alberi piantati che muoiono ogni estate, ma di contributi per migliorare la struttura viaria, compresa quella intorno ai passaggi a livello che continuano a rappresentare un serio problema».
Secondo Cerri c’è anche scarsa attenzione alle opere di mobilità sostenibile: «Se ci fossero delle vere piste ciclabili in grado di collegare il centro con le periferie oltre a delle corsie riservate ai bus con parcheggi di interscambio, sono sicuro che molte più persone sarebbero disposte a usare veicoli alternativi all’auto. La zona Est ha a disposizione corso Milano e corso Trieste da usare a senso unico con una corsia preferenziale per i mezzi pubblici: su questa idea, esiste un progetto depositato negli uffici comunali negli anni Novanta che potrebbe essere recuperato e rinnovato».
Cerri torna ancora una volta sul tema del Pums, il Piano urbano della mobilità sostenibile che dovrà essere approvato in consiglio comunale: «Uno strumento valido al quale anche le associazioni ambientaliste cittadine hanno contribuito, ma che non può restare sulla carta. Servono risorse e volontà per attuarlo. Alcune azioni sono davvero rivoluzionarie, dunque è necessario coraggio per metterle davvero in pratica».
Ma in una situazione emergenziale come questa, cosa si può fare subito? «Appoggio le proposte dei consiglieri di opposizione di rendere gratuiti i tratti autostradali di Novara Est e Novara Ovest, così come i mezzi pubblici – conclude Cerri -. Credo sia necessario poi trovare una forma di accordo con Rfi per la riduzione dei treni merci almeno nelle ore di punta così da evitare gli ingorghi ai passaggi a livello. Ribadisco, però, che attuare il Pums nel più breve tempo possibile sia l’unica strada da percorrere. L’amministrazione ci crede davvero? Ormai è una priorità per tutta Novara».
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