Il Teatro Coccia è in salute, il nuovo statuto è stato approvato ed è stato acceso un mutuo che consentirà di ripianare i debiti. Tre punti nevralgici emersi durante la commissione consiliare che si è svolta ieri, 27 luglio, sull’andamento del teatro novarese.
«Il 2022 sta segnando il ritorno a una certa normalità – ha spiegato il presidente della Fondazione Teatro Coccia, Fabio Ravanelli -. Le opere tradizionali, come Cenerentola e Tosca, hanno avuto un grande successo di pubblico. Il filone d’avanguardia, che ha caratterizzato il periodo della pandemia, non sarà abbandonato in quanto il ministero premia anche i progetti innovativi».
Per quanto riguarda la parte economico finanziaria, il presidente ha affermato che «il bilancio del 2021 ha chiuso con un leggero utile: una situazione che migliorerà ulteriormente con lo sbigliettamento della prossima stagione. Per quanto riguarda i debiti pregressi frutto di gestioni del passato, non è mia intenzione individuare responsabilità ma contribuire a risolvere il problema. Per questo motivo, a fronte di un piano asseverato, la Fondazione ha acceso un mutuo di quattordici anni con il Banco Bpm per 1 milione e 600 mila euro che servirà per saldare posizioni debitorie con ogni tipo di creditore, artisti e fornitori; la metà, circa 800 mila euro, serviranno per la chiusura di un altro mutuo. Questo è un passo che consente al Teatro di riacquisire un’immagine positiva che si era offuscata, non per la qualità degli spettacoli, ma perché il Coccia stava divenendo l’icona del cattivo pagatore. Da non dimenticare, infine, che senza il pagamento dei debiti il ministero non avrebbe saldato il contributo del 2021 e consegnato l’anticipo del 2022».
Per quanto riguarda il nuovo statuto (approvato dal consiglio comunale a luglio 2018 e che trasforma il teatro da Fondazione a ente strumentale del Comune) Ravanelli ha specificato che «il testo è stato adottato nei giorni durante l’ultima riunione del Cda e il documento è stato trasmesso alla Prefettura per il via libera definitivo. L’entrata in vigore è prevista dal 1° gennaio 2023».
I numeri del bilancio sono anche stati dettagliati dal consulente Massimo Melone: «Il bilancio del 2021 ha chiuso con utile di 64 mila euro, quello del 2020 di 100 mila euro. Negli anni precedenti, invece, sono state registrare perdite, al netto dei ammortamenti: 200 mila euro nel 2016, 60 mila nel 2017, 600 mila nel 2018 e 50 mila nel 2019».
Infine, anche sulla spinosa questione del licenziamento della ex responsabile amministrativa, Silvana Sateriale – avvenuto all’inizio di giugno – Ravanelli è stato chiaro: «Nella mia attività di imprenditore posso dire di non avere il licenziamento facile, cerco sempre alternative. È mia convinzione personale, invece, che in questo caso non si potesse procedere in altro modo. Se la questione finirà in tribunale, sarà il giudice a decidere, ma per quello che mi riguarda mi sento tranquillo rispetto alla scelta fatta».
Sull’impugnazione del provvedimento da parte della diretta interessata (leggi qui), Ravanelli ha aggiunto: «Formalmente la Fondazione non ha ricevuto alcuna comunicazione; la notizia l’abbiamo appresa dai giornali».
Tutti concordi i consiglieri nel ringraziare il presidente Ravanelli per la trasparenza e la disponibilità nel tracciare il quadro della situazione. Non è andata bene, invece, alla direttrice Corinne Baroni (fresca di rinnovo del contratto fino alla scadenza del mandato del sindaco), collegata in streaming, criticata, anche dietro le quinte della seduta, per il tono del suo intervento. Dopo aver esposto i progetti più importanti del Teatro – RossiniLab, Sinfonie di sensi, Premio Cantelli, Accademia Amo e altre collaborazioni con Fondazioni lirico sinfoniche – la direttrice è stata sollecitata dalla consigliera Sara Paladini su alcuni argomenti: «Una data di Sinfonie di sensi è stata annullata per mancanza di pubblico e altre posticipate per lo stesso motivo; il RossiniLab è un progetto locale, molti degli spettacoli non hanno ricevuto gradimento da parte del pubblico. Unico dato positivo che riconosco è la riproposizione del Premio Cantelli».
Baroni ha replicato accusando la consigliera di non essere mai andata a Teatro e quindi di non potersi rendere conto di quello che viene fatto ribadendo «il successo di Sinfonie di sensi in quanto la proposta è talmente innovativa che se in sala ci sono sedute dieci persone può essere considerato un ottimo risultato; Rossinilab verrà presentato a novembre quando sarà esposto meglio il taglio internazionale».
«Sono indignata e offesa – ha ribattuto Paladini – il mio ruolo di consigliere è informarmi e controllare. Non è andare a teatro per poter parlare del Coccia o andare in piscina per poter parlare dell’impianto del Terdoppio. Baroni è la direttrice di un ente pubblico, pagata con soldi pubblici e non può permettersi in una seduta di commissione di dare risposte di questo genere».
A margine della riunione, la consigliera ha anche annunciato che inoltrerà un’interrogazione urgente sulla risposta della direttrice.
Una risposta
“Nella mia attività di imprenditore posso dire di non avere il licenziamento facile, cerco sempre alternative.”
Non è mai facile licenziare chi non lo merita… anche se il Job Acts ha dato piu spazio agli intenti ritorsivi. Bisogna poi vedere se le alternative rientrino nella legalitá… o se portino direttamente in tribunale.