Condannata a 16 anni la colf accusata dell’omicidio del pensionato

La difesa aveva anche provato a chiedere il rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica

Condanna a 16 anni di reclusione, quattro in più rispetto a quelli chiesti dall’accusa. Questa la sentenza emessa oggi, 28 luglio, intorno alle 13.30 al termine del processo con rito abbreviato (quindi con lo sconto di un terzo della pena) per Mide Ndreu, 52 anni, la colf di origine albanese accusata dell’omicidio del pensionato Antonio Amicucci, 68 anni, l’uomo per cui lavorava come domestica. Il delitto risale alla mattina del 24 novembre 2021 ed è stato commesso nella casa della vittima in via Andoardi, nel rione di Sant’Andrea a Novara. Il giudice ha riconosciuto l’omicidio volontario aggravato respingendo la richiesta del legale dell’imputata, che chiedeva l’assoluzione con il riconoscimento della legittima difesa.

La difesa aveva anche provato a chiedere il rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica, vista la situazione di disagio e i problemi manifestati dalla donna anche nel periodo in cui era stata in carcere. Ma il giudice aveva respinto la richieste sostenendo che non ci sono situazioni pregresse documentate che possano far pensare a qualche patologia.

La colf era accusata di omicidio volontario aggravato dall’aver approfittato di una persona con invalidità totale e permanente inabilità lavorativa al 100 per cento, e con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere da solo gli atti quotidiani. Attualmente è agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nella sua abitazione, nello stesso rione della vittima.

La versione che la donna ha sostenuto fin dalla mattina dei fatti, quando aveva litigato con Amicussi, è quella di una legittima difesa dalle ennesime avance sessuali arrivate dal pensionato. Non aveva accettato e, per respingerlo, lo aveva colpito con diverse coltellate. Poi lei stessa era corsa da una vicina di casa a chiedere aiuto. Dell’indagine si erano occupati i carabinieri di Novara, che avevano subito arrestato la responsabile.

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Condannata a 16 anni la colf accusata dell’omicidio del pensionato

La difesa aveva anche provato a chiedere il rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica

Condanna a 16 anni di reclusione, quattro in più rispetto a quelli chiesti dall’accusa. Questa la sentenza emessa oggi, 28 luglio, intorno alle 13.30 al termine del processo con rito abbreviato (quindi con lo sconto di un terzo della pena) per Mide Ndreu, 52 anni, la colf di origine albanese accusata dell’omicidio del pensionato Antonio Amicucci, 68 anni, l’uomo per cui lavorava come domestica. Il delitto risale alla mattina del 24 novembre 2021 ed è stato commesso nella casa della vittima in via Andoardi, nel rione di Sant’Andrea a Novara. Il giudice ha riconosciuto l’omicidio volontario aggravato respingendo la richiesta del legale dell’imputata, che chiedeva l’assoluzione con il riconoscimento della legittima difesa.

La difesa aveva anche provato a chiedere il rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica, vista la situazione di disagio e i problemi manifestati dalla donna anche nel periodo in cui era stata in carcere. Ma il giudice aveva respinto la richieste sostenendo che non ci sono situazioni pregresse documentate che possano far pensare a qualche patologia.

La colf era accusata di omicidio volontario aggravato dall’aver approfittato di una persona con invalidità totale e permanente inabilità lavorativa al 100 per cento, e con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere da solo gli atti quotidiani. Attualmente è agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nella sua abitazione, nello stesso rione della vittima.

La versione che la donna ha sostenuto fin dalla mattina dei fatti, quando aveva litigato con Amicussi, è quella di una legittima difesa dalle ennesime avance sessuali arrivate dal pensionato. Non aveva accettato e, per respingerlo, lo aveva colpito con diverse coltellate. Poi lei stessa era corsa da una vicina di casa a chiedere aiuto. Dell’indagine si erano occupati i carabinieri di Novara, che avevano subito arrestato la responsabile.

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