Pochi mesi fa lei aveva detto «basta». Più volte, in precedenza, il marito l’aveva minacciata, anche con un coltello: «Ti sfregio per sempre», «Ti ammazzo», alcune delle frasi più ricorrenti. Cui si univano percosse con schiaffi, pugni, calci. Una situazione di prevaricazione e violenze fra le mura domestiche che non si era interrotta nemmeno dopo la denuncia della vittima, lo scorso settembre. Lui, qualche giorno dopo, si era presentato sotto casa di lei, e anche al luogo di lavoro. Ancora minacce e insulti. Già allontanato dalla casa famigliare, poi finito in carcere per l’aggravamento della misura cautelare a causa dei suoi numerosi precedenti, il novarese P.B. 52enne, è stato condannato a 4 anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Anche in tribunale ha manifestato un comportamento aggressivo, molesto, tanto da dover essere allontanato dall’aula perché continuava a intervenire e a interrompere pm e avvocati che stavano parlando. E alla lettura della sentenza, in particolare sentita la pena accessoria dell’interdizione dalla responsabilità genitoriale per 6 anni, ha dato in escandescenza mettendosi a urlare: è stato portato via velocemente dalla polizia penitenziaria. Nelle sue dichiarazioni, l’uomo ha continuato a ripetere la sua innocenza, e che era la moglie ad alzare le mani su di lui: «Io non le avrei mai fatto del male».
Opposto il tenore del racconto della vittima, una donna di 40 anni che in aula ha ripercorso le aggressioni subite, i numerosi interventi delle forze dell’ordine presso la loro casa, e che in particolare ha ricordato l’episodio in cui lui ha impugnato il coltello: «Pensavo che quel giorno mi avrebbe uccisa veramente».