Come il ponte sullo Stretto

Non credo che diventerà famoso come il ponte sullo Stretto quello che sta arrivando dagli USA per ripristinare la circolazione sul Terdoppio. Il dibattito che si sta creando prende aspetti surreali, del resto chi di sovranismo ferisce di sovranismo perisce. Inevitabile è la solita lamentela del dover comprare certi prodotti all’estero, ma del resto si sa che un rinomato negozio di modellismo ferroviario e stradale, che ha fatto la gioia di migliaia di bambini e nonni e papà novaresi, sul corso Torino, ha chiuso da qualche anno e l’assessore Zoccali non avrebbe potuto acquistare il ponte in qualche scatola di meccano con istruzioni possibilmente in italiano.

Mettendo da parte il solito anti americanismo che a volte riaffiora a destra, sinistra e centro, è indubbio che il ponte americano non potrà essere attraversato almeno subito dai bus elettrici cinesi, dalle bici cinesi e dalle automobili franco-italiane di Stellantis costruite in Serbia o in Polonia. 

Non sarà inaugurato, forse, ma se dovesse esserlo l’importante è che lo spumante sia italiano e per le tartine certamente si troverà un produttore locale di gorgonzola, prodotto più locale e tipico dei ponti e che, onestamente, ci riesce molto meglio. 

Questo se riuscirà finalmente ad approdare al Terdoppio: nel frattempo pirati saraceni, che solo qualche secolo fa arrivarono fino a Torino, potrebbero bloccarlo nei pressi di Genova, come alla fine del ‘700 li combatteva il padre di Goffredo Mameli, autore di Fratelli d’Italia (l’inno e non il partito).

Se i briganti non fermeranno il ponte mentre attraversa l’Appennino da Genova ad Alessandria, se i ponti che dovrà attraversare prima di Novara resisteranno al peso dei trasporti speciali, se non ci saranno blocchi e cortei di trattori, il ponte sul torrente Terdoppio (presto un film con simpatica marcetta?) sarà novarese.

Basta che dalla scatola di montaggio non salti fuori qualche tribù indiana che voglia invaderci, troveremo i teepee e i calumet della pace in piazza Martiri? I cavalli sfratterebbero le auto e non sarebbe male, almeno per me. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Come il ponte sullo Stretto

Non credo che diventerà famoso come il ponte sullo Stretto quello che sta arrivando dagli USA per ripristinare la circolazione sul Terdoppio. Il dibattito che si sta creando prende aspetti surreali, del resto chi di sovranismo ferisce di sovranismo perisce. Inevitabile è la solita lamentela del dover comprare certi prodotti all’estero, ma del resto si sa che un rinomato negozio di modellismo ferroviario e stradale, che ha fatto la gioia di migliaia di bambini e nonni e papà novaresi, sul corso Torino, ha chiuso da qualche anno e l’assessore Zoccali non avrebbe potuto acquistare il ponte in qualche scatola di meccano con istruzioni possibilmente in italiano.

Mettendo da parte il solito anti americanismo che a volte riaffiora a destra, sinistra e centro, è indubbio che il ponte americano non potrà essere attraversato almeno subito dai bus elettrici cinesi, dalle bici cinesi e dalle automobili franco-italiane di Stellantis costruite in Serbia o in Polonia. 

Non sarà inaugurato, forse, ma se dovesse esserlo l’importante è che lo spumante sia italiano e per le tartine certamente si troverà un produttore locale di gorgonzola, prodotto più locale e tipico dei ponti e che, onestamente, ci riesce molto meglio. 

Questo se riuscirà finalmente ad approdare al Terdoppio: nel frattempo pirati saraceni, che solo qualche secolo fa arrivarono fino a Torino, potrebbero bloccarlo nei pressi di Genova, come alla fine del ‘700 li combatteva il padre di Goffredo Mameli, autore di Fratelli d’Italia (l’inno e non il partito).

Se i briganti non fermeranno il ponte mentre attraversa l’Appennino da Genova ad Alessandria, se i ponti che dovrà attraversare prima di Novara resisteranno al peso dei trasporti speciali, se non ci saranno blocchi e cortei di trattori, il ponte sul torrente Terdoppio (presto un film con simpatica marcetta?) sarà novarese.

Basta che dalla scatola di montaggio non salti fuori qualche tribù indiana che voglia invaderci, troveremo i teepee e i calumet della pace in piazza Martiri? I cavalli sfratterebbero le auto e non sarebbe male, almeno per me. 

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