«Perché chiediamo il Green Pass anche al bancone? Per correttezza e per equità rispetto a chi il vaccino l’ha fatto, assumendosi dei (reali e personali) rischi sanitari. Ma lo ha fatto per il bene di tutti. E ha deciso di vaccinarsi anteponendo il “bene” della comunità in cui vive e lavora, e della società con cui condivide diritti e doveri, alle proprie (legittime) opinioni personali». Paolo Romeo, titolare del bar di Cameri Nonsolovino, annuncia sui social che nel suo locale il Green Pass è necessario anche per la consumazione al bancone. Una decisione presa in assoluta autonomia, scrive, in quanto la normativa prevede l’obbligo della certificazione solo all’interno e al tavolo.
In un lungo post, Romeo scrive: «Non hai il Green Pass? Nessun problema: ti serviamo fuori. Non dentro, insieme ad altre persone che invece quel vaccino lo hanno fatto. Come abbiamo contestato la boiata dell’aperitivo da asporto in zona rossa (le scuole erano chiuse e invece il “popolo dello spritz” poteva bighellonare ovunque) oggi contestiamo questa nuova boiata del bancone aperto a tutti. Un classico italiano: per non scontentare la “lobby dei baristi”, inserisci la possibilità dell’accesso al bancone di un bar anche a chi non ha un Green Pass. E non ha il Green Pass perché, ovviamente, non si è vaccinato (non è mica obbligatorio, che diamine!) e ha quindi valutato che quella certificazione verde non gli interessa. O perché crede che tutta questa pandemia mondiale, dopo due anni, sia sempre una montatura; oppure perché ha paura delle conseguenze sanitarie – reali e personali – del vaccino».
«Tutti avrebbero volentieri evitato di vaccinarsi. Me compreso – aggiunge il titolare -. Abbiamo deciso di non consentire l’uso del bancone ai non vaccinati, perché la boiata dal bancone aperto a tutti apre a situazioni paradossali. Clienti senza Green Pass che bivaccano 3 o 4 ore al bancone in assoluta tranquillità, fregandosene di distanziamento, mascherine e clienti col Green Pass tranquillamente seduti al tavolo, senza scorrazzare di qua e di là come oche starnazzanti (e sputacchianti). Quindi: vogliamo bene a tutti, ma in questo preciso momento storico ci sentiamo più vicini e solidali al popolo dei vaccinati. Perché altrimenti passa l’altro paradosso per cui i vaccinati diventano gli untori che vanno in giro ad appestare – inconsapevolmente – il prossimo, quelli che “si sono fatti infinocchiare” da Big Pharma. Benissimo: siete quindi liberi di scegliere un bar diverso dal Nonsolovino. Noi non vi porteremo sicuramente rancore. Spero altrettanto saprete fare voi, comprendendo le motivazioni della nostra scelta. Perderemo qualche cliente? Pazienza. Ma per noi la coerenza e l’equità sociale arrivano prima degli incassi».