Bar, ristoranti, negozi di abbigliamento, parrucchieri, estetisti, toelettatori di animali, guide turistiche, agenzie di viaggi ma anche taxisti, commercianti ambulanti. Chi più chi meno è balzato alla ribalta delle cronache con il suo carico di problemi dovuti alla chiusura delle rispettive attività. Dei benzinai nulla si è detto: erano aperti, perché si tratta di pubblico servizio, alcuni magari in modalità self service, ma, in termini di fatturato, il lockdown ha avuto pesanti ricadute anche su questa categoria che fonda il proprio guadagno sulla “mobilità” delle persone che, chiuse aziende e negozi e con le limitazioni individuali di spostamenti, hanno lasciato le auto parcheggiate per settimane nei garage.
«Sono ancora dimenticati – afferma Luigi Minicucci di Confesercenti – Ho chiesto un ulteriore incontro con l’assessore Poggio per spiegare come questa sia una categoria fortemente a rischio, sia sotto il profilo sanitario che economico; hanno incassato il 90% in meno del normale. Nonostante i costi ci siano. E non hanno neppure potuto contare su attività “collaterali” perché chi, nella propria stazione di servizio ha un bar o un’attività di ristorazione, l’ha dovuta tener chiusa al pari delle altre. E’ una categoria in difficoltà e non capiamo perché non debba essere riconosciuta».
Sono 1770 le pompe di benzina in Piemonte e, di queste circa 1000 sono gestori diretti, non dipendenti di compagnie petrolifere.
«La prossima settimana – aggiunge Minicucci – conto di incontrare, insieme ad una loro delegazione, l’assessore Poggio e il presidente Cirio, per spiegare la loro situazione. Hanno avuto il contributo statale ma con l’obbligo di stare aperti e…non lavorare».
Che il periodo sia stato davvero difficile lo conferma il gestore di una stazione di servizio carburanti.
«Dal 12 marzo, con il blocco di tutta la mobilità è iniziato un periodo davvero tragico; il consumo di carburante si è ridotto del 90% e anche chi, oltre alla stazione di rifornimento, ha altre attività collegate, come l’autolavaggio o l’officina o il servizio pneumatici, in realtà è rimasto fermo perché non riconosciuto dalle categorie Ateco che potevano lavorare».
Dal 4 maggio con la lenta ripresa della mobilità, le cose sono migliorate.
«Per il carburante – dice il gestore – abbiamo ancora una perdita del 30-35% sul fatturato, invece i servizi si stanno piano piano riprendendo, saremo, come perdita, intorno al 15-20%». «Noi comunque – conclude – non siamo mai stati menzionati».