Consiglio regionale, la relazione del Garante dei detenuti: «Cabina di regia e risposte sulla sanità penitenziaria»

Rossi (Pd) «Servono investimenti su politiche di formazione professionale e di inserimento lavorativo». Gancia (Lega): «Popolazione carceraria composta dagli ultimi»

È stato l’intervento dell’onorevole Bruno Mellano ad aprire i lavori della sessione pomeridiana di ieri, 24 settembre, del consiglio regionale dove il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale ha illustrato la relazione annuale redatta dal suo Ufficio le cui attività «si svolgono entro il perimetro del carcere ma si estendono all’esecuzione penale esterna, in continua espansione, se si considera che, a livello nazionale, al 31 dicembre 2023 erano 60.166 i detenuti in carcere e 130.406 persone erano seguite dagli Uffici per l’esecuzione penale esterna (Uepe)».

Non solo carceri, in un intervento dedicato anche ai «servizi dedicati al disagio mentale: le Articolazioni per la tutela della salute mentale (Atsm), le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) e i servizi dedicati sul territorio» con un richiamo (apprezzato particolarmente dalla Capogruppo di AVS Alice Ravinale, ndr) all’attenzione sulla prossima riapertura del Centro per il rimpatrio (CPR) di corso Brunelleschi, a Torino.

Nella relazione di Mellano hanno trovato spazio anche la giustizia minorile che «ha visto un fortissimo incremento, negli ultimi tre anni, dei detenuti: 318 al dicembre 2021; 400 al dicembre 2022; 495 al dicembre 2023 e 580 all’agosto 2024. Una situazione che, a causa di crescenti disagi, proprio all’inizio di agosto ha provocato una rivolta all’Istituto minorile Ferrante Aporti di Torino dove, su una capienza massima di 46 posti, i detenuti erano 60 e da settimane una dozzina dormiva su brandine da spiaggia aggiunte nelle stanze» e il tema del disagio all’interno degli istituti con un alto numero di suicidi, «che dall’inizio dell’anno sono 73 in Italia, di cui 6 in Piemonte, mentre in tutto il 2023 sono stati 69, di cui 5 nella nostra regione», ma anche sui procedimenti penali per tortura e violenza in corso a Biella, Cuneo, Ivrea e Torino in cui «Il Garante si è costituito parte civile a Torino e a Ivrea e intende farlo anche a Biella e a Cuneo grazie al patrocinio ‘pro bono’ del presidente della Camera penale del Piemonte occidentale e della Valle d’Aosta».

Le richieste del Garante sono state ben precise: «Riavviare e valorizzare la Cabina di regia tra istituzioni e potenziare le risposte sulla Sanità penitenziaria» ma soprattutto «fare sistema con le politiche attive del lavoro, la formazione professionale, la scuola e i progetti avviati con il privato sociale e il territorio».

Tra gli interventi in aula, il consigliere del Pd, Domenico Rossi, presentatore nella scorsa legislatura della relazione sulla sanità penitenziaria, il quale ha sottolineato come «il panpenalismo, caro alla destra italiana, è assolutamente inadeguato a risolvere i problemi del sistema penitenziario. Aumentare reati e pene aumenta il sovraffollamento e peggiora le condizioni sia dei detenuti sia degli operatori. La bussola deve essere sempre la nostra costituzione che vorrebbe un sistema volto alla rieducazione e al reinserimento sociale e non alla punizione fine a se stessa. Investiamo nella scuola se vogliamo costruire una società in cui ci sia meno bisogno di carcere. Mi auguro che la giunta tenga conto e si adoperi per mettere in campo le azioni indicate dalla relazione della commissione sanità della scorsa legislatura e investa su politiche di formazione professionale e di inserimento lavorativo».

Ha colpito l’intervento della consigliera leghista Gianna Gancia che, nonostante le inflessioni securitarie del suo partito negli ultimi anni, ha affermato: «Ci troviamo ad avere una popolazione carceraria che è composta dagli ultimi. Penso anche che dovrebbe farci rifletter che molte persone si trovano recluse per reati minori. Dovremmo pensare di fare un dibattito, che può partire dal Piemonte, per fare in modo che chi usa droghe leggere non venga penalizzato con il carcere».

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Consiglio regionale, la relazione del Garante dei detenuti: «Cabina di regia e risposte sulla sanità penitenziaria»

Rossi (Pd) «Servono investimenti su politiche di formazione professionale e di inserimento lavorativo». Gancia (Lega): «Popolazione carceraria composta dagli ultimi»

È stato l’intervento dell’onorevole Bruno Mellano ad aprire i lavori della sessione pomeridiana di ieri, 24 settembre, del consiglio regionale dove il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale ha illustrato la relazione annuale redatta dal suo Ufficio le cui attività «si svolgono entro il perimetro del carcere ma si estendono all’esecuzione penale esterna, in continua espansione, se si considera che, a livello nazionale, al 31 dicembre 2023 erano 60.166 i detenuti in carcere e 130.406 persone erano seguite dagli Uffici per l’esecuzione penale esterna (Uepe)».

Non solo carceri, in un intervento dedicato anche ai «servizi dedicati al disagio mentale: le Articolazioni per la tutela della salute mentale (Atsm), le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) e i servizi dedicati sul territorio» con un richiamo (apprezzato particolarmente dalla Capogruppo di AVS Alice Ravinale, ndr) all’attenzione sulla prossima riapertura del Centro per il rimpatrio (CPR) di corso Brunelleschi, a Torino.

Nella relazione di Mellano hanno trovato spazio anche la giustizia minorile che «ha visto un fortissimo incremento, negli ultimi tre anni, dei detenuti: 318 al dicembre 2021; 400 al dicembre 2022; 495 al dicembre 2023 e 580 all’agosto 2024. Una situazione che, a causa di crescenti disagi, proprio all’inizio di agosto ha provocato una rivolta all’Istituto minorile Ferrante Aporti di Torino dove, su una capienza massima di 46 posti, i detenuti erano 60 e da settimane una dozzina dormiva su brandine da spiaggia aggiunte nelle stanze» e il tema del disagio all’interno degli istituti con un alto numero di suicidi, «che dall’inizio dell’anno sono 73 in Italia, di cui 6 in Piemonte, mentre in tutto il 2023 sono stati 69, di cui 5 nella nostra regione», ma anche sui procedimenti penali per tortura e violenza in corso a Biella, Cuneo, Ivrea e Torino in cui «Il Garante si è costituito parte civile a Torino e a Ivrea e intende farlo anche a Biella e a Cuneo grazie al patrocinio ‘pro bono’ del presidente della Camera penale del Piemonte occidentale e della Valle d’Aosta».

Le richieste del Garante sono state ben precise: «Riavviare e valorizzare la Cabina di regia tra istituzioni e potenziare le risposte sulla Sanità penitenziaria» ma soprattutto «fare sistema con le politiche attive del lavoro, la formazione professionale, la scuola e i progetti avviati con il privato sociale e il territorio».

Tra gli interventi in aula, il consigliere del Pd, Domenico Rossi, presentatore nella scorsa legislatura della relazione sulla sanità penitenziaria, il quale ha sottolineato come «il panpenalismo, caro alla destra italiana, è assolutamente inadeguato a risolvere i problemi del sistema penitenziario. Aumentare reati e pene aumenta il sovraffollamento e peggiora le condizioni sia dei detenuti sia degli operatori. La bussola deve essere sempre la nostra costituzione che vorrebbe un sistema volto alla rieducazione e al reinserimento sociale e non alla punizione fine a se stessa. Investiamo nella scuola se vogliamo costruire una società in cui ci sia meno bisogno di carcere. Mi auguro che la giunta tenga conto e si adoperi per mettere in campo le azioni indicate dalla relazione della commissione sanità della scorsa legislatura e investa su politiche di formazione professionale e di inserimento lavorativo».

Ha colpito l’intervento della consigliera leghista Gianna Gancia che, nonostante le inflessioni securitarie del suo partito negli ultimi anni, ha affermato: «Ci troviamo ad avere una popolazione carceraria che è composta dagli ultimi. Penso anche che dovrebbe farci rifletter che molte persone si trovano recluse per reati minori. Dovremmo pensare di fare un dibattito, che può partire dal Piemonte, per fare in modo che chi usa droghe leggere non venga penalizzato con il carcere».

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