«Conte, grazie per la tomba che ci hai preparato. Ci hai rovinato»

«Caro Conte, ci sono voluti 16 anni per tirare su il nostro ristorante e tu con un decreto hai distrutto tutto. Ci hai fatto chiudere proprio la sera, dove coprivamo i costi della giornata. Adesso senza incassi come paghiamo… bollette, affitti, fornitori e tasse. Ci hai rovinati. Tu che sai tutto, rispondimi a questa domanda: a questo punto è meglio morire di Coronavirus o di fame? Tanto so che non avremo nessuna risposta perché noi ristoratori per te siamo il nulla. Grazie per la tomba che ci hai preparato perché ora siamo rovinati».

Si è fatto immortalare con un cartello che riporta questo testo, nel suo ristorante, Silvano Pauletto, proprietario de “Le candele” di Agrate Conturbia. Il locale, che prima contava 40 posti, in questi mesi ha accolto un massimo di 20 clienti, è a conduzione famigliare e l’unica ragazza che aiutava è stata lasciata a casa. «Ci si prova comunque, ma è dura, soprattutto in un paesino come il nostro, – dice Pauletto – ci stavamo poco per volta riprendendo, da marzo, questa è una botta vera. Ora siamo a piedi, avevamo già incassato la metà dimezzando il numero dei clienti, così è la morte».

 

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«Conte, grazie per la tomba che ci hai preparato. Ci hai rovinato»

«Caro Conte, ci sono voluti 16 anni per tirare su il nostro ristorante e tu con un decreto hai distrutto tutto. Ci hai fatto chiudere proprio la sera, dove coprivamo i costi della giornata. Adesso senza incassi come paghiamo… bollette, affitti, fornitori e tasse. Ci hai rovinati. Tu che sai tutto, rispondimi a questa domanda: a questo punto è meglio morire di Coronavirus o di fame? Tanto so che non avremo nessuna risposta perché noi ristoratori per te siamo il nulla. Grazie per la tomba che ci hai preparato perché ora siamo rovinati».

Si è fatto immortalare con un cartello che riporta questo testo, nel suo ristorante, Silvano Pauletto, proprietario de “Le candele” di Agrate Conturbia. Il locale, che prima contava 40 posti, in questi mesi ha accolto un massimo di 20 clienti, è a conduzione famigliare e l’unica ragazza che aiutava è stata lasciata a casa. «Ci si prova comunque, ma è dura, soprattutto in un paesino come il nostro, – dice Pauletto – ci stavamo poco per volta riprendendo, da marzo, questa è una botta vera. Ora siamo a piedi, avevamo già incassato la metà dimezzando il numero dei clienti, così è la morte».

 

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