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Contrattazione sociale: da Cgil, Cisl e Uil l’allarme per mancanza di risorse economiche e umane

I risultati di un primo confronto sul territorio con Comuni, Asl e Consorzi socio – assistenziali avviato nello scorso mese di ottobre è stato illustrato dai rappresentanti delle tre maggiori sigle sindacali

A poco meno di un anno dall’avvio di un tavolo di contrattazione sociale fra Cgil, Cisl e Uil da una parte e una serie di Comuni, l’Asl e i consorzi socio – assistenziali dall’altra, le organizzazioni sindacali hanno fatto il punto della situazione prima della pausa estiva e in attesa, con il prossimo autunno, di ritornare a bussare alla porta dei singoli municipi. Ciò che è emerso, «è stata una riscontrabile buona volontà, che tuttavia deve fare i conti con le esigenze dei singoli bilanci, la mancanza di risorse economiche e la carenza di personale».

Introdotto da Stefano De Grandis, segretario organizzativo della Uil Novara e Vco, ha preso per primo la parola Roberto Vittorio (Uil Novara e Vco) nel presentare quanto emerso da questa piattaforma. A Roberto Bompan (Cisl Pensionati) il compito di entrare nel dettaglio, partendo dal fatto che «rispetto ai diciassette enti individuati, escludendo i tre Cis che hanno risposto positivamente, solamente quattro amministrazioni comunali hanno aperto il tavolo di confronto (oltre al capoluogo sono stati Galliate, Cameri e Castelletto Ticino). Tutti gli altri che non hanno ritenuto di incontrarci hanno perso un’occasione».

Per Bompan «il confronto con chi è portatore di interessi dovrebbe essere nel Dna di ogni amministratore pubblico. A parte Novara, che merita un discorso a parte, in tutti gli altri il focus si è concentrato sostanzialmente su due aspetti. Il primo relativo all’addizionale Irpef locale, rispetto alla quale abbiamo chiesto l’introduzione di una progressività, valutando la possibilità della creazione di più scaglioni di reddito oppure innalzare la soglia di esenzione. A nostro avviso le fasce più deboli della popolazione meritano una particolare attenzione».

Il secondo riguarda le tariffe per i servizi a domanda individuale (dalle rette degli asili ai pasti delle mese, oltre ai costi per i trasporti e i centri estivi), ma «anche in questo caso quello che abbiamo registrato è l’applicazione di una soglia Isee molto bassa, inferiore a quella prevista dalla stessa Regione. Fermo restando la sostenibilità del servizio in termini di incassi abbiamo proposto di innalzare il tetto, rimodulando le varie fasce». Per quanto riguarda i Consorzi quello che ha manifestato le maggiori criticità è stato quello di Borgomanero, che Bompan ha definito «in una situazione di bilancio molto critica, per non avere ottenuto il dovuto dall’Asl da un lato e per aver chiesto ai Comuni un aumento della quota capitaria».

Un discorso a parte, si diceva, merita Novara, uno dei primi a sottoscrivere un protocollo d’intesa con le organizzazioni sindacali su due punti ritenuti fondamentali: «L’applicazione delle clausole sociali in tutti gli appalti per la fornitura di beni e servizi e la mancata applicazione di contratti non sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. E poi abbiamo posto l’attenzione sulle periferie, portando come esempio una realtà come quella di San Rocco, dove abbiamo ricevuto parecchie segnalazioni da parte dei residenti sul venire meno di diversi servizi».

«Un tema a nostro avviso trasversale – ha aggiunto Chiara Corbellini, Cgil Novara e Vco – è rappresentato dalle liste d’attesa sui servizi individuali. Esiste un aumento di richiesta soprattutto nei servizi domiciliari. Molti si affidano ai consorzi, che non riescono a far fronte alla situazione sia per la mancanza di disponibilità economiche sia per la carenza di umane. Dall’incontro con l’Asl abbiamo riscontrato la presenza di una lunga lista d’attesa nelle invalidità civili che nella zona di Borgomanero e Arona arrivano anche a nove mesi. Le recenti elezioni amministrative hanno portato all’insediamento di nuove amministrazioni e con loro torneremo a farci sentire».

Due considerazioni anche da Maria Elena Ugazio (Cisl Piemonte Orientale): «E’ importante che lavoratori e pensionati sappiano che le organizzazioni sindacali svolgono anche questo tipo di lavoro, meno conosciuto rispetto a quello ordinario di tutela. Con questa attività vogliamo portare i nostri valori e principi all’interno delle amministrazioni», ma quello che mancano, e che per le tre sigle sindacali rappresentano la nota più dolente, come ha chiosato Vittorio, «sono la mancanza di risorse economiche e di personale».

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Luca Mattioli

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