Forse la diffidenza verso un numero (06-5510…) scambiato per “commerciale”; forse l’eccessiva prudenza maturata sulla scorta dei numerosi raggiri cui la cronaca ha dato (peraltro giustamente) grande rilievo, in modo particolare nel periodo dell’emergenza Covid, sta di fatto che l’indagine di siero prevalenza sulla popolazione italiana, promossa da Ministero della Salute e Istat, finalizzata alla redazione di uno studio sulla diffusione della Sars Cov 2 (nelle varie fasce d’età, tra le varie aree geografiche o tra le varie categorie professionali) basato sulla risposta anticorpale del singolo, incontra sulla propria via più di un ostacolo.
E lo incontra già al momento del primo contatto quando operatori della Croce Rossa Italiana, dalle varie sedi territoriali, utilizzando il numero il cui prefisso è quello di Roma (06), e le cui prime quattro cifre sono 5510, contattano i cittadini individuati dall’Istat come “componenti del campione” da testare.
Molti non rispondono alla prima chiamata: su base nazionale pare che poco più della metà dei contattati abbia già risposto, e di questi, il 34% ha acconsentito a sottoporsi al test mentre il 25% ha risposto negativamente adducendo varie motivazioni.
Nel Novarese, pur essendo i dati in linea con il trend nazionale, pare però che la diffidenza sia più radicata che nelle altre province piemontesi.
«Novara – conferma infatti il dottor Michele Bonizzi, responsabile Area Salute di Croce Rossa Italiana- mostra un 10% in più di persone da ricontattare, dopo la prima telefonata, rispetto al resto del Piemonte».
Circa 800 i residenti nel territorio di competenza dell’Asl No, una cinquantina i comuni interessati, selezionati per arrivare ad un campione utile, in termini di test sierologici effettuati per lo studio epidemiologico, di 580 unità.
A giocare un ruolo negativo sicuramente la diffidenza verso un numero che potrebbe essere scambiato per qualcosa di diverso (anche se la telefonata è preceduta da un messaggio con il quale si viene avvertiti del prossimo contatto telefonico); a questo si può aggiungere anche la paura di possibili e ingegnose truffe (anche se il test è completamente gratuito); forse in ultimo va a incidere sulla non disponibilità a sottoporsi al test anche il fatto che, in caso di riscontro di valori positivi di anticorpi, scatta la procedura del tampone, e quindi l’isolamento domiciliare in attesa del test virologico, e successivamente, in caso di risultato positivo, la quarantena.