Covid 19, lascia la rianimazione il primo paziente “trattato” con il plasma

La cura con il plasma delle persone guarite dall’infezione da Covid-19, sperimentata all’azienda ospedaliero universitaria di Novara dal 15 aprile, ha già dato importanti risultati: il plasma prelevato dal primo donatore e trasfuso a una persona che era in terapia intensiva ha funzionato fin dalla prima trasfusione e il paziente ha potuto lasciare la rianimazione. «E’ un risultato notevole e incoraggiante» commenta il dottor Gennaro Mascaro direttore del servizio di Immunoematologia e medicina trasfusionale del Maggiore, «un avvio positivo».

 

 

«Per determinare se la trasfusione di plasma da persona convalescente può essere utilizzata nel trattamento dei pazienti critici con infezione da coronavirus – spiega Mascaro – è necessario determinare la quantità di anticorpi specifici: se ci sono le condizioni, eseguiamo la raccolta di questo “plasma iperimmune” e poi possiamo procedere alla trasfusione in pazienti critici in terapia intensiva o subintensiva. Va sottolineato che dopo la raccolta il plasma viene da noi trattato ulteriormente, cioè inattivato, in modo da annullare l’eventuale presenza di altri virus. I risultati ottenuti con la prima trasfusione confermano la validità del protocollo».

La sperimentazione, seguendo un protocollo pensato al policlinico “San Matteo”  di Pavia, è stata avviata dal Servizio di medicina trasfusionale, con la collaborazione della Direzione medica e la Struttura di anestesia e rianimazione.

Al momento sono otto i guariti che hanno donato il loro plasma, che sarà utilizzato in altrettanti pazienti che dimostreranno compatibilità.

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Covid 19, lascia la rianimazione il primo paziente “trattato” con il plasma

La cura con il plasma delle persone guarite dall’infezione da Covid-19, sperimentata all’azienda ospedaliero universitaria di Novara dal 15 aprile, ha già dato importanti risultati: il plasma prelevato dal primo donatore e trasfuso a una persona che era in terapia intensiva ha funzionato fin dalla prima trasfusione e il paziente ha potuto lasciare la rianimazione. «E’ un risultato notevole e incoraggiante» commenta il dottor Gennaro Mascaro direttore del servizio di Immunoematologia e medicina trasfusionale del Maggiore, «un avvio positivo».

 

 

«Per determinare se la trasfusione di plasma da persona convalescente può essere utilizzata nel trattamento dei pazienti critici con infezione da coronavirus – spiega Mascaro – è necessario determinare la quantità di anticorpi specifici: se ci sono le condizioni, eseguiamo la raccolta di questo “plasma iperimmune” e poi possiamo procedere alla trasfusione in pazienti critici in terapia intensiva o subintensiva. Va sottolineato che dopo la raccolta il plasma viene da noi trattato ulteriormente, cioè inattivato, in modo da annullare l’eventuale presenza di altri virus. I risultati ottenuti con la prima trasfusione confermano la validità del protocollo».

La sperimentazione, seguendo un protocollo pensato al policlinico “San Matteo”  di Pavia, è stata avviata dal Servizio di medicina trasfusionale, con la collaborazione della Direzione medica e la Struttura di anestesia e rianimazione.

Al momento sono otto i guariti che hanno donato il loro plasma, che sarà utilizzato in altrettanti pazienti che dimostreranno compatibilità.

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