Covid a Novara, il “caso” dei casi “scomparsi”

Casi positivi al Covid, è un “caso”. Ieri nel Novarese, 22 dicembre, i nuovi tamponi positivi sono stati 50, contro i 127 del giorno prima. Anzi, no, 44, a fronte di 116 precedenti. Come sono possibili numeri differenti? Il primo dato deriva dal bollettino della Regione Piemonte mentre il secondo dal bollettino della Protezione Civile, dove sono “scomparsi” 6 contagiati ieri e 11 il giorno prima.

Il secondo è il bollettino da cui ogni sera traggono i dati tutti i telegiornali per informare tempestivamente sull’andamento dell’epidemia. Ed anche il Piemonte vi risulta con 542 nuovi casi anziché 674 come da Bollettino regionale. Stesso discorso vale per i tamponi: solo 6.894 eseguiti secondo i dati nazionali, 15.483 secondo la Regione. Di conseguenza la percentuale di positivi su tamponi eseguiti, per il Ministero è del 7,9% (e questo dato si somma agli altri regionali per definire l’8% italiano), invece per la Regione è del 4,4%, dato evidentemente migliore.

Una situazione che si ripete da cinque giorni, ma che è destinata a riallinearsi secondi i dati piemontesi.

 

 

Che cosa è successo?

La Regione Piemonte ha iniziato da novembre ad includere nelle statistiche anche i tamponi molecolari antigenici e i casi positivi con essi rilevati. Ma il Ministero, per rendere omogenea la rilevazione poiché la maggior parte delle Regioni non ha seguito la procedura piemontese, lo scorso 18 dicembre ha cancellato dal proprio bollettino 232.830 tamponi e 2.475 casi positivi rilevati in Piemonte e poi non ha più considerato i risultati dei test antigenici, chiedendo alle Regioni la trasmissione dei dati relativi solo ai tamponi molecolari.

Un cambiamento che, inizialmente, ha indotto taluni a considerare anomala ed anche scorretta la procedura piemontese, perché allargando le rilevazioni ai nuovi test si ottiene una percentuale di positivi inferiore, con influenza sugli scenari che hanno portato il Piemonte a scendere in zona arancione e poi gialla. Con l’accusa, neppur tanto velata, di aver fornito i risultati allargati proprio per far diminuire la percentuale delle persone positive.

Lunedì, invece, sottolinea una nota della Regione, «l’Istituto Superiore di Sanità ha certificato che la Regione Piemonte ha comunicato correttamente al Ministero della Sanità e alla Protezione civile il numero dei tamponi effettuati: il report sugli scenari di rischio è giusto che conteggi anche i test rapidi, in quanto non notificarli sottostimerebbe la diffusione del virus».

E ieri, al termine della riunione straordinaria della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni sull’utilizzo dei test antigenici è stato deciso che il bollettino nazionale tornerà a riportare anche i tamponi antigenici.

«Il Piemonte si è sempre mosso su questo fronte con assoluto rigore e nel rispetto delle norme – commenta l’assessore Luigi Icardi – perciò ha accolto con stupore l’esclusione dal Bollettino nazionale dei test antigenici, una situazione che finisce con il prestarsi a miserabili speculazioni statistiche e politiche. Sono contento che a questa anomalia comunicativa il Ministero abbia deciso di porre mano con il ripristino dei dati nei termini che garantiscano la migliore trasparenza».

Dalla Regione si sottolinea come il Report settimanale di monitoraggio è sempre stato elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità tenendo conto sia dei tamponi molecolari che dei test rapidi antigenici comunicati dalla Regione Piemonte e dalle altre Regioni, in linea con quanto previsto dal decreto che definisce i criteri per monitorare il rischio sanitario.

Quindi aggiunge che non notificare i casi positivi risultati da tamponi rapidi, confermano ancora dall’ISS (nello specifico i test antigenici che per presenza di un link epidemiologico non richiedono conferma con test molecolare) avrebbe “verosimilmente portato nel periodo di novembre ad una sottostima della valutazione del rischio”.

Sulla vicenda interviene anche l’assessore alla Ricerca Covid, il novarese Matteo Marnati, ricordando come « il Piemonte in questi mesi ha fatto uno sforzo enorme per potenziare la propria capacità di fare tamponi. Siamo passati dai 2 laboratori di fine febbraio ai 32 di oggi, e nei prossimi giorni attiveremo un nuovo bando da 10 milioni di euro per continuare a sviluppare il nostro sistema di ricerca sul Covid».

In Consiglio regionale ha infine precisato che «dal 31 agosto al 20 dicembre il Piemonte ha effettuato 1.025.537 tamponi molecolari, e se a questi aggiungessimo anche gli antigenici saremmo tra le regioni con il maggior numero di test fatti».

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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Covid a Novara, il “caso” dei casi “scomparsi”

Casi positivi al Covid, è un “caso”. Ieri nel Novarese, 22 dicembre, i nuovi tamponi positivi sono stati 50, contro i 127 del giorno prima. Anzi, no, 44, a fronte di 116 precedenti. Come sono possibili numeri differenti? Il primo dato deriva dal bollettino della Regione Piemonte mentre il secondo dal bollettino della Protezione Civile, dove sono “scomparsi” 6 contagiati ieri e 11 il giorno prima.

Il secondo è il bollettino da cui ogni sera traggono i dati tutti i telegiornali per informare tempestivamente sull’andamento dell’epidemia. Ed anche il Piemonte vi risulta con 542 nuovi casi anziché 674 come da Bollettino regionale. Stesso discorso vale per i tamponi: solo 6.894 eseguiti secondo i dati nazionali, 15.483 secondo la Regione. Di conseguenza la percentuale di positivi su tamponi eseguiti, per il Ministero è del 7,9% (e questo dato si somma agli altri regionali per definire l’8% italiano), invece per la Regione è del 4,4%, dato evidentemente migliore.

Una situazione che si ripete da cinque giorni, ma che è destinata a riallinearsi secondi i dati piemontesi.

 

 

Che cosa è successo?

La Regione Piemonte ha iniziato da novembre ad includere nelle statistiche anche i tamponi molecolari antigenici e i casi positivi con essi rilevati. Ma il Ministero, per rendere omogenea la rilevazione poiché la maggior parte delle Regioni non ha seguito la procedura piemontese, lo scorso 18 dicembre ha cancellato dal proprio bollettino 232.830 tamponi e 2.475 casi positivi rilevati in Piemonte e poi non ha più considerato i risultati dei test antigenici, chiedendo alle Regioni la trasmissione dei dati relativi solo ai tamponi molecolari.

Un cambiamento che, inizialmente, ha indotto taluni a considerare anomala ed anche scorretta la procedura piemontese, perché allargando le rilevazioni ai nuovi test si ottiene una percentuale di positivi inferiore, con influenza sugli scenari che hanno portato il Piemonte a scendere in zona arancione e poi gialla. Con l’accusa, neppur tanto velata, di aver fornito i risultati allargati proprio per far diminuire la percentuale delle persone positive.

Lunedì, invece, sottolinea una nota della Regione, «l’Istituto Superiore di Sanità ha certificato che la Regione Piemonte ha comunicato correttamente al Ministero della Sanità e alla Protezione civile il numero dei tamponi effettuati: il report sugli scenari di rischio è giusto che conteggi anche i test rapidi, in quanto non notificarli sottostimerebbe la diffusione del virus».

E ieri, al termine della riunione straordinaria della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni sull’utilizzo dei test antigenici è stato deciso che il bollettino nazionale tornerà a riportare anche i tamponi antigenici.

«Il Piemonte si è sempre mosso su questo fronte con assoluto rigore e nel rispetto delle norme – commenta l’assessore Luigi Icardi – perciò ha accolto con stupore l’esclusione dal Bollettino nazionale dei test antigenici, una situazione che finisce con il prestarsi a miserabili speculazioni statistiche e politiche. Sono contento che a questa anomalia comunicativa il Ministero abbia deciso di porre mano con il ripristino dei dati nei termini che garantiscano la migliore trasparenza».

Dalla Regione si sottolinea come il Report settimanale di monitoraggio è sempre stato elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità tenendo conto sia dei tamponi molecolari che dei test rapidi antigenici comunicati dalla Regione Piemonte e dalle altre Regioni, in linea con quanto previsto dal decreto che definisce i criteri per monitorare il rischio sanitario.

Quindi aggiunge che non notificare i casi positivi risultati da tamponi rapidi, confermano ancora dall’ISS (nello specifico i test antigenici che per presenza di un link epidemiologico non richiedono conferma con test molecolare) avrebbe “verosimilmente portato nel periodo di novembre ad una sottostima della valutazione del rischio”.

Sulla vicenda interviene anche l’assessore alla Ricerca Covid, il novarese Matteo Marnati, ricordando come « il Piemonte in questi mesi ha fatto uno sforzo enorme per potenziare la propria capacità di fare tamponi. Siamo passati dai 2 laboratori di fine febbraio ai 32 di oggi, e nei prossimi giorni attiveremo un nuovo bando da 10 milioni di euro per continuare a sviluppare il nostro sistema di ricerca sul Covid».

In Consiglio regionale ha infine precisato che «dal 31 agosto al 20 dicembre il Piemonte ha effettuato 1.025.537 tamponi molecolari, e se a questi aggiungessimo anche gli antigenici saremmo tra le regioni con il maggior numero di test fatti».

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.