Covid, in un mese tracciati 1800 contatti di persone positive

Covid, in un mese tracciati 1800 contatti di cui 521 positive. È questo il risultato dell’impiego di diciotto studenti del quarto di Medicina dell’università del Piemonte Orientale al servizio di contact tracing dell’Asl che ha avuto inizio lo scorso 2 gennaio. Tra Natale e Capodanno i ragazzi sono stati formati dai medici Asl Maria Albini e Maurizio e Roceri e in trenta giorni sono riusciti ad azzerare i tempi di attesa tra la segnalazione di positività e la telefonata da parte della Asl che si accerta delle condizioni di salute del paziente, fornisce informazioni sanitarie sulla quarantena e su tutti i servizi messi a disposizione per le persone che si trovano in isolamento.

Un progetto promosso dal Comune con il contributo di privati e fondazioni (Upo Alumni, Fondazione Banca Popolare di Novara, Fondazione Comunità Novarese onlus, Comoli Ferrari). La direttrice della Asl, Arabella Fontana: «Nel periodo di massimo contagio il sindaco ci ha visti in difficoltà – ha commentato – e questo è stato un progetto inaspettato per il miglioramento della qualità del servizio».

«A novembre la posta del sindaco era intasata di lamentele – ha spiegato Paolo Cortese, dirigente comunale che ha coordinato il servizio, e che il sindaco stesso ha scherzosamente definito come “il Bertolaso del comune di Novara” – perchè ci sono stati parecchi problemi nella gestione dei casi di positività. Dall’inizio di gennaio siamo riusciti a risolvere grazie a questi studenti che forniscono un servizio utile ai pazienti oltre a fare un’esperienza di lavoro».

I giovani lavorano su turni sette giorni su sette, dodici ore al giorno. «Un momento tragico ma straordinario dal punti di vista formativo» l’ha definito il rettore dell’Upo, Giancarlo Avanzi.

Anche il primo cittadino Alessandro Canelli ha affermato «l’idea di voler dare una mano alla Asl in un momento di difficoltà. È un servizio che va oltre il contact tracing vero e proprio e che si mette a disposizione di chi ha contratto il virus, gestendo l’ansia o le questioni pratiche. Le risorse ci hanno permesso di attivare il servizio solo sulla città di Novara, ma in questo modo l’Asl ha potuto concentrarsi sul resto del territorio provinciale. In questo momento tutto funziona regolarmente perchè siamo in una situazione di tranquillità sotto il profilo dei contagi, ma c’è stato il tempo per formare i ragazzi, che vengono retribuiti per questo lavoro, e che sarebbero pronti nel caso di una terza ondata».

E sono stati proprio loro a raccontare: «Un’esperienza estremamente intrigante – ha commentato Luca Rousseau – perchè non sei solo dietro a una scrivania a inserire dati, ma abbiamo un’interazione intelligente con le persone al telefono, perchè molte sono tranquille, altre, invece, sono molto tristi e vanno seguite nel modo giusto». «Siamo operatori e abbiamo il compito do dare umano al prossimo – ha commentato Giulia Delzanno -. Stiamo facendo il possibile, cerchiamo di riuscire a contribuire anche noi».

«Un’opportunità fantastica – ha concluso Jacopo Barengo – molte persone si aspettano la nostra telefonata e quando ci sentono ci ringraziano; altre sono arrabbiate per la situazione si sfogano con noi. Alcuni, invece, ci scambiano per i venditori di ricambi per aspirapolveri quindi dobbiamo spiegare chi siamo e a cosa serve la nostra figura».

 

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Covid, in un mese tracciati 1800 contatti di cui 521 positive. È questo il risultato dell'impiego di diciotto studenti del quarto di Medicina dell'università del Piemonte Orientale al servizio di contact tracing dell'Asl che ha avuto inizio lo scorso 2 gennaio. Tra Natale e Capodanno i ragazzi sono stati formati dai medici Asl Maria Albini e Maurizio e Roceri e in trenta giorni sono riusciti ad azzerare i tempi di attesa tra la segnalazione di positività e la telefonata da parte della Asl che si accerta delle condizioni di salute del paziente, fornisce informazioni sanitarie sulla quarantena e su tutti i servizi messi a disposizione per le persone che si trovano in isolamento. Un progetto promosso dal Comune con il contributo di privati e fondazioni (Upo Alumni, Fondazione Banca Popolare di Novara, Fondazione Comunità Novarese onlus, Comoli Ferrari). La direttrice della Asl, Arabella Fontana: «Nel periodo di massimo contagio il sindaco ci ha visti in difficoltà - ha commentato - e questo è stato un progetto inaspettato per il miglioramento della qualità del servizio». «A novembre la posta del sindaco era intasata di lamentele - ha spiegato Paolo Cortese, dirigente comunale che ha coordinato il servizio, e che il sindaco stesso ha scherzosamente definito come "il Bertolaso del comune di Novara" - perchè ci sono stati parecchi problemi nella gestione dei casi di positività. Dall'inizio di gennaio siamo riusciti a risolvere grazie a questi studenti che forniscono un servizio utile ai pazienti oltre a fare un'esperienza di lavoro». I giovani lavorano su turni sette giorni su sette, dodici ore al giorno. «Un momento tragico ma straordinario dal punti di vista formativo» l'ha definito il rettore dell'Upo, Giancarlo Avanzi. Anche il primo cittadino Alessandro Canelli ha affermato «l'idea di voler dare una mano alla Asl in un momento di difficoltà. È un servizio che va oltre il contact tracing vero e proprio e che si mette a disposizione di chi ha contratto il virus, gestendo l'ansia o le questioni pratiche. Le risorse ci hanno permesso di attivare il servizio solo sulla città di Novara, ma in questo modo l'Asl ha potuto concentrarsi sul resto del territorio provinciale. In questo momento tutto funziona regolarmente perchè siamo in una situazione di tranquillità sotto il profilo dei contagi, ma c'è stato il tempo per formare i ragazzi, che vengono retribuiti per questo lavoro, e che sarebbero pronti nel caso di una terza ondata». E sono stati proprio loro a raccontare: «Un'esperienza estremamente intrigante - ha commentato Luca Rousseau - perchè non sei solo dietro a una scrivania a inserire dati, ma abbiamo un'interazione intelligente con le persone al telefono, perchè molte sono tranquille, altre, invece, sono molto tristi e vanno seguite nel modo giusto». «Siamo operatori e abbiamo il compito do dare umano al prossimo - ha commentato Giulia Delzanno -. Stiamo facendo il possibile, cerchiamo di riuscire a contribuire anche noi». «Un'opportunità fantastica - ha concluso Jacopo Barengo - molte persone si aspettano la nostra telefonata e quando ci sentono ci ringraziano; altre sono arrabbiate per la situazione si sfogano con noi. Alcuni, invece, ci scambiano per i venditori di ricambi per aspirapolveri quindi dobbiamo spiegare chi siamo e a cosa serve la nostra figura».  

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