Cressa, medico di base in pensione: se ne parla in Regione ma non ci sono soluzioni concrete

La situazione è stata portata alla luce da un'interrogazione del consigliere Rossi. L'assessore Riboldi ha fatto riferimento all'attivazione degli ambulatori condivisi promossi dall'Asl

Dal 1 novembre l’unico medico di base di Cressa andrà in pensione e la comunità resterà senza punto di riferimento. Una situazione che riguarda ormai numerosi Comuni della provincia di Novara, in particolare nel distretto nord. La scorsa settimana l’amministrazione comunale aveva organizzato un’assemblea pubblica e martedì se ne è parlato in consiglio regionale con un’interrogazione presentata dal consigliere del Pd, Domenico Rossi.

Nella risposta, l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha fatto riferimento all’attivazione degli ambulatori condivisi promossi dall’Asl a favore dei “pazienti orfani” specificando che questa iniziativa «sarà senz’altro estesa anche al comune di Cressa». L’assessore ha anche detto che «l’Asl ha pubblicato un avviso pubblico per conferire un incarico provvisorio: una sola candidatura è pervenuta e il medico non si è reso disponibile ad accettare nei tempi necessari».

«La risposta dell’assessore non affronta il problema e soprattutto non garantisce alcuna soluzione ai cittadini di Cressa – ribatte Rossi -. Quella della carenza dei medici di medicina generale è un’emergenza che investe tutto il Piemonte e in particolare i territori più marginali. Per affrontarla non basta la prassi, occorrono azioni straordinarie a salvaguardia del primo riferimento per la salute dei cittadini, in particolare per la presa in carico dei malati cronici e per il funzionamento della case di comunità. Non possiamo permetterci di non gestire il problema, di mettere in campo palliativi come l’aumento all’infinito della capienza di assistiti per ciascun medico. Perché non si lavora a un piano regionale nel quale si dica con chiarezza cosa fare per le case della salute, gli ospedali di comunità, l’assistenza domiciliare e la telemedicina?».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Cressa, medico di base in pensione: se ne parla in Regione ma non ci sono soluzioni concrete

La situazione è stata portata alla luce da un’interrogazione del consigliere Rossi. L’assessore Riboldi ha fatto riferimento all’attivazione degli ambulatori condivisi promossi dall’Asl

Dal 1 novembre l’unico medico di base di Cressa andrà in pensione e la comunità resterà senza punto di riferimento. Una situazione che riguarda ormai numerosi Comuni della provincia di Novara, in particolare nel distretto nord. La scorsa settimana l’amministrazione comunale aveva organizzato un’assemblea pubblica e martedì se ne è parlato in consiglio regionale con un’interrogazione presentata dal consigliere del Pd, Domenico Rossi.

Nella risposta, l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha fatto riferimento all’attivazione degli ambulatori condivisi promossi dall’Asl a favore dei “pazienti orfani” specificando che questa iniziativa «sarà senz’altro estesa anche al comune di Cressa». L’assessore ha anche detto che «l’Asl ha pubblicato un avviso pubblico per conferire un incarico provvisorio: una sola candidatura è pervenuta e il medico non si è reso disponibile ad accettare nei tempi necessari».

«La risposta dell’assessore non affronta il problema e soprattutto non garantisce alcuna soluzione ai cittadini di Cressa – ribatte Rossi -. Quella della carenza dei medici di medicina generale è un’emergenza che investe tutto il Piemonte e in particolare i territori più marginali. Per affrontarla non basta la prassi, occorrono azioni straordinarie a salvaguardia del primo riferimento per la salute dei cittadini, in particolare per la presa in carico dei malati cronici e per il funzionamento della case di comunità. Non possiamo permetterci di non gestire il problema, di mettere in campo palliativi come l’aumento all’infinito della capienza di assistiti per ciascun medico. Perché non si lavora a un piano regionale nel quale si dica con chiarezza cosa fare per le case della salute, gli ospedali di comunità, l’assistenza domiciliare e la telemedicina?».

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