Crisi Ucraina, don Yuriy Ivanyuta: «Guerra alle porte, ma finalmente non siamo più soli»

Parroco di religione cattolica bizantina per le diocesi di Novara e Vercelli, è il punto di riferimento per la comunità ucraina locale

La crisi tra Kiev e Mosca sta tenendo con il fiato sospeso anche chi vive in Italia. A Novara la comunità ucraina è composta da 1200 persone, in provincia da 4000, per la maggior parte donne impiegate come badanti. Don Yuriy Ivanyuta, parroco di religione cattolica bizantina per le diocesi di Novara e Vercelli, oltre a celebrare la messa di rito orientale tutte le domeniche nella chiesa della Madonna del Carmine, è il punto di riferimento per i suoi connazionali. Con loro condivide molta della quotidianità e, in queste ultime settimane, anche l’ansia per quello che sta succedendo nella madre patria.

«Siamo spaventati, ma non possiamo fare nulla se non pregare – racconta -. Ieri durante la messa ho detto di non prestare molta attenzione ai social dove spesso circolano notizie false. Siamo lontani dalle nostre famiglie, io stesso ho genitori e sorelle che vivono vicino al confine polacco, e comunicare con i nostri parenti diventa difficile perché sai che loro non ti dicono tutto per non farti preoccupare. Questa è una paura che non puoi capire se non sei immigrato, ti senti impotente. La maggior parte della nostra comunità a Novara è formata da donne che in Ucraina hanno figli e nipoti e hanno il terrore che possano essere arruolati. Dobbiamo restare uniti per non impazzire».

Secondo don Yuriy la conoscenza che si ha all’estero di questa situazione è diversa rispetto a ciò che si vive realmente in Ucraina: «Ho contatti con alcuni ufficiali dell’esercito ucraino, dove sono stato cappellano – continua -. Loro mi dicono di essere pronti perchè la probabilità di un attacco russo è altissima. Il fatto è che Ucraina e Russia sono in conflitto da otto anni, ma nessuno se ne era mai accorto. Ora che finalmente il mondo l’ha capito, non ci sentiamo più soli e siamo più forti. Questo è anche il motivo per cui non ci sono persone che sentono il bisogno di scappare: per chi vive in Ucraina le ultime settimane non sono state diverse dagli ultimi otto anni. Però questa è una situazione che deve essere sistemata e, purtroppo, pare che l’unica via per farlo sia la guerra».

Ma cosa possono fare i novaresi per la comunità ucraina? «Diffondere notizie vere, parlare il più possibile di questa crisi e non stare in silenzio – conclude don Yuriy -. Pregare con noi e magari, tra qualche tempo, aiutarci con una raccolta fondi».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Crisi Ucraina, don Yuriy Ivanyuta: «Guerra alle porte, ma finalmente non siamo più soli»

Parroco di religione cattolica bizantina per le diocesi di Novara e Vercelli, è il punto di riferimento per la comunità ucraina locale

La crisi tra Kiev e Mosca sta tenendo con il fiato sospeso anche chi vive in Italia. A Novara la comunità ucraina è composta da 1200 persone, in provincia da 4000, per la maggior parte donne impiegate come badanti. Don Yuriy Ivanyuta, parroco di religione cattolica bizantina per le diocesi di Novara e Vercelli, oltre a celebrare la messa di rito orientale tutte le domeniche nella chiesa della Madonna del Carmine, è il punto di riferimento per i suoi connazionali. Con loro condivide molta della quotidianità e, in queste ultime settimane, anche l’ansia per quello che sta succedendo nella madre patria.

«Siamo spaventati, ma non possiamo fare nulla se non pregare – racconta -. Ieri durante la messa ho detto di non prestare molta attenzione ai social dove spesso circolano notizie false. Siamo lontani dalle nostre famiglie, io stesso ho genitori e sorelle che vivono vicino al confine polacco, e comunicare con i nostri parenti diventa difficile perché sai che loro non ti dicono tutto per non farti preoccupare. Questa è una paura che non puoi capire se non sei immigrato, ti senti impotente. La maggior parte della nostra comunità a Novara è formata da donne che in Ucraina hanno figli e nipoti e hanno il terrore che possano essere arruolati. Dobbiamo restare uniti per non impazzire».

Secondo don Yuriy la conoscenza che si ha all’estero di questa situazione è diversa rispetto a ciò che si vive realmente in Ucraina: «Ho contatti con alcuni ufficiali dell’esercito ucraino, dove sono stato cappellano – continua -. Loro mi dicono di essere pronti perchè la probabilità di un attacco russo è altissima. Il fatto è che Ucraina e Russia sono in conflitto da otto anni, ma nessuno se ne era mai accorto. Ora che finalmente il mondo l’ha capito, non ci sentiamo più soli e siamo più forti. Questo è anche il motivo per cui non ci sono persone che sentono il bisogno di scappare: per chi vive in Ucraina le ultime settimane non sono state diverse dagli ultimi otto anni. Però questa è una situazione che deve essere sistemata e, purtroppo, pare che l’unica via per farlo sia la guerra».

Ma cosa possono fare i novaresi per la comunità ucraina? «Diffondere notizie vere, parlare il più possibile di questa crisi e non stare in silenzio – conclude don Yuriy -. Pregare con noi e magari, tra qualche tempo, aiutarci con una raccolta fondi».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore