Crollo tetto Omar, il preside scrive al prefetto: «Servono 20 aule. Va garantita la didattica in presenza»

Ticozzi allontana l'idea del doppio turno di lezioni: «Sarebbero stravolte le vite degli studenti e delle loro famiglie»

Ha preso “carta e penna” e nella giornata di ieri, 7 luglio, ha scritto al prefetto per chiedere un intervento urgente. Il dirigente scolastico dell’istituto Omar, Francesco Ticozzi, si è mosso in prima persona dopo il crollo del tetto avvenuto lo scorso 28 giugno – dove miracolosamente nessuno è rimasto coinvolto nonostante i danni ai materiali siano ingenti – per tentare di trovare una soluzione veloce a quello che è un problema improrogabile: reperire venti aule per il nuovo anno scolastico.

Il cedimento, infatti, è avvenuto nel corpo C della scuola, ma tutta l’area è stata transennata dai vigili del fuoco. Inoltre anche nelle porzioni A e B erano già in programma lavori di adeguamento sismico previsti dall’ufficio Istruzione della Provincia.

«La scuola necessiterebbe di almeno venti aule per lo svolgimento dell’attività didattica – scrive Ticozzi al prefetto di Novara, Francesco Garsia -. Quattro aule sono disponibili al distaccamento della Pajetta in via Rivolta che abbiamo rifunzionalizzato lo scorso anno, ma non sono sufficienti per le esigenze dell’istituto. Sono consapevole che sia difficile avere spazi limitrofi a baluardo Lamarmora (sede della scuola, ndr) o in centro città, ma sono a chiederle un aiuto per garantire lo svolgimento delle lezioni senza dover ricorrere alla didattica a distanza che dopo l’esperienza della pandemia, non può essere certamente utilizzata».

Il preside ricorda che «la soluzione tampone proposta dal Comune, cioè l’edificio che fino a quest’anno ha ospitato la scuola media di San Rocco, non è adeguata dal punto di vista sei servizi igienici e comunque garantirebbe solo sei aule di capienza ridotta». Ticozzi ringrazia poi Comune e Provincia per la disponibilità «ma a oggi non si è prospettata alcuna soluzione risolutiva».

«A distanza di poco più di due mesi dalla ripresa della scuola, sono molto preoccupato per l’intera comunità scolastica – prosegue il preside -. Non riesco a vedere una soluzione idonea per garantire il diritto allo studio. A oggi l’unica alternativa realistica sembra essere un doppio turno con grandi difficoltà dei lavori che limiteranno anche nei prossimi mesi a fruizione degli spazi della scuola. Numerosi sono i problemi che dovrebbero affrontare in particolare gli studenti che arrivano dalla Lombardia, vista la carenza di trasporti durante la fascia dell’intervallo del pranzo e quella serale. Inoltre non posso sottolineare che il doppio turno stravolgerebbe sia le vite delle famiglie che le attività extrascolastiche che da anni la scuola mette in campo e che sono state riconosciute e premiate. Si aggiunge il danno a tre laboratori con attrezzature di ultima generazione».

Conclude Ticozzi: «Nonostante questo disastro che avrebbe potuto essere una disgrazia, barcolliamo ma non molliamo».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Crollo tetto Omar, il preside scrive al prefetto: «Servono 20 aule. Va garantita la didattica in presenza»

Ticozzi allontana l’idea del doppio turno di lezioni: «Sarebbero stravolte le vite degli studenti e delle loro famiglie»

Ha preso “carta e penna” e nella giornata di ieri, 7 luglio, ha scritto al prefetto per chiedere un intervento urgente. Il dirigente scolastico dell’istituto Omar, Francesco Ticozzi, si è mosso in prima persona dopo il crollo del tetto avvenuto lo scorso 28 giugno – dove miracolosamente nessuno è rimasto coinvolto nonostante i danni ai materiali siano ingenti – per tentare di trovare una soluzione veloce a quello che è un problema improrogabile: reperire venti aule per il nuovo anno scolastico.

Il cedimento, infatti, è avvenuto nel corpo C della scuola, ma tutta l’area è stata transennata dai vigili del fuoco. Inoltre anche nelle porzioni A e B erano già in programma lavori di adeguamento sismico previsti dall’ufficio Istruzione della Provincia.

«La scuola necessiterebbe di almeno venti aule per lo svolgimento dell’attività didattica – scrive Ticozzi al prefetto di Novara, Francesco Garsia -. Quattro aule sono disponibili al distaccamento della Pajetta in via Rivolta che abbiamo rifunzionalizzato lo scorso anno, ma non sono sufficienti per le esigenze dell’istituto. Sono consapevole che sia difficile avere spazi limitrofi a baluardo Lamarmora (sede della scuola, ndr) o in centro città, ma sono a chiederle un aiuto per garantire lo svolgimento delle lezioni senza dover ricorrere alla didattica a distanza che dopo l’esperienza della pandemia, non può essere certamente utilizzata».

Il preside ricorda che «la soluzione tampone proposta dal Comune, cioè l’edificio che fino a quest’anno ha ospitato la scuola media di San Rocco, non è adeguata dal punto di vista sei servizi igienici e comunque garantirebbe solo sei aule di capienza ridotta». Ticozzi ringrazia poi Comune e Provincia per la disponibilità «ma a oggi non si è prospettata alcuna soluzione risolutiva».

«A distanza di poco più di due mesi dalla ripresa della scuola, sono molto preoccupato per l’intera comunità scolastica – prosegue il preside -. Non riesco a vedere una soluzione idonea per garantire il diritto allo studio. A oggi l’unica alternativa realistica sembra essere un doppio turno con grandi difficoltà dei lavori che limiteranno anche nei prossimi mesi a fruizione degli spazi della scuola. Numerosi sono i problemi che dovrebbero affrontare in particolare gli studenti che arrivano dalla Lombardia, vista la carenza di trasporti durante la fascia dell’intervallo del pranzo e quella serale. Inoltre non posso sottolineare che il doppio turno stravolgerebbe sia le vite delle famiglie che le attività extrascolastiche che da anni la scuola mette in campo e che sono state riconosciute e premiate. Si aggiunge il danno a tre laboratori con attrezzature di ultima generazione».

Conclude Ticozzi: «Nonostante questo disastro che avrebbe potuto essere una disgrazia, barcolliamo ma non molliamo».

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