Con 21 voti favorevoli della maggioranza e cinque no da parte degli esponenti della minoranza in quel momento “collegati” (Allegra, Fonzo, Paladini e Pirovano del Pd, più Iacopino del Movimento 5 Stelle) il Consiglio comunale di Novara (alla sua ultima sessione di questo mandato) ha dato il via libera questa mattina – mercoledì 28 luglio – alla delibera riguardante la proposta di valorizzazione di Casa Bossi e dell’ex Macello di piazza Pasteur attraverso la dichiarazione di pubblico interesse. Abbiamo utilizzato il termine “collegati” perché la modalità della seduta, quella della videoconferenza, ha fin dall’inizio innescato qualche polemica fra le parti, con il consigliere del Pd Nicola Fonzo che ricordava come «ci ritroviamo a discutere online, a fine luglio, su un tema importante come quello di Casa Bossi, non tre o quattro delibere riguardanti errori materiali del Prg come accaduto in passato».
«Come abbiamo più volte detto – questa la premessa del sindaco Alessandro Canelli – si tratta di una proposta di valorizzazione di due strutture, Casa Bossi e l’ex Macello, che da anni versano in stato di degrado e che sono state, per varie ragioni, oggetto di tantissimo interesse della cittadinanza». Il primo cittadino, insieme all’assessore Elisabetta Franzoni, ha quindi ripercorso le tappe delle vicenda, con la proposta di costituzione di un fondo immobiliare che avrà una durata di diciassette anni da parte di “Ream Sgr”. Un progetto molto articolato, al quale mancava il nulla osta da parte della Sovrintendenza». Poi, rispondendo alla minoranza che ha continuato a sostenere la sua tesi secondo la quale lo storico immobile sarebbe stato “venduto”, ha nuovamente aggiunto: «Tecnicamente la definiamo “alienazione”, ma si tratta di un “conferimento” in un fondo immobiliare all’interno del quale il Comune di Novara conserva una quota del 22,63%».
Se per quanto riguarda l’ex Macello la sua destinazione è più di natura commerciale, la sua redditività compenserà quella minore prevista per Casa Bossi, per il quale si prevede una residenzialità temporanea di tipo ricettivo, uffici di rappresentanza e spazi per eventi: «Una occasione e un’opportunità unica – ha insistito Canelli – nella quale si sfrutta uno strumento come quello del partnerariato pubblico-privato per giungere a una riqualificazione di interesse pubblico. Dopo tanti anni desso ci sono le condizioni, lo strumento, le risorse».
Ragionamento che non ha convinto la minoranza. Anzi, Nicola Fonzo, Rossano Pirovano e Sara Paladini hanno a più riprese affermato il contrario. Per il candidato sindaco «è bene che i cittadini sappiano che stiamo “vendendo” Casa Bossi e se il Comune di Novara nel 2030 (data della “scadenza” del fondo, ndr) vorrà rientrarne in possesso dovrà riacquistarla. Quali sono le garanzie affinché la governance rimanga con una regia in capo al Comune? Non dico controllo, con il 22%, perché proprio recentemente avete detto che Sun non poteva comandare “Nord Ovest Parcheggi” con il 49%…». Secondo aspetto: «Il sindaco afferma che abbiamo una perizia che assevera il piano economico-finanziario. Mi viene da sorridere perché lo stesso venne detto per lo Sporting». Entrando nello specifico, in base allo studio effettuato da “Ream”, Casa Bossi si sviluppa su 6.300 metri quadrati, di cui 4.100 saranno direzionali, 1.200 commerciali e 1.000 destinati a foresteria. Andando a esaminare il piano economico-finanziario si presuppone che gran parte degli introiti saranno originati dall’affitto degli spazi destinati a uffici. Ma è ormai noto a tutti che la pandemia ha mutato gli scenari. Servono sempre meno spazi perché si può lavorare da casa».
Per la maggioranza ha inizialmente replicato Arduino Pasquini: «Noi abbiamo un’altra visione. Non stiamo vendendo Casa Bossi ma la stiamo salvando, perché lo stato di questa struttura è veramente critica. Non vedo un’alternativa che possa risolvere i problemi».
«Trattiamo un argomento importante per la nostra città – ha aggiunto Valter Mattiuz – A trent’anni di distanza dalla chiusura di Casa Bossi. Da quel momento abbiamo assistito a un degrado lento e inesorabile della struttura. Si tratta di un patrimonio culturale della nostra città e fa male vederlo in queste condizioni. Di volta in volta si sono succedute diverse amministrazioni che ne hanno parlato ma oggi per la prima volta, finalmente, noi possiamo trasformare le parole in fatti. Siamo stupiti che una parte di questo Consiglio anziché compattarsi e gioire per un recupero così importante nel cuore della nostra città si sollevino invece delle perplessità dal punto di vista di natura economica. Nessuno fa nulla per nulla. Non avendo il pubblico in questo momento le capacità per agire in maniera autonoma è ovvio che debba rivolgersi e coinvolgere i privati. Non abbiamo la certezza di quello che ci riserverà il futuro, ma oggi abbiamo la possibilità di recuperare l’immobile».