Dalla Fiab un sollecito a istituire la “zona 30”

Questa mattina pedalata in città organizzata dalla Federazione amici della bici in difesa delle corsie riservate alle due ruote all'insegna dello slogan “A ciascuno la sua strada!”. L'architetto Rigotti: «Questo limite è previsto dal Pums, ma per ora è rimasto solo sulla carta»

Tante biciclette, nella mattinata di oggi, sabato 4 marzo, nel cuore della città. La sezione provinciale novarese della Fiab (Federazione italiana amici della bici), in collaborazione con Italia pedala, Novara Green e il Circolo il Pioppo, ha promosso una “pedalata” per sollecitare l’amministrazione all’istituzione in diverse aree già definite la cosiddetta “zona 30”. A guidare il gruppo, tutti contrassegnati da una pettorina gialla con un caratteristico segnale stradale di divieto con appunto la scritta “Città 30 Subito”, il presidente dell’associazione, l’architetto Giulio Rigotti.


«Si tratta di un percorso che si sta diffondendo in Europa e che pensiamo sia giusto che prenda finalmente piede anche in Italia – ha detto Rigotti – Questo è il nostro primo obiettivo, che vengano gradualmente attuate queste zone con il limite di velocità massimo fissato a 30 chilometri orari. Un intervento previsto dal Pums ma che per ora è rimasto solamente sulla carta».


Altro punto presso in considerazione dalla Fiab è il rispetto delle piste ciclabili dove sono già presenti. Durante una breve sosta nei pressi del Municipio è avvenuta la distribuzione fra i passanti di alcuni volantini dove, sotto lo slogan “A ciascuno la sua strada!”, sono stati immortalati diversi automobilisti “indisciplinati”, tutti pizzicati a lasciare il proprio mezzo sulla pista ciclabile. «Questa mattina – ha proseguito Rigotti – abbiamo scelto di iniziare questo nostro tour non a caso proprio da via Solferino. Si tratta di una strada dove molti lasciano le loro vetture al margine sinistro della carreggiata (in direzione corso della Vittoria, ndr), sulla corsia riservata alle biciclette. Purtroppo si tratta di una brutta abitudine difficile da estirpare».

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Dalla Fiab un sollecito a istituire la “zona 30”

Questa mattina pedalata in città organizzata dalla Federazione amici della bici in difesa delle corsie riservate alle due ruote all’insegna dello slogan “A ciascuno la sua strada!”. L’architetto Rigotti: «Questo limite è previsto dal Pums, ma per ora è rimasto solo sulla carta»

Tante biciclette, nella mattinata di oggi, sabato 4 marzo, nel cuore della città. La sezione provinciale novarese della Fiab (Federazione italiana amici della bici), in collaborazione con Italia pedala, Novara Green e il Circolo il Pioppo, ha promosso una “pedalata” per sollecitare l’amministrazione all’istituzione in diverse aree già definite la cosiddetta “zona 30”. A guidare il gruppo, tutti contrassegnati da una pettorina gialla con un caratteristico segnale stradale di divieto con appunto la scritta “Città 30 Subito”, il presidente dell’associazione, l’architetto Giulio Rigotti.


«Si tratta di un percorso che si sta diffondendo in Europa e che pensiamo sia giusto che prenda finalmente piede anche in Italia – ha detto Rigotti – Questo è il nostro primo obiettivo, che vengano gradualmente attuate queste zone con il limite di velocità massimo fissato a 30 chilometri orari. Un intervento previsto dal Pums ma che per ora è rimasto solamente sulla carta».


Altro punto presso in considerazione dalla Fiab è il rispetto delle piste ciclabili dove sono già presenti. Durante una breve sosta nei pressi del Municipio è avvenuta la distribuzione fra i passanti di alcuni volantini dove, sotto lo slogan “A ciascuno la sua strada!”, sono stati immortalati diversi automobilisti “indisciplinati”, tutti pizzicati a lasciare il proprio mezzo sulla pista ciclabile. «Questa mattina – ha proseguito Rigotti – abbiamo scelto di iniziare questo nostro tour non a caso proprio da via Solferino. Si tratta di una strada dove molti lasciano le loro vetture al margine sinistro della carreggiata (in direzione corso della Vittoria, ndr), sulla corsia riservata alle biciclette. Purtroppo si tratta di una brutta abitudine difficile da estirpare».

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