De Pagave, quale destinazione per la parte storica dell’istituto? Ipotesi fondi Pnrr

Il tema è stato trattato durante la commissione consiliare dopo un sopralluogo alla struttura. Nel documento risalente al 1987 l'ex Ipab si assumeva l'onere di gestire l'intera complesso. Intanto il Comune conta di partecipare entro il mese a un bando del Pnrr ma le ipotesi sul campo sono diverse

Sopralluogo alla parte storica dell’istituto e riunione congiunta di commissioni (quelle dei Servizi sociali e dei Lavori pubblici) ieri mattina, venerdì 11 marzo, per cercare di fare un po’ di chiarezza nella vicenda dell’Istituto De Pagave e i suoi futuri sviluppi. Uno dei diversi nodi da sciogliere, richiamato nell’intervento del capogruppo del Pd Nicola Fonzo, riguarderebbe un atto notarile, risalente addirittura al gennaio 1987, dove l’ex Ipab accettava espressamente il compito di gestire il bene. Un documento il cui contenuto contrasterebbe con chi oggi avrebbe avanzato l’ipotesi di affidare a un soggetto esterno l’attività dell’istituto, già tra l’altro alle prese con uno statuto che prevede la destinazione d’uso unicamente a una fascia anziana di ospiti.


Il sindaco Alessandro Canelli, nel suo intervento iniziale, ha spiegato lo stato dell’arte, ricordando come la parte storica «non riguardi unicamente quella degli alloggi, ma comprenda anche un’altra da riqualificare completamente con fondi regionali e con destinazione di assitensa anziani che avrebbe dovuto essere gestita dalla Ipab come da originario progetto». Una decina di anni fa il cda del De Pagave decideva però di non occuparsi più di quella parte del fabbricato, «retrocedendola all’allora amministrazione comunale, che ne accettava la presa in carico, perché ritenuta antieconomica, non sostenibile per l’istituto, con spazi enormi e costi energetici molto elevati». Cosa che, secondo Canelli, ha portato, «con difficoltà», a ricercare soggetti, tenendo conto «che la struttura ha dei vincoli di destinazione ben precisi collegati all’ottenimento dei finanziamenti regionali».

La ricerca non ha dato gli esiti sperati, sino a quando, un paio di anni fa, «si è pensato di prendere in considerazione, attraverso il commissario, una gestione unitaria con la pubblicazione di un relativo bando. Nel frattempo ci siamo mossi perché nell’ambito dei fondi del Pnrr esiste una misura specifica che parla di infrastrutture sociali e quello spazio rientrerebbe perfettamente nei criteri per ottenere l’assegnazione delle risorse, non soltanto per terminare l’aspetto di riqualificazione». Gli uffici del Comune stanno elaborando in questi giorni un progetto che «contiamo di presentare entro la fine del mese proprio per poter accedere a queste risorse».


Due sono per il sindaco le ipotesi sul campo: «La prima non dipende da noi ma dal commissario, che risponde direttamente alla Regione, se affidare la gestione dell’attuale De Pagave a un soggetto esterno, comprendente o meno la parte storica. Come amministrazione andiamo nella direzione di cercare di ottenere un finanziamento che ci consentirebbe non solo di terminare gli interventi impiantistici necessari ma anche di avere una quota di risorse per una gestione per almeno tre anni. Il De Pagave è una struttura cara ai novaresi, non la stiamo trascurando, ma vogliamo dare una soluzione concreta».


Il dibattito è stato aperto da Piergiacomo Baroni (Demos-Insieme per Novara), che prima di tutto ha chiesto di «capire che cosa vogliamo fare. Cosa ha bisogno la città? Io avrei due idee. Visto che i vincoli regionali che obbligano la struttura a ospitare unicamente anziani non esistono più Partendo dai 31 mini alloggi si potrebbero collocare studenti, sfrattati dell’ex Tav, persone in uscita dai servizi sociali. A Novara manca una struttura di questo genere, a prezzi contenuti. Poi – ha proseguito – esiste la seconda parte del problema, cosa fare del vecchio De Pagave. Basta leggere le lineee guida del Governo per la riconversione delle Rsa, trasformandole in centri diurni e aperti sul territorio, perché le domande sono sempre meno».


Il capogruppo del Pd Nicola Fonzo, nel percorrere una cronistoria delle vicende del De Pagave per quanto riguarda la realizzazione degli alloggi, si è soffermato invece su un atto notarile risalente al 14 gennaio 1987 dove l’istituto «accettava espressamente di assumersi l’onore della gestione del bene. Quindi il De Pagave non può sottrarsi a questo impegno, anche se nel frattempo il mercato è cambiato e non c’é mai stato un atto con il quale il Comune riconosceva questa situazione». Allo stato attuale per Fonzo «il commissario dovrebbe gestire anche i 31 mini alloggi. O si cambia l’atto notarile o resta sempre in capo al De Pagave. Verificate, ma non si potrà sempre ripartire dal “via”».


Il prossimo appuntamento sarà prima della fatidica data del 31 marzo. Una nuova Commissione dove sarà ascoltato anche il commissario Remigio Belcredi.

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Sopralluogo alla parte storica dell'istituto e riunione congiunta di commissioni (quelle dei Servizi sociali e dei Lavori pubblici) ieri mattina, venerdì 11 marzo, per cercare di fare un po' di chiarezza nella vicenda dell'Istituto De Pagave e i suoi futuri sviluppi. Uno dei diversi nodi da sciogliere, richiamato nell'intervento del capogruppo del Pd Nicola Fonzo, riguarderebbe un atto notarile, risalente addirittura al gennaio 1987, dove l'ex Ipab accettava espressamente il compito di gestire il bene. Un documento il cui contenuto contrasterebbe con chi oggi avrebbe avanzato l'ipotesi di affidare a un soggetto esterno l'attività dell'istituto, già tra l'altro alle prese con uno statuto che prevede la destinazione d'uso unicamente a una fascia anziana di ospiti.


Il sindaco Alessandro Canelli, nel suo intervento iniziale, ha spiegato lo stato dell'arte, ricordando come la parte storica «non riguardi unicamente quella degli alloggi, ma comprenda anche un'altra da riqualificare completamente con fondi regionali e con destinazione di assitensa anziani che avrebbe dovuto essere gestita dalla Ipab come da originario progetto». Una decina di anni fa il cda del De Pagave decideva però di non occuparsi più di quella parte del fabbricato, «retrocedendola all'allora amministrazione comunale, che ne accettava la presa in carico, perché ritenuta antieconomica, non sostenibile per l'istituto, con spazi enormi e costi energetici molto elevati». Cosa che, secondo Canelli, ha portato, «con difficoltà», a ricercare soggetti, tenendo conto «che la struttura ha dei vincoli di destinazione ben precisi collegati all'ottenimento dei finanziamenti regionali».

La ricerca non ha dato gli esiti sperati, sino a quando, un paio di anni fa, «si è pensato di prendere in considerazione, attraverso il commissario, una gestione unitaria con la pubblicazione di un relativo bando. Nel frattempo ci siamo mossi perché nell'ambito dei fondi del Pnrr esiste una misura specifica che parla di infrastrutture sociali e quello spazio rientrerebbe perfettamente nei criteri per ottenere l'assegnazione delle risorse, non soltanto per terminare l'aspetto di riqualificazione». Gli uffici del Comune stanno elaborando in questi giorni un progetto che «contiamo di presentare entro la fine del mese proprio per poter accedere a queste risorse».


Due sono per il sindaco le ipotesi sul campo: «La prima non dipende da noi ma dal commissario, che risponde direttamente alla Regione, se affidare la gestione dell'attuale De Pagave a un soggetto esterno, comprendente o meno la parte storica. Come amministrazione andiamo nella direzione di cercare di ottenere un finanziamento che ci consentirebbe non solo di terminare gli interventi impiantistici necessari ma anche di avere una quota di risorse per una gestione per almeno tre anni. Il De Pagave è una struttura cara ai novaresi, non la stiamo trascurando, ma vogliamo dare una soluzione concreta».


Il dibattito è stato aperto da Piergiacomo Baroni (Demos-Insieme per Novara), che prima di tutto ha chiesto di «capire che cosa vogliamo fare. Cosa ha bisogno la città? Io avrei due idee. Visto che i vincoli regionali che obbligano la struttura a ospitare unicamente anziani non esistono più Partendo dai 31 mini alloggi si potrebbero collocare studenti, sfrattati dell'ex Tav, persone in uscita dai servizi sociali. A Novara manca una struttura di questo genere, a prezzi contenuti. Poi – ha proseguito – esiste la seconda parte del problema, cosa fare del vecchio De Pagave. Basta leggere le lineee guida del Governo per la riconversione delle Rsa, trasformandole in centri diurni e aperti sul territorio, perché le domande sono sempre meno».


Il capogruppo del Pd Nicola Fonzo, nel percorrere una cronistoria delle vicende del De Pagave per quanto riguarda la realizzazione degli alloggi, si è soffermato invece su un atto notarile risalente al 14 gennaio 1987 dove l'istituto «accettava espressamente di assumersi l'onore della gestione del bene. Quindi il De Pagave non può sottrarsi a questo impegno, anche se nel frattempo il mercato è cambiato e non c'é mai stato un atto con il quale il Comune riconosceva questa situazione». Allo stato attuale per Fonzo «il commissario dovrebbe gestire anche i 31 mini alloggi. O si cambia l'atto notarile o resta sempre in capo al De Pagave. Verificate, ma non si potrà sempre ripartire dal “via”».


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